Bergamo, 13 giugno 1907 - Brescia, 25 gennaio 1979.
Trasferitosi a Brescia dalla natia Bergamo negli anni Cinquanta, Facchinetti aveva completato la esperienza artistica soggiornando dapprima a Parigi, insegnando poi per circa vent’anni presso la scuola delle Orsoline di S. Carlo a Milano e quindi storia dell’arte nel seminario diocesano. Prezioso contributo di cognizioni e di esperienza ha offerto anche alla “Piccola galleria U.C.A.I.” di via Pace. Uomo adamantino, benvoluto da quanti lo conobbero, come pittore era stato severo con se stesso, “selezionando le sue migliori opere” da esporre e che, inseribili dapprima nel filone derivante dall’impressionismo, s’erano poi indirizzate verso “il fauvismo, fino alle composizioni metafisiche sempre mediate da una vena coloristica sicura”. A Bergamo aveva consentito gli venisse allestita una mostra retrospettiva, nel 1979; e dopo quella esposizione si era sentito svuotato, “esaurito co-me al termine quasi di un compito morale e professionale portato fino in fondo”.
A Brescia aveva partecipato ad alcune collettive, una sua personale si ricorda alla “Piccola galleria” di via Pace, nel dicembre 1964. Critici quali Enrico Somaré, Luciano Galmozzi, Luciano Gallina gli riconobbero, con fatica della ricerca, d’un linguaggio coerente, “una raffinatezza fino alla semplicità che vibra di una sensibilità pittorica acutissima”. Le ricordate mostre erano tuttavia frutti conclusi di una carriera artistica che si era sviluppata attraverso affermazioni notevoli ricordate dal “Dizionario dei pittori italiani” voluto da A.M. Comanducci, che reca altresì alcune voci bibliografiche di noti re-pertori.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore, 1984.
Filippini Gian Franco. Brescia, 1948.
Nel catalogo della personale tenuta nelle sale del Torchio presso la A.A.B. (15-27 dicembre 1979), lo stesso Facchini così dice di sé: frequentata la scuola di figura della A.A.B., si è diplomato maestro d’arte a Castelmassa nel 1972; ha quindi frequentato l’Accademia Carrara di Bergamo. Il stato in-segnante presso l’Istituto d’arte di Brescia. Nel 1973 ha partecipato con pittori bresciani ad una mostra in Cremona. Nel 1976 sue opere sono state selezionate nel Premio di pittura Concesio e in quello di Piazza della Loggia. Nel luglio 1976 ha tenuto una mostra personale alla “Galleria Scellj” di Lucca; nel dicembre dello stesso anno è al Centro culturale S. Michele di Lumezzane. Sue opere so-no presenti in collezioni private ungheresi, svizzere e italiane. Nello stesso catalogo Attilio Mazza e Luciano Spiazzi nel considerare la pittura di Facchini ne rilevano la tematica svolta fra realismo e simbolismo, nell’ansia palese di libertà fra le costrizioni laceranti l’uomo.
I cavalli prediletti colti nelle brughiere e nei boschi sembrano racchiudere quella “autonomia spiri-tuale cui aspira l’uomo contemporaneo”. Opifici inquinanti, deprimenti prati di periferia in cui i bim-bi, al pari di puledri, agognano ricuperare un “brio istintivo”; lo sguardo perso in lontananze, nella speranza forse di una ricuperata autonomia fisica e spirituale.
Grafico di professione, Facchini pone nel disegno accurato non poca della forza delle sue composi-zioni figurative.
La mostra personale ordinata nelle salette del Torchio presso l’Associazione Artisti Bresciani dall’8 al 23 settembre 1982 sembra aver esaurito la proposta di opere di Facchini a spazi espositivi.
In effetti, sopraggiunti impegni di lavoro hanno distolto il pittore dal frequentare sale di esposizio-ne, pur nutrendo nell’animo il desiderio di farvi ritorno. Desiderio che sembra alfine possibile in un vicino futuro.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore, 1984.
Secolo XVI.
Nativo di Castenedolo. Ricordato nel 1515, il 19 aprile 1517 e il 4 dicembre 1532. In rappresentan-za del frati di S. Francesco vende un pezzo di terra fuori del rivellino a Porta S. Nazaro (1532).
BIBLIOGRAFIA
P. GUERRINI, La scuola del Duomo, 1959.
“Storia di Brescia”, Vol. II.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore, 1984.
v. Fadini Giovanni Maria.
Orzinuovi, Secolo XVI.
