Nave, 28 dicembre 1963.
Affinate le naturali doti alla scuola di Ruben Sosa, Angelo Bussacchini ha all’attivo varie forme del fare artistico, avendo lavorato come affreschista in edifici civili chiese, operato allestimenti televisi-vi, pubblicitari e teatrali.
Dal 1984 partecipa a mostre collettive in Brescia e provincia, ma anche in località lontane come Grosseto, Rocco (GE), Orbassano, Solferino, Reggio Emilia…Altrettanto nutrita la serie delle mostre personali, tenute a Nave e Brescia (1984), Desenzano, Gardone Val Trompia e Bicutina (PI) (1984), Brescia ancora (1995), Gardone Riviera (1996), Milano (1997), Lonato (1997, 98)…
Le motivazioni della sua pittura sembrano attingere dapprima all’espressionismo, passando per Van Gogh del quale adotta quel giallo fondente vibrazioni di luci e ombre profonde, il tocco franto evo-cante i macchiaioli toscani, fino ai toni alti dei fauves. Sono prevalentemente paesaggi lacustri im-mersi in atmosfere crepuscolari e i forti contrasti tonali tendono a costruire le forme in una nitidez-za quasi realista, che segue il dettato puntuale della natura. Così che nei panorami, estesi o raccol-ti, come nelle figure riesce a tradurre il loro “soffio vitale”.
Quando poi affronta il complesso urbano, con le strutture industriali, le vecchie acciaierie abbando-nate, si lascia attrarre dalle loro forme cubiche dai colori metallici emergenti da cieli lividi riflessi nella vastità della natura circostante: un brivido raggelante le avvolge, rendendo il tutto spettrale.
Non trascurabile, anche se poco nota, l’attività creativa svolta da Bussacchini per l’illustrazione editoriale espressa dapprima nel settimanale “La Valle”, condensata in alcuni opuscoli, da “Il flauto di Pan” a la versione a fumetti di “Arrivederci amore, ciao” di Massimo Carlotto, in collaborazione con Andrea Mutti. Lavori editi in Francia e in procinto d’essere diffusi anche in Italia.
L’intervento cromatico di Bussacchini sembra intonarsi al suo far pittura, le tonalità sul grigio op-pure sul bruno danno alle tavole un tono unificante, ed anche i soggetti che dovrebbero essere so-lari, come la giungla o il Costa Rica, appaiono sotto un sole tutt’altro che splendente, così che tutto si fa metafora di una umanità immersa nella tenebra.
BIBLIOGRAFIA
M. BERNARDELLI CURUZ, Bussacchini gli astri oscuri, “STILE Arte” n. 71, settembre 2003.
M. BERTOLDI, Due artisti bresciani per un viaggio d’incubo, “Giornale di Brescia”, 30 otto-bre 2004.
“Angelo Bussacchini”, opuscolo s.a. (1999 ca.) con testo anonimo e 8 illustrazioni. Con re-gistro mostre.