Dizionario dei Pittori Bresciani
  • INIZIO
  • ELENCO PITTORI
  • VERSIONE ESTESA
  • Inserimento o modifica

FERRAMOLA GIOVANNI ANTONIO

Secolo XVI.

Figlio di Floriano, è nato nel 1516 ed è ancora vivo nel 1548. Anche per Giovanni Antonio vale quanto detto per Benedetto Ferramola (v). Il Fenaroli lo indica nella polizza d’estimo n. 193 del 1548 della quadra quarta di S. Faustino.
Per la documentazione vale quanto detto per Ferramola Benedetto.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

FERRARI

Secoli XIX - XX.
Originariamente famiglia di indoratori e intagliatori in legno operanti in Precasaglio; con il trascorrere del tempo ha espresso scultori nel pieno significato della parola, trasferendo la significativa produzione nei laboratori di Ponte di Legno.
Fra i numerosi esponenti sui quali si è espressa anche la "Enciclopedia bresciana" di Antonio Fappani ne ricordiamo succintamente alcuni; per quanti si sono maggior-mente distinti rinviamo alle specifiche, seguenti voci.
Antonio: Precasaglio, 18 maggio 1863-13 febbraio 1943.
Bernardo: Precasaglio, lO ottobre 1829-1 febbraio 1905.
Nel 1856 é operoso nella chiesa di Braone; con Matteo é autore dell'altare ricco di statue e di bassorilievi nella parrocchiale dell' Aprica, mentre per quella di Lumezzane S. Apollonio collabora alla cantoria. Ricchi sedili in stile rinascimentale ha collabora-to a costruire per la sede della Camera di Commercio di Brescia.
Giovanni: Precasaglio, 6 ottobre 1857-4 aprile 1907.
Matteo: Precasaglio, 3 ottobre 1888 - Brescia, I1 novembre 1926.
Con Bernardo eresse l'altare, ricco di statue e di bassorilievi, nella parrocchiale dell' Aprica; per quella di Lumezzane S.Apollonio collaborò alla cantoria; così per i sedili della sede della Camera di Commercio bresciana realizzati con Bernardo. Nel 1921 ha scolpito l'altare della Madonna nella chiesa parrocchiale di Braone. Domenico: nato il12 marzo 1895 e ancora vivente a Ponte di Legno. Con i fratelli Lorenzo e Onorato (v.) ha collaborato prevalentemente alla creazione d'ornamenti e di arredi sacri, affrontando nel contempo vari restauri di opere lignee.
È padre di Giancarlo, alla cui voce si rinvia.

FERRARI ALESSANDRA

Castegnato, 1964.

Autodidatta, si è accostata alla pittura sin dalla giovinezza e per affinare le proprie doti creative ha frequentato per qualche tempo corsi che le hanno consentito di indirizzare correttamente quanto le si agitava nell’animo. Sin quando avverte emozione di fronte al panorama offerto dal “piccolo mon-do” in cui vive, sia nella contemplazione di frutti e suppellettili protagonisti di nature morte: sog-getti depositati su ruvide tavole immerse nella penombra di silenti atmosfere.
La matrice di cui Alessandra Ferrari si avvale è quella impressionista e ciò la asseconda nella imme-diatezza dell’espressione, manifesta con pennellata morbida, ricca di tepidi cromatismi.
Nei dipinti ad olio, tecnica prediletta dall’artista, ricorrono così aspetti significativi di una quotidia-nità appartata e silente che fatica ormai a sopravvivere nell’incalzante turbinare della contempora-neità.
 

FERRARI ANTONIO

Il Fenaroli, nel suo “Dizionario”, lo dice nominato nel registro delle custodie notturne del 1625 della quadra quarta di S. Faustino.
Di lui non si conoscono opere.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

FERRARI CARLO

1813 - 1871.

Di questo pittore, forse da identificare con il veronese detto Ferrarin, la Pinacoteca Tosio Martinen-go custodisce tre opere tutte dedicate a manifestazioni popolaresche. Suo forse Un vicolo a nord della Loggia, proprietà Trebeschi e firmato C. Ferrari. Si esprime dubbio in quanto non si sono vi-sionate le opere alla Pinacoteca.
 