Il Fenaroli fa riferimento alla polizza d’Estimo del 1548, n. 154 della quadra di città vecchia e fissa la data di nascita al 1513. Afferma altresì che notizie del pittore sono nella “Historia” di Domenico Codagli ove si parla di lavori eseguiti nel palazzo Martinengo Cesaresco al Navarino. Il Fadini in quell’edificio avrebbe lavorato ad affresco in collaborazione con il fratello Lodovico. Avanza la im-possibilità di esprimere giudizio sulle opere in quanto non sono bene specificate dalla fonte, così che non gli è possibile “precisare quali sono quelle dei fratelli Fadini”.
BIBLIOGRAFIA
D. CODAGLI, “Historia degli Orzi nuovi”, 1592.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore, 1984.
Como, 16 ottobre 1929.
Giunto giovanissimo nella nostra città. è pittore oltre che scultore; le naturali doti affinate seguendo l'insegnamento di Emilio Rizzi negli anni del dopoguerra.
Ha quindi intrapreso con Mario Pescatori l'attività di decoratore e restauratore, aderendo al tempo stesso a manifestazioni dell'Associazione artisti bresciani, alla quale si era avvicinato fin dal 1946. Fra le varie mostre collettive alle quali ha inviato opere possiamo ricordare quelle dedicate ai "Giovani artisti bresciani" (1950), gli "Incontri della gioventù". (Milano, ]953), nelle quali, però. si esprimeva ancora pittoricamente; e poi rassegne a Gardone Riviera (1953), Roma (IV Mostra concorso internazionale per presepi e pezzi di presepio. 1956). ancora mostre del presepio a Milano (Angelicum. 1957). Lecco (1958): lo stesso anno a Roma presenzia alla Mostra nazionale "Gesù lavoratore", indi alla mostra d'arte sacra ordinata in Vescovado (Brescia. 1959) ove esponeva Annunciazione.
Assunto nel 1960 dalla Editrice Fratelli Fabbri in qualità di grafico illustratore, Virginio Faggian è talmente assorbito dal nuovo incarico, gravato per di più dal quotidiano spostamento da Brescia a Milano, che solo nel 1978 torna alle mostre, con presenze a Mergozzo (CO), ai Premi dell'Amicizia (Brescia) e di S. Eufemia (1980). Anche nel capoluogo ha tuttavia la possibilità di esprimere le sue doti di plasticista: accanto alle illustrazioni per libri, tradizionalmente condotte, per alcune edizioni destinate ai giovani o dedicate al mondo scientifico, compone immagini "tridimen-sionali" che, fotografate, appaiono come disegni colorati, ma in effetti sono compo-ste da tanti elementi plastica mente definiti e poi disposti in ordine prospettico; così come in legno o in gesso realizza veri e propri "plastici" di interi rioni cittadini, di catene montane.
Vent'anni e più di questa attività hanno attenuato sensibilmente gli esiti creativi di Faggian che solo nel 1983, con il raggiungimento della pensione, ha ripreso a scolpire nel legno, nella creta, nel bronzo. Sono nati alcuni ritratti; per la sala delle riunioni della parrocchia di S. Maria della Vittoria ha realizzato un grande pannello in legno scavato rappresentante la ideale costruzione della chiesa. Con questa tecnica ha compiuto altri motivi suggeriti anche dalla quotidianità, come Danza, il passaggio del Musicante o il tenero abbraccio della madre che allatta il figlio ...
L'incarico, alfine, che lo ha fatto ampiamente conoscere in città, con le nuove porte della chiesa di S. Maria della Vittoria: fusi in bronzo, i sedici pannelli del portale evocano i misteri del Rosario e contornano i quattro centrali angeli che adornano le ante più piccole e normalmente aperte.
Di Virginio Faggian anche il cartone del mosaico sormontante l'ingresso della chiesa, con l'immagine della Vergine. Mentre il "Dizionario" si compone, Faggian lavora alla porta bronzea della chiesa dei SS. Pietro e Paolo alla Volta: i 20 pannelli narrano la storia della Salvazione.
Apprezzato scultore, autore di notevoli complessi plastici, soprattutto chiesastici, come il monu-mento al b. Ludovico Pavoni, posato nel giardino antistante la chiesa dell’Immacolata, più nota co-me Pavoniana, Virginio Faggian è pittore da scoprire.
Trasferitosi a Brescia nel 1934, per alcuni decenni è vissuto a Santa Eufemia della Fonte, per tra-sferirsi poi in uno dei complessi appena fuori Porta Cremona.
La sua abilità grafica è provata dal lavoro di illustratore per libri per ragazzi e di ideatore di plastici geografici che, fotografati, sono stati pubblicati in libri di testo scolastici.
