Brescia, 1864 - 1938.
Secoli XVII - XVIII.
Secondo recenti studi, proposti in "Sculture lignee in Valle Camonica", autori G. Vezzoli e P.V. Begni Redona, è considerato sconosciuto intagliatore di Vezza d'Oglio e allievo di Domenico Ramus (v.).
Il suo nome è collegato al paliotto dell'altar maggiore nella parrocchiale di S. Remigio, Vione, che nel passato è stato variamente attribuito.
D. Tognoli ha osservato che "delle diverse scholae che hanno partecipato alla spesa per l'opera di intaglio un solo nome tiene un lungo rapporto amministrativo con le suddette" ed è quello di Clemente Buccella.
La data di esecuzione (1703) è dipinta nell'ovale sorretto da due vecchi in funzione di cariatidi; tuttavia prevalgono nel complesso intagliato le scene del Battesimo di Clodoveo officiato da S. Remigio; i quattro Evangelisti e le statue dei Santi Lorenzo e Stefano.
Darfo Boario Terme, 1959.
Secolo XV.
Trento, 2 aprile 1948.
Secoli XVI - XVII.
Figlio di mastro Giovan Antonio, l'opera di questo intagliatore ha tratto ulteriore luce dalle ricerche compiute da Camillo Boselli.
Nato forse nel 1565, precocemente orfano di entrambi i genitori, è detto scolaro del
Lamberti (v.) oppure dell'Olivieri (v.).
Raggiunge spiccata personalità incisa nelle due maggiori opere a lui riconosciute: la cassa d'organo nel Santuario della Madonna di Tirano e la grande soasa dell'altar maggiore nella parrocchiale di Vione.
Opera degli anni 1608 - 1618, la prima presenta rara imponenza, squisita finezza di sculture e d'ornamenti, con statue di angeli musicanti e completata da pannelli realizzati dal milanese G.B. Salmoiraghi. Nel 1620 è invece completata l'ancona di Vione nella quale al notevole e vasto senso architettonico. si coniuga sicurezza di disegno sontuoso e di raffinato gusto.
Suddivisa in due ordini, il superiore dei quali è caratterizzato da statue di Santi e dal gruppo centrale con il Padre eterno, il Cristo e angioli posti entro fregi dorati.
AI Bulgarini sono attribuiti anche il pulpito del santuario di Tirano, costruito negli anni 1599 - 1600; le statue inferiori poste nella facciata della bresciana chiesa di S. Barnaba, in corso Magenta.
Nessuna traccia resta invece del suo lavoro per la cappella del Sacramento nella parrocchiale di Rovato e del tabernacolo (1625) della chiesa di S. Gaetano ricordati da Stefano Fenaroli nel noto "Dizionario".
Da notare che il Boselli ("Brixia Sacra", a. VIII, n. 3-4, luglio - agosto 1973) dà la voce: Bulgarini Giovanni per l'artista che altri studiosi, fra i quali il Fenaroli e Giovanni Vezzoli, chiamano Bulgarini Giuseppe.
Dello, 5 gennaio 1935. Vive e opera a Dello.
Nato da modesta famiglia campagnola, fin da ragazzo manifesta inclinazione all'arte, tanto che per qualche tempo si reca in casa dello spazzino comunale per suonare l'organo, segue poi i corsi domenicali del maestro Tonelli. Le vicende della vita inducono anche lui ad assumere il lavoro di stradino comunale, solo sul far degli anni Settanta può applicarsi, sia pure come autodidatta, alla scultura. Dapprima autore di terrecotte, ha quindi rivolto esclusiva applicazione al legno (in particolare al noce) esponendo gli esiti della sua ricerca in mostre collettive a Dello, Capriano, Gambara, nelle edizioni del bresciano "Premio Moretto" negli anni 1979 e 1985.
La scultura di Fortunato Bulla attinge al mondo agreste: nascono così l'Arrotino, il Pastore, Il contadino che arrota lafalce, l'Aratura, Vecchio mulino a Dello, Alfocolare ... un susseguirsi di episodi e figure suggeriti dalla quotidianità proposto con chiarezza nel semplice fare, l'attenzione volta al particolare, come attestano le descrizioni delle chiome degli alberi, dei ciottoli nei muri, delle zolle fatte scenario partecipe all'agire umano.
Accanto ad alcuni ritratti (i defunti Sig. Michele Bendini e don Giuseppe Tinti, parroco di Dello), ai celebrativi profili dei papi Giovanni XXIII e Paolo VI numerose le opere sacre: S. Giovanni, primo lavoro, Giudizio, Ultima Cena, Via Crucis, ecc. con Battesimo di Gesù il cui bassorilievo, con le due figure a grandezza naturale, adorna la chiesa di Trebecco, in provincia di Piacenza. In atto una Via Crucis per la chiesa di Piffione. Fortunato Bulla è padre di Roberto (v.)
Dello, 12 luglio 1962.
Figlio di Fortunato (v.).
Ormai noto pianista, allievo del maestro Giulio Tonelli, diplomato a pieni voti presso il nostro Conservatorio, si è affermato in alcuni concorsi, anche a carattere nazionale; è interprete di vari concerti.
Qui lo si ricorda per la giovanile passione alla scultura, espressa negli anni degli studi attraverso bassirilievi a prevalente tema sacro: lavori ancor oggi custoditi dai familiari.
Azzano Mella, 19 gennaio 1938. Vive e opera ad Azzano Mella.
Conosciuto con il diminutivo: Mènec.
Fino ad alcuni anni orsono artigiano falegname e restauratore, d'un tratto ha scosso la tranquillità della famiglia, composta da moglie originaria dell'India, da un figlioletto e dall'anziana madre, per essere scultore. Così, la sua casa, ottocentesca dimora posta di fronte all'edificio della Scuola media, si è via via animata delle sue opere plastiche realizzate prevalentemente nella creta.
Bruno Berti ha efficacemente fissato i giorni ormai lontani della coraggiosa decisione "momenti tesi, sofferti, ingrati trasmessi alle opere che si presentano ossessivamente mosse, con tratti frastagliati, isterici, con sfumature ispide come i tratteggi di una punta per sismografo".
Pur essendo stato vicino a Olves Di Prata (v.) Buraschi può considerarsi autodidatta "gli elementi del mestiere gli si appiccicano alle mani senza che lui se ne renda conto, così che si potrebbe dire, senza ricorrere alla retorica, che Mènec modella la propria pelle".
A queste prime sculture dalle evidenti cadenze popolaresche sono subentrate forme più meditate, che divengono, come ben ha osservato Luciano Spiazzi, in "Bresciaoggi" del 5 novembre 1983, architetture del corpo umano, singole o in coppia, totem moderni sui flutti dell'esistere.
Simboli di una ribellione nei confronti di tutto ciò che offende la dignità dell'uomo; dei miseri, dei deboli e indifesi in modo particolare. Il tumultuare dell'animo riflesso nei volti ridotti a vuoti ovali, i corpi "cariatidi" gelidamente immobili.
Fin dal 1978 presente a rassegne ordinate in Azzano Mella a ricordo del pittore Giuseppe Rossi, Domenico Buraschi ha quindi esteso la sua partecipazione a collettive provinciali in Villanuova sul Clisi (1978); Borgo S. Giacomo (1979); Brescia (Premio Moretto, 1980), a varie altre, in più occasioni affermandosi o inserendosi nella rosa dei premiandi.
Botticino, 19 maggio 1951.