BIBLIOGRAFIA
G. PANAZZA, “La Pinacoteca Tosio Martinengo”, Ed. Alfieri e Lacroix, Milano, 1959.
“Storia di Brescia”, Vol. IV, p. 486. (L’opera “Un vicolo a nord della Loggia” viene attribuita anche a Ferrari G. Battista).
A.M. Comanducci, “Dizionario dei pittori. italiani”, IV Ediz. (1972). Con bibliografia.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

FERRARI GIANCARLO

 Ponte di Legno

Ponte di Legno, l marzo 1943. Vive e opera a Ponte di Legno.
Appartenente alla nota famiglia di intagliatori e indoratori di cui si è detto sopra, é figlio di Domenico (v.).
Per qualche tempo, oltre all'esperienza acquisita nel laboratorio paterno, ha affinato le naturali doti frequentando la scuola d'arte di Boario Terme sotto la guida di Franca Ghitti ed Ettore Calvelli, alle cui rispettive voci si rinvia.
Dapprima autore di opere scultoree suggerite dalla fantasia, alcune delle quali proposte anche in mostre allestite nella natia cittadina o in vicine località, ha in seguito preferito abbinare la creatività alla praticità di utensili e suppellettili quali lampadari, paralumi, dallo stelo adornato con figure di donna, mestoli, tazze, vasi variamente istoriati. Una produzione di artigianato recante il segno marcato della sgorbia che dona al legno un senso di arcaica rusticità.
Giancarlo Ferrari é cugino del più noto Maffeo (v.).

FERRARI GIOVANNI BATTISTA

 Brescia, 12 ottobre 1829 - Milano, 26 aprile 1906.

Dapprima studente della scuola di disegno comunale cittadina, fu poi a Milano per studiare presso l’Accademia di Brera con i professori Lange e Zimmerman.
Dopo breve soggiorno in America si stabilì a Milano dove trascorse il resto della vita. Assiduo nel campo artistico del capoluogo, partecipò a diverse Esposizioni di Brera, riportando vari premi anche in rassegne a carattere internazionale; acquistò vasta risonanza come paesaggista, fine e costrutti-vo.
Se le sue opere maggiori, quali Val di sole, Paesaggio, eseguite nel 18 70, sono in collezioni lontane da Brescia; se Paesaggio della Brianza e Il Lambro sono nella Galleria dell’arte moderna di Milano, altre proprietà della nobile famiglia Scotti, di Milano, e altre ancora a Brera, in Brescia si possono ricordare: le sue partecipazioni alla Esposizione del 1904, la sua amicizia con il Filippini con il quale fu maestro a Francesco Rovetta, alcune presenze in seno alle mostre dell’Arte in famiglia nonché suoi dipinti alla Pinacoteca Tosio Martinengo (Laghetto montano, Lago di Endine, Lago d’Iseo, Val di Ledro e Paesaggio Montano).
La mostra di pittura bresciana dell’Ottocento, allestita nel 1934, allineava suoi dipinti, così come la più vicina, all’A.S.C.A. di Concesio dedicata all’Ottocento italiano.
G. B. Ferrari prese parte alla guerra per la Indipendenza.
Osserva Roberto Ferrari, discendente del pittore: “L’artista visse abbastanza per vedere la crisi che a fine secolo travolse il tipo di pittura di paesaggio in cui era maestro. Con benevolenza viene infatti accolto in quella ultima milanese Esposizione Nazionale di Primavera a cui partecipa nel 1905, un anno prima di venire a morte”.
Soltanto a ottantaquattro anni dalla scomparsa gli è stata dedicata una mostra antologica, a Bre-scia, nel maggio 1990: importante riscoperta dopo quasi un secolo di oblio. A dare risonanza a quell’evento hanno contribuito il prof. Gaetano Panazza, autore del saggio che apre il catalogo edito con la rassegna, e Roberto Ferrari, il quale anche in seguito si adopererà per rendere giusto merito a Giovan Battista Ferrari, ordinando con particolare cura altre mostre, tra le quali “Gio Batta Ferrari un pittore oriundo solandro” tenuta a Caldes (terra natia del padre) nel luglio-agosto 1992, la suc-cessiva “Gio Batta Ferrari, il fascino del paesaggio” rpdottao in Palazzo Todeschini di Desenzano nel settembre-ottobre 1993, ed ancora “Gio Batta Ferrari, la magia della luce” accolta nel Castello di Caldes nel luglio 2000… fino a dare vita alla Associazione artistica e culturale Gio Batta Ferrari operosa in via delle Grazie e ancor oggi promotrice di manifestazioni tese a valorizzare la pittura bresciana fra Ottocento e Novecento, senza per questo ignorare espressioni europee. Una Istituzio-ne in continua espansione che oltre a riunire documentazione su Ferrari ed Emilio Rizzi in partico-lare, sta ordinando quanto può giovare per delineare compiutamente la storia artistica locale degli ultimi due secoli.
Per Giovan Battista Ferrari è annunciata una ulteriore retrospettiva prevista nel Grande Miglio in Castello nella prossima primavera e destinata a divenire itinerante. Una forte, insistita evocazione compensatrice forse della secolare disaffezione nei confronti di un insigne artista bresciano.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: R. FERRARI (a cura di), “Gio Batta Ferrari (1829 - 1906)”, Caldes, Castello di Cal-des, 9 - 30 luglio 2000.
Si veda inoltre: G. PANAZZA, Gio Batta Ferrari, un pittore ritrovato, “AB” n. 14, primavera 1988.
A.L. RONCHI, Trentino. La magia della luce di G.B. Ferrari, “STILE Arte” n. 40, luglio 2000.
G. ORLANDI, Il restauro di Ferrari, “STILE Arte” n. 76, maggio 2004.

FERRARI LIANA

 Remedello Sotto, 6 ottobre 1949.

Dal 1985 Milano è stata la città in cui Liana Ferrari ha frequentato corsi artistici e intrapreso l’atti-vità creativa; per dieci anni facendo parte del Gruppo “Artisti Rosetum” del capoluogo.
Presente sin dal 1969 sul palcoscenico delle manifestazioni artistiche, fra le numerose partecipazio-ni meritano citazione: i Premi milanesi “Rosetum” (1970, 71), “Ventesima periferia” (1971), “Vecchia Milano” (1971), “Vagno” (1972), “Baggio” e “La Rosa d’oro” (1973), “Affori” (1975), oltre ad altre varie mostre collettive prodotte da note Gallerie milanesi fra le quali l’Accademia Perma-nente.
Liana Ferrari ha inoltre frequentato, proponendo mostre personali, “La Cornice” di Desenzano (1971), la milanese Galleria “Au petit Paris” (1973) in occasione della quale le è stato assegnato l’Ambrogino d’argento del Comune, mentre il Circolo della Galleria Vittorio Emanuele l’ha accolta nel 1975 e 1976, rassegne con le quali sembra essersi esaurita la presenza pubblica della pittrice.
Tuttavia intenso si è fatto l’impegno di docente di materie artistiche e di figura presso Istituti pro-fessionali, al quale si è coniugata l’attività in seno al Gruppo Artisti di Remedello mirante a far co-noscere e valorizzare giovani remedellesi emergenti.
 

FERRARI MAFFEO

Cittiglio (VA)

Cittiglio (VA), 17 settembre 1935. Vive a Brescia, opera a Brescia e Ponte di Legno.
Originario di Ponte di Legno dove il padre Onorato (v.) opera ancor oggi, nella località di valle ha trascorso la giovinezza e, nell'ambito familiare, ha appreso l'arte dell' intaglio.
Frequentati per qualche tempo i corsi di scultura all'Accademia di Brera in Milano, sotto la guida di Ettore Calvelli, nel capoluogo ha preso parte alle ultime edizioni della Mostra d'arte sacra dell' Angelicum, così all' Antoniano di Bologna. Alcune rare presenze si ricordano all'UCAI di Brescia.
A Ponte di Legno risiede fin verso il 1980, anno in cui si trasferisce a Brescia con la famiglia e dove apre studio; non tralasciando tuttavia quello dalignese dove si reca per lavorare durante la stagione estiva.
Accanto alla tecnica della lavorazione del legno, Maffeo Ferrari affina quelle del prediletto marmo, dello sbalzo in rame, del bronzo ormai consuete per le realizzazio-ni di portali, di arredi di edifici sacri, per statue di Santi e Viae Crucis sparsi un poco ovunque nell'alta Italia.
Figurativo, pur ispirandosi alla tradizione classica, le sue composizioni racchiudono moderna sintesi ove, alla statica espressività dei volti fan contrappunto la larga resa dei panneggi, la movenza delle masse chiaroscurali. Prevalentemente autore di opere ispirate alla iconografia sacra, dunque, lunga è la nota degli interventi a volte estesi all'intero complesso absidale.
Ricordiamo i portali in rame sbalzato delle parrocchiali di Pusiano (Como, 1962), Primolo (Sondrio, 1962), Erba (1964), ove quattordici formelle narrano altrettanti episodi della vita di Maria; sedici episodi ne racchiude invece il complesso a Malonno (1965). A Finalborgo (Savona, 1965) i sei pannelli della basilica di S. Biagio recano momenti della vita del Santo; per la chiesa della Madonna degli alpini di Boario Terme, dopo i portali del 1967 ha realizzato la grande statua della Madonna, in bronzo dorato (1981).
Ancora sei episodi della vita della Vergine adornano i portali della parrocchiale di Pontagna (1964), della parrocchiale di Cabiaglio (Varese, 1965 - 66) seguiti dalle ante d'ingresso alla chiesa di S. Maria degli Angeli di S. Remo (1968) e dalle tre porte per la parrocchiale di Loano (1968), la centrale delle quali dedicata alla vita di S. Giovanni Battista.
Dello stesso periodo il portale dedicato a S. Michele eseguito per la parrocchiale di Bestagno, in provincia di Imperia, al quale seguono quelli per la parrocchiale di Dalmine (1971 - 72) con le grandi figure dei 55. Giacomo, Giuseppe del Cristo risorto e della Addolorata, entro maestosa architettura marmorea del XVII secolo; per un santuario ligure (1972), per la bresciana chiesa di S. Stefano, alle pendici dei Ronchi di Porta Venezia, adornata anche dal tabernacolo, per la chiesa del Carmine di Imperia (1979). La tenuità dei grandi fogli ramati acquisisce saldezza dalla retrostante "cola-ta" di gesso e resine che colma i rilievi delle composizioni.
Nel bronzo sono invece fusi i portali ad Arcellasca (parrocchiale, 1974) dedicati a (SS.Pietro e Paolo; Lumezzane (chiesa di S. Apollonio, 1975): un complesso di tre elementi ai quali sono affidati i temi dell'Anno santo (porta centrale), della vita di alcuni Santi nelle due laterali; Cremona (chiesa di S. Michele, 1979) con le singolari figure simboliche del Bene e del Male; Legnano (parrocchiale, 1980) con "formelle" illustranti sei episodi della vita di Gesù; Pontoglio (parrocchiale, 1981) con otto comparti dedicati alla vita di Maria; Bergamo (chiesa di S. Vigilio, 1981); Seveso (1982); Peia (1983).
La serie degli altari, dei complessi absidali (altare, ambone, tabernacolo ecc.) nasce fondamentalmente dalla applicazione della liturgia postconciliare. I vari elementi, realizzati in marmo, legno dorato, in bronzo si impongono per la loro severa monumentalità, per la sinteticità della concezione architettonica e scultorica. Fra i tanti citiamo quelli di Loano (parrocchiale, 1962) complesso in legno dorato; Bor-ghetto S. Spirito (parrochiale, 1970) altare in marmo recante il bassorilievo con l'Ultima cena; Giaveno (parrochiale, 1970) complesso in legno dorato; Balestrino (parrocchiale, 1971) complesso in marmo; Palazzolo (Cappella del convento delle Ancelle, 1971) complesso in marmo; Imperia (Cappella della casa per esercizi spiri-tuali, 1972) complesso in marmo; Palazzolo (Cappella dell'Ospedale, 1972 - 73) altare in legno dorato; Laigueglia (parrocchiale, 1973) complesso in marmo recante nell'al-tare il bassorilievo con la Eucarestia, nell'ambone il Gesù predicatore; Andora Marina (parrocchiale, 1974) suggestivo complesso absidale fra le spoglie pareti che l'attor-niano; Cavalcaselle (Istituto Ancelle della Carità, 1974 - 75) complesso in bronzo; Seveso (parrocchiale, 1976) complesso marmoreo con l'Ultima cena nell'altare, il Discorso della Montagna nell'ambone; Erba (parrocchiale, 1977) complesso in marmo caratterizzato da due amboni disposti simmetricamente e illustrati dai bassorilievi con Mosè che fa scaturire l'acqua e S. Giovanni Battista; Imperia (Chiesa del Carmine, 1982) altare in legno dorato; Brescia (cappella del Centro Mater divinae gratiae in via S. Emiliano, 1983) complesso absidale consacrato da mons. Morstabilini vescovo; da ultimo, il tabernacolo della chiesa dedicata all' Addolorata e a S. Luca evangelista, entro la cinta dell'ospedale nuovo.
L'assiduo impegno profuso nelle citate opere; nelle Viae Crucis, nelle statue e statuet-te di Santi e Vergini che ci é difficile elencare, ha impedito a Maffeo Ferrari di ordinare fino a pochi anni orsono mostre personali. Solo al compiersi di queste note (1985) si è veduta una sua rassegna alla Piccola galleria UCAI di via Pace, riflesso alla attività sua più nota.
Nelle vaste superfici dei portali, nei monolitici blocchi degli altari, degli amboni affida testimonianza di fede, di un'arte alimentata alla fonte della tradizione scultori-ca non solo bresciana, ma recante il segno di aggiornata sintesi e capace di superare il tempo. Suo il recente monumento al Villaggio Prealpino (1985).

FERRARI ONORATO

Precasaglio, Il marzo 1897. Vive e opera a Ponte di Legno.
Figlio di Antonio, fratello di Domenico e di Lorenzo (dei quali si dice brevemente alla voce: Ferrari), è padre di Maffeo (v.).
Fin da ragazzo ha modo di osservare in seno alla famiglia la lavorazione del legno. Durante il servizio di leva, prestato a Torino, frequenta la Scuola d'arte dell' Accade-mia Albertina.
Con i fratelli Domenico e Lorenzo dà vita a ditta per la lavorazione del legno ma, seguendo la naturale inclinazione, si dedica prevalentemente alla scultura, fin che intorno al 1930 intraprende l'attività in proprio affermandosi anche nel campo del restauro.
Della sua "bottega" è il ricco altare settecentesco della valtellinese chiesa di Semogo, con eleganti bassorilievi e statue. Per la parrocchiale di Zuccaro piemontese realizza tre paliotti con bassorilievi e cariatidi; tre altari dalle gotiche linee per la chiesa di Talamona; altri due per quella di Laveno del Ponte in provincia di Varese. Numerose le statue di Santi, della Vergine fra le quali la Madonna per Canè (1960). Con le cornici a opere pittoriche nella chiesa parrocchiale di Vissone (1964) si possono ricordare i numerosi restauri, compiuti da Onorato Ferrari, nelle chiese di Precasaglio, Braone, Cedegolo, Ponte di Legno, Chiuro e Sazzo (in provincia di Sondrio) nonché in località del Conton Ticino.
  1. FERRARI PASQUALE
  2. FERRARI PIETRO
  3. FERRATA GIUSEPPE
  4. FERRAZZI MARZARI MARGHERITA

Pagina 85 di 190

  • 80
  • 81
  • 82
  • 83
  • 84
  • 85
  • 86
  • 87
  • 88
  • 89

Copyright © 2023 Associazione Giorgio Zanolli Editore. Tutti i diritti riservati.

Aiuta il dizionario dei pittori Bresciani