Botticino, 19 maggio 1951.
A soli ventitre anni allestisce la prima mostra personale, a Verona, puntualmente ripresentandosi poi ogni anno in Brescia o in località vicine, dando la sensazione di un costante impegno e un pro-gressivo affinamento.
Legato alla tradizione bresciana, meglio si esprime nel paesaggio, nelle nature morte in cui la ric-chezza cromatica e il sciolto tratto indicano il desiderio di “poetare più che di illustrare”.
Seguendo l’inclinazione del dipingere in “plein air”, nel 1978 si è recato a Parigi per coglierne aspetti notissimi e meno noti ripercorrendo “con emozione il cammino degli Impressionisti, filtrando le pennellate nel ricordo di una stagione perduta”. Ne sono nati così numerosi dipinti in cui i luoghi sono ritratti nella loro corposità entro una delicata vaporosità cromatica, sotto cieli che danno alle visioni accento silente e malinconico. Ma i suoi consueti paesaggi si rifanno soprattutto alle nostre valli, a volte ai laghi: e sono colori di tepide stagioni, di folte chiome alberate o fresca brezza di ne-ve appena caduta su isolati cascinali.
L’aver fatto della pittura esclusiva professione lo ha indotto a seguire sempre più la sua propensio-ne a essere pittore di tradizione popolare. “Anzi, di quella tradizione bresciana che si rinserra sotto il fiato breve, ma caldo, del borgo, col gusto della cronaca umile dalla ruvida freschezza; il piacere della brigata, solidale, della bisboccia d’osteria, dell’escursione fuori porta, del chiamare cose e per-sone col loro nome”.
Non a caso Busi è stato l’ispiratore del Gruppo “Amici della Montagna” che annualmente si propone sul colle Maddalena con una manifestazione artistica e folclorica insieme. Non a caso ha fondato e dirige l’Associazione Artisti “Martino Dolci” avente sede in via San Faustino, divenuta cenacolo assai noto di pittori e