Dizionario dei Pittori Bresciani
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FENAROLI STEFANO

Tavernole, 1811 - Brescia, 28 agosto 1883.
Abate, miniaturista di buon talento, affida tuttavia il suo ricordo al “Dizionario degli artisti bresciani” più volte ricordato anche nel presente studio.
Sue notizie biografiche sono nell’appendice manoscritta, composta forse da Luigi Cicogna, nella co-pia del “Dizionario” custodita dalla Pinacoteca Tosio Martinengo.
Autore di studi rintracciabili anche nelle annate dei “Commentari dell’Ateneo”, segno della sua eru-dizione, oltre che pel suo più noto lavoro sulla pittura bresciana, si è reso benemerito sostenendo Francesco Filippini al tempo degli studi nella scuola annessa alla Pinacoteca, dove insegnava l’Ariassi.
Come pittore, lascia numerosi ritratti miniati di noti personaggi bresciani: Suor Teresa Eustochio Verzeri, don Giovanni Carboni, Camillo Ugoni, Giuseppe Saleri, Gian Battista Pagani, la contessa Paolina Tosio, l’abate Zambelli, Clemente di Rosa, il Maresciallo Mazzucchelli tutti di proprietà della famiglia Caprioli che custodisce un album in cui parte dei ritratti sono riuniti; di proprietà Masperoni è invece il ritratto di Giuseppe Nicolini.
Alcuni disegni rivelano poi la fine arguzia del Fenaroli che operò artisticamente nell’ambito della scuola neoclassica.
Ma la passione per l’arte, oltre che alla stampa del “Dizionario” lo ha portato a rivendicare a Brescia Foppa e Romanino, scoprendo le polizze d’estimo del Moretto e Gasparo da Salò.
Suoi pure “Alessandro Bonvicino pittore bresciano”, “Sulla vita del Romanino pittore bresciano” e numerosi saggi presentati nei “Commentari dell’Ateneo di Brescia”.
 
BIBLIOGRAFIA
“Storia di Brescia”, Vol. IV.
A. FAPPANI, Fenaroli Stefano, “Enciclopedia bresciana”, vol. IV, 1981.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
L ANELLI, “Il paesaggio nella pittura bresciana dell’Ottocento”, Brescia, 1984.
A. GATTI (a cura di), “Pennini graffianti. Caricature e satire nel bresciano tra ‘800 e ‘900”, Iseo, L’Arsenale, 8 dicembre 2005.

FERABOLI FLORIANO

Secolo XV.

Già era compiuta questa parte del “Dizionario” quando si è potuto consultare il quarto volume della “Enciclopedia bresciana” di A. Fappani, dalla quale apprendiamo come il Boselli identifichi Feraboli come l’autore degli affreschi nella cappella di S. Maria nella chiesa bresciana di S. Giovanni; del Cri-sto portacroce della Pinacoteca Tosio Martinengo, e come iniziatore di una pala del Duomo nuovo poi compiuta da Antonio Gandino.
A lui potrebbero essere attribuite anche due tavole e una predella nella Chiesa di S. Afra.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