Come pittore esordisce nel 1950 quando un suo Presepio si aggiudica il secondo posto nel Premio “Giovani dai 18 ai 25 anni” al Concorso Giovani Artisti bresciani indetto dal Comitato cittadino per l’assistenza agli artisti. Autorevole la commissione giudicatrice, composta da Emilio Rizzi, Lorenzo Favero, Tita Mozzoni, Franco Salvetti e Augusto Ghelfi.
L’opera premiata è ormai difficilmente identificabile, ma probabilmente era simile ad altre “vedute” dagli intensi colori caldi, solari, evocanti l’afflato poetico che contraddistinguerà tutta la sua produ-zione pittorica. Che solamente la mostra commemorativa “L’uomo e il molteplice”, prodotta nella ex chiesa di S. Paterio a Santa Eufemie dall’11 al 25 settembre e dal 12 al 30 novembre 2005 ripetuta nella sede cittadina dell’Associazione Artisti Bresciani, ha rivelato assai compiutamente.
Erano proposte circa quaranta opere pittoriche, alcune tarsie, per lo più paesaggi e figure. Le ve-dute dedicate alla periferia colta negli aspetti raccolti o aperti al tepido sole e vivacizzata da carat-teristici carrozzoni ambulanti risaltanti sul verde intenso del panorama di fondo.
Ma l’attenzione di Faggian si è rivolta pure a motivi caratteristici di località lontane: ecco allora i vi-vidi colori di Chioggia, spiagge percosse da mareggiate, il quieto distendersi di acque lacustri. Vi-sioni tutte penetrate da tepida luce. La medesima silente luce intride alcune nature morte rese con puntigliosa verosimiglianza.
Verosimiglianza particolarmente perseguita nella ritrattistica, la positura rivelante il composto at-teggiarsi dell’animo. Dove Faggian sembra aver confidato la sua stessa natura meditativa, il suo calore umano che lo ha fatto apprezzare da quanti lo hanno conosciuto, o solo avvicinato.
BIBLIOGRAFIA
G. FUSARI (a cura di), “Virginio Faggian. L’uomo e il molteplice”, Santa Eufemia della Fonte, ex chiesa di S. Paterio, 11-25 settembre 2005. Brescia, AAB, 12-30 novembre 2005.
Chiari, 30 novembre 1909 - 1 maggio 1976.
Antonio Fappani nella "Enciclopedia bresciana", lo definisce abile intagliatore. È stato costruttore e commerciante di mobili.
Collaborò con Pietro Repossi (v.) a varie opere intagliate, fra le quali il pulpito della chiesa di S. Maria in Chiari (1937). Assorbito dall'attività commerciale, ha via via abbandonato l'opera creativa.
Bovezzo, 11 ottobre 1955.
Autodidatta, nel dipingere trova il motivo per realizzarsi: in piena libertà, ma anche per comunicare con gli altri. Nelle sue opere cerca di esternare emozioni, fissare esperienze fruttuose vissute. Ne derivano dipinti in cui i colori nitidi, a larghe campiture, offrono “astrazioni” serene a volte, a volte effuse, ma in grado di riflettere brani dell’intimo di chi le ha composte.
La singolare visione tessuta mediante i colori ha lasciato spazio a quella espressa prevalentemente con il tratto dell’acquaforte, dell’acquarello e della puntasecca.
Fondatore e collaboratore del laboratorio “L’acquaforte”, sodalizio operoso dal 1979, Faini affianca Luigi Corsini, affinando la tecnica incisoria e al tempo stesso definendo la consistenza della sua “realtà astratta” d’ascendenza naturalistica. In questa veste ha aderito a mostre curate da “L’acqua-forte” con fini didattici e divulgativi negli anni Ottanta. Ulteriori presenze a mostre sono rilevabili in provincia e vicine località regionali.
Le più vicine “immaginazioni” si nutrono della realtà astratta, con l’immersione nell’universo emo-zionale cui dà vivezza a volte il colore coniugato al tratto inciso. La coniugazione permane anche quando Faini affronta la malleabilità preziosa e imprevedibile del foglio mediante la battuta a secco, esigendo che il procedere tecnico si accordi a quello immaginativo.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore, 1984.
R. LONATI, “Dizionario degli incisori bresciani”, Brescia, 1994.
Genova, 16 sett. 1897 - Passirano, 28 nov. 1954.
Già era compiuta questa parte del “Dizionario” quando si è potuto consultare il quarto volume della “Enciclopedia bresciana” di A. Fappani, dalla quale rileviamo il nominativo di Giovanni Aurelio Faini, pittore genovese trasferitosi a Passirano nel 1930.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore, 1984.