FERLICCA MARCO

Brescia, 30 novembre 1954

Ha frequentato la Scuola d’arte dell’Associazione Artisti Bresciani, nel 1969 conseguendo il diploma di Maestro d’arte.
Scultore, oltre che pittore, la sua presenza in manifestazioni artistiche risale al 1969, quando ha esordito in una collettiva prodotta dall’AAB. Da allora intensa si è fatta la sua partecipazione a ras-segne che hanno proposto sue opere non solo in città (negli anni 1970, 71, 72, 74, 79, 1996, 97, 98, 99, 2000, 01, 03, 05) ma anche ad Arma di Taggia (1973, 74), Mantova (1973, 77, 78), Pado-va, Lucca, Como, Imperia, Legnano (1973); e poi a Roma (1975), Milano (1976), Desenzano (1978), Milzano (1997, 98).
Copiosa pure la serie delle rassegne personali prodotte dal 1972, quando ha esordito a San Felice del Benaco, Isorella, Sale Marasino, Angolo Terme sono le tappe compiute negli anni 1973 e 1974, Cerignola (Roma) nel 1975.
La proposta in sale espositive di Brescia, avviata nel 1972, prosegue pressoché ininterrotta dal 1991 al 1995; frammezzo le presenze di Roma (1977), Salò (1990), Mantova (1991), Peschiera del Garda (1992), Bergamo (2003, 04, 05).
Durante questo intenso pellegrinare non sono mancati i riconoscimenti, così Marco Ferlicca si onora di essere socio dell’Accademia Internazionale di S. Marco (Imperia), Accademico con medaglia d’oro della Istituzione di Salsomaggiore, Maestro del colore (Carrara). Né mancano diplomi e premi asse-gnatigli a Salsomaggiore, La Spezia, Brescia.
All’attività di ritrattista, attratto in particolar modo dalle sembianze dei volti femminili, resi con niti-do tratto, Ferlicca coniuga una ricerca singolare che nei primi esiti vide protagonisti bottiglie e sup-pellettili immerse in atmosfere sospese, metafisiche si potrebbe dire, il cromatismo ridotto a tante sfumature del fondamentale bruno-marrone.
L’evoluzione formale manifesta successivamente propizia figurette rese con estrema sintesi poste su fondali di colore uniforme, le Madonne, e le giovinette acquisiscono aspetto di creature di tarsie prodotte con essenze lignee chiare. Questo si rinnova quando le figurette si compongono in grup-po, proiettate ad alto cielo che avvalora le armoniose movenze.
Ma la fantasia di Ferlicca manifesta mediante l’accostamento e la fusione di due soli colori: il giallo oro napoletano e il marrone terra di Siena, crea pure improbabili creature, ma dalla certa vitalità, che nel loro ergersi centralmente alla tela compongono prezioso dinamismo. Frutto cattivante di una miscellanea di immagini d’un racconto scaturente da mente fervorosa.
 
BIBLIOGRAFIA
“Giornale di Brescia”, 15 novembre 1972, Artisti bresciani premiati a Imperia.
“La Notte”, 11 maggio 1973, Successo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

FERNICOLA CESARE

Brescia, 22 maggio 1955. Vive e opera a Brescia.
Per affinare la naturale inclinazione all'arte, manifestata fin dai giorni della frequen-za di scuola tecnica superiore, una volta conseguito il diploma si iscrive all' Accade-mia di B.A. di Venezia dove, negli anni 1978 e 1979, frequenta il laboratorio di Carmelo Zotto. Si trasferisce quindi a Milano, all' Accademia di Brera, dove fino al 1982 segue i corsi di pittura sotto la guida di Gottardo Ortelli e si diploma.
Di quegli anni accademici sono alcune partecipazioni a mostre collettive in Brescia (Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, "Il Banco" di Massimo Minini, 1981. "Multime-dia", 1982); Milano (Premio Annunciata, 1981, "Centro culturale Rondottanta", febbraio - aprile 1982) in alcune delle quali espone anche gli esiti degli studi di Incisione.
Accanto agli studi accademici, l'esperienza acquisita nella scuola serale della A.A.B. con Giacomo Bergomi, Primo Tinelli e Oscar Di Prata; nella Galleria di via Gramsci propone suoi lavori in occasione di mostre sociali.
Estende quindi la sua adesione a manifestazioni di lontane località: Como ("Centro Serreratti", 1982); Bolzano ("Mèta-Arte contemporanea", 1984); Bologna ("Studio G. 7", 1984), allestendo al tempo stesso due mostre personali: a Firenze (1982) e a Brescia (1984).
Nell'illustrare l'opera di questo giovane artefice riteniamo di sottolineare quanto schematica e fittizia sia considerata ormai la distinzione tra arte figurale e arte astratta: sia nell'una che nell'altra acquisendo valore solo il linguaggio inteso come creatività.
Sulla breve vita artistica di Fernicola urgono ancora le esperienze vissute a Venezia, ed Emilio Vedova dalla stenografica scrittura, dalla singolare ricerca di valori spazia-li; a Milano poi, dove Mario Licini lascia ricordo di libera creazione, diaccostamenti di forme e di colori, di allusiva intensità; d'altri artisti ancora aperti all'esperienza contemporanea europea. La vicinanza di Fernicola ad altri giovani nostri, da Castel-lazzo a Dotti a Perini ci induce, esemplificando, a inserire il suo esito creativo nel "filone" della avanguardia concettuale, la cui visione naturalistica si traduce in visione pittorica o plastica. Composizioni in "metallo, terracotta, garze gessate che si presentano come segni d'un paesaggio. Il piano è ora orizzontale - osserva Elvira Cassa Salvi - ora ribaltato, ora a parete come mappa o carte geografiche".
E come in un plastico di campi o di collina par di ravvisare ciuffi d'erba, boschi, casucce e tracciati campestri dominati a volte da ampi cieli d'un profondo azzurro. Pitture-sculture dunque, dove il confine fra forma pittorica e forma scultorica si annulla, così come è annullato il limite di spazio in cui l'opera si colloca, quasi in un "gioco di rimandi testimone della coscienza dell'artista nel proprio procedere".

FERRABOLI PARIDE

Calvagese R., 30 settembre 1922.

Postasi in luce verso gli anni Settanta, la sua pittura è frutto di silenziosa maturazione stilistica ed espressiva. L’ispirazione prettamente naturalistica ripropone visioni del mondo agreste, con le sue antiche architetture, con i suoi frutti e fiori (raccolti in nature morte).
La tecnica tradizionale, appresa studiando maestri bresciani del passato e contemporanei, è rare-fatta, pulita, saporosa; come afferma Gino Benedetti, riesce a racchiudere nella tela una freschezza pittorica, una genuinità che riflettono l’intimo dell’autore.
Presente a concorsi e a mostre collettive provinciali, meritando premi e segnalazioni, Ferraboli ha allestito mostre personali a Brescia, Desenzano e Prevalle.
L’età avanzata e una lunga indisposizione lo hanno costretto a tralasciare la pittura, ma in cuore nutre l’aspirazione a riavvicinarsi.
 
BIBLIOGRAFIA
“Brescia - arte”, n. 3, aprile 1973.
“La Valle”, giugno 1973.
A. MORUCCI, “Galleria Piccola Paganora”, Brescia, 27 ottobre - 8 novembre 1973.
A. MORUCCI, Galleria d’arte, “Biesse”, a. XIII, n. 141, novembre 1973.
A. MORUCCI, “Galleria La Cornice”, Desenzano, 3 - 15 agosto 1974.
“Gazzetta di Mantova”, 10 agosto 1974, Rubrica d’arte.
“Il Giorno”, 10 agosto 1974.
L. SPIAZZI, Giro dell’arte, “Bresciaoggi”, 10 agosto 1974.
L. S.(piazzi), Giro dell’arte, “Bresciaoggi”, 10 gennaio 1975.
A. MORUCCI, “Galleria l’Araldo”, Brescia, 29 marzo - 10 aprile 1975.
AA. VV., “Galleria La Cornice”, Desenzano, 10-23 febbraio 1978. (Con testi da A. Morucci e G. Benedetti).
AA. VV., “Galleria S. Gaspare”, Brescia, 13 - 25 gennaio 1979. (Con testi da A. Morucci, A. Mazza, P. Castaldi).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

FERRABOSCHI FRANCESCO

Secolo XVIII.

Già era compiuta questa parte del “Dizionario” quando s’è potuto consultare il quarto volume della “Enciclopedia bresciana”, di A. Fappani, dalla quale rileviamo il nominativo di Francesco Ferrabo-schi, autore delle decorazioni nella chiesa di S. Antonio, in Bagolino, firmate e datate 1710.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

FERRAI GIUSEPPE

Borgosatollo, 1892 - 26 ottobre 1974.

Collaboratore di Giuseppe e Vittorio Trainini. Ebbe nella sua giovinezza possibilità di frequentare i corsi della Scuola Moretto ed a Roma perfezionarsi nella attività decorativa, meritando premio di incoraggiamento. Cercò l’affermazione anche in Belgio, ma la sua prevalente opera si svolse nella scia dei Trainini seguiti in numerosi lavori fra i quali si rammentano: la chiesa delle Ancelle della Carità in Brescia (via Moretto), la sala della Guardia palatina in Vaticano, a Caravaggio e località minori.
Lascia anche opere di cavalletto custodite da famiglie del suo paese natale e dintorni: sono pae-saggi, fiori, nature morte manifestanti una profonda passione per la ricerca luministica. Anche nobili palazzi recano traccia del suo pennello, da quello dei conti Lechi a Montirone, ai Passerini di Bre-scia.
 
BIBLIOGRAFIA
A. FAPPANI, Ferrai Giuseppe, “Enciclopedia bresciana”, vol. IV, 1981.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

FERRAMOLA BENEDETTO

Secolo XVI.

Nato nel 1541 da Giovanni Giacomo, figlio del più noto Floriano Ferramola, è ancora vivente nel 1588.
Di lui non si conoscono opere certe, ma non è improbabile che, come altri congiunti di Floriano, ab-bia collaborato a lavori che sembrano segnare il trapasso dall’arte ferramoliana a quella di Paolo da Caylina il giovane; lavori rintracciabili in chiese quali S. Maria delle Consolazioni e S. Maria delle Grazie in città, S. Cassiano a Zone.
Per la ricerca documentaria si rinvia alla Voce: Ferramola Floriano, che annovera anche le varie ipotesi di attribuzione fatte dal Morassi, da Alessandro Sina e Da Ponte, ai quali fa riferimento la “Storia di Brescia”, Vol. II, p. 1004, n. 1.
Il Fenaroli (p. 307) indica la polizza d’estimo n. 301 del 1588 della quadra seconda di S. Giovanni dalla quale si deduce essere Benedetto ancora vivo in quell’anno.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

FERRAMOLA FLORIANO

Brescia, circa 1480 - 3 luglio 1528.

E’ annoverato fra i maggiori pittori bresciani operosi fra il Quattro e Cinquecento. Figlio di Lorenzo, apprezzato artigiano del legno, varie sono le ipotesi avanzate dagli studiosi circa le possibili fonti della sua formazione pittorica.
La mancanza di prime opere certe ancor oggi nega di conoscere e risolvere ogni dubbio. Solo nel 1507-1508 si ritrovano suoi certi dipinti, e giovanile può essere il Cristo portacroce della Pinacoteca nostra, in cui l’effetto chiaroscurale e la mesta essenzialità possono essere fatti risalire al Foppa e alle “formule del più stanco leonardismo”.
Ma nell’affrontare l’esame dei successivi dipinti si affacciano altri nomi di artisti ai quali Ferramola deve aver guardato, dimostrando così una apertura che supera i confini provinciali.  Pur legato per un verso al gotico internazionale, non pochi spunti sembrano derivati dal Bergognone, da Boccacci-no, Bramantino fino a Giovanni Bellini, per tornare ai bresciani, Romanino per primo, mentre altri effetti luministici fanno pensare a Mantegna.
I soli nomi citati attestano che il pittore nostro può decorosamente figurare nel gruppo dei bresciani che “con il loro eclettismo hanno portato quella vena classica, sia quella che vien dal Bramante, sia quella che viene, attraverso l’Emilia, dall’Italia centrale che forse non è stata del tutto insensibile nella formazione del ritmo e dell’equilibrio moretteschi”.
Certo, la serena sognante visione rinascimentale negò al Ferramola le possibilità di vedere oltre, tanto che non si accorse del vicino dramma che di lì a poco avrebbe sconvolto l’Italia. A tal propo-sito v’è l’aneddoto che lo dice protagonista d’un episodio avvenuto durante il sacco di Brescia per-petrato dai francesi di Gastone di Foix i quali, entrati nel palazzo dei Della Corte Borgondio dove stava dipingendo, vennero dal pittore, intento al lavoro, affrontati. Saputo dell’ardimentoso artista, il generale volle da lui il ritratto, compensato lautamente.
L’inesauribile pennello dell’artista ha operato in non pochi edifici sacri e profani sparsi in città e pro-vincia: dalla chiesa di S. Giuseppe a quella di S. Lorenzo, a Irma; dal convento di S. Croce alle chie-se di S. Eufemia a Nigoline e di S. Maria degli Angeli a Gardone V.T., al castello di Meano, al coro di S. Giulia, del 1527, compiuto pochi mesi prima della morte.
Ma ben più note sono altre opere decorative e di ritrattistica: la Natività del Museo civico di Pavia, collocabile fra il 1515 e il 1518; gli affreschi, ora dispersi, di palazzo Borgondio, databili il 1511-1512 ed ora divisi fra collezione inglese e la Pinacoteca nostra; la Madonna col Bambino, un tempo nella lunetta di Rodengo ed ora nei Musei bresciani, un’opera, questa, che sembra precedere la Madonna col Bambino fra i SS. Domenico e Caterina di Alessandria di Berlino (1513) a cui seguono le decorazioni nella chiesa di S. Maria in Valvendra a Lovere: qui il Ferramola si esprime su notevole piano creativo ed esecutivo. Con gli affreschi, la chiesa loverese custodisce le ante ordinate a lui e al giovane Moretto per l’organo del Duomo vecchio.
Ancora da ricordare gli affreschi ritraenti guerrieri originariamente in casa Della Corte Borgondio ed ora a Lonato, quelli della canonica della chiesa del SS. Nazaro e Celso (1512-1517).
Ma l’elenco potrebbe estendersi se qui si riunissero le opere citate da autori vari, fra i quali Stefano Fenaroli, che ricorda dipinti in Musei veneziani.
Fra i recenti episodi della memorialistica ferramoliana si pone il catalogo della mostra “Ferramola e Moretto.
Le ante dell’organo del Duomo Vecchio di Brescia restaurate” ordinata a cura di Massimiliano Ca-pella, Ida Gianfranceschi ed Elena Lucchesi Ragni nel Duomo Vecchio dal 28 marzo al 9 maggio 2004.
Fra i numerosi saggi dovuti a noti esperti, “L’Annunciazione di Floriano Ferramla” redatto da Mas-similiano Capella, autore di precedenti vari studi  sul pittore, proponente copiosa bibliografia alla quale si rinvia.
Nonostante l’opera del Ferramola si dispieghi in numerosi luoghi di culto cittadini e provinciali, in nobili palazzi, la critica storica sembra soffermarsi in particolare su due edifici chiesiastici: San Sal-vatore, Santa Giulia, e sulla “bellissima” sala di Palazzo Calini.
Episodi, si diceva, ma giusta premessa per una monografia che renda compiutamente la figura e l’opera di un pittore bresciano protagonista fra Quattrocento e Cinquecento.
 
BIBLIOGRAFIA
L. COZZANDO, “Vago curioso ristretto”, 1694.
G.A. AVEROLDI, “Le scelte pitture di Brescia”, 1700.
P.A. ORLANDI, “Abecedario pittorico”, 1704.
F. MACCARINELLI, “Le glorie di Brescia”, 1747-1751, Ed. C. Boselli, 1959.
G.B. CARBONI, “Notizie storiche di pittori e scultori”, 1760. Ed. C. Rocili. 1962.
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E. NICOLI CRISTIANI, “Vita e opere di L. Gambara”, 1807, (Cita O. Rossi).
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A. SALA, “Pitture e altri oggetti di B.A.”, 1834.
CROWE-CAVALCASELLE, “A history of painting in North Italy”, London, 1871, Vol. II, p. 364.
G. ROSA, “Relazione della Commissione provinciale per la conservazione…“, 1875.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
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R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
B. PASSAMANI, “Guida alla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia”, Brescia, 1988.
AA. VV., “La chiesa e il convento di Santa Maria del Carmine a Brescia”, Brescia, 1991.
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E. LUCCHESI RAGNI, Floriano Ferramola e la “Bellissima” sala di Palazzo Calini, “Museo Bresciano” n. 5, 1996.
AA. VV., “La chiesa prepositurale di San Lorenzo a Brescia”, Brescia, 1996.
M. CAPELLA, Precisazioni su un’opera “distrutta” di Floriano Ferramola, “Artes” n. 4, 1996.
M. CAPELLA, Tra rinnovamento e tradizione, note per la ridefinizione della vicenda artistica di Floriano Ferramola, “Artes” n. 5, 1997.
M. CAPELLA, I cicli pittorici di Floriano Ferramola: San Salvatore, Santa Giulia a Brescia, “Il monastero nella storia”, a cura di R. Stradiotti, Milano, 2001.
G. AGOSTI, Vincenzo Foppa il vecchio, “Vincenzo Foppa”, catalogo della mostra a cura di G. Agosti, M. Natale, G. Romano, Milano, 2003.
AA. VV., “Ferramola e Moretto. Le ante d’organo del Duomo Vecchio di Brescia restaura-to”, Brescia, Duomo Vecchio, 28 marzo - 9 maggio 2004

FERRAMOLA FRANCESCO

Secolo XVI.

Già era compiuta questa parte del “Dizionario” quando s’è potuto consultare il IV volume della “Enciclopedia bresciana”, di A. Fappani, dalla quale rileviamo il nominativo di Francesco Ferramola, figlio di Floriano e citato in atti dal 1550 al 1552.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

  1. FERRAMOLA GIOVANNI ANTONIO
  2. FERRARI
  3. FERRARI ALESSANDRA
  4. FERRARI ANTONIO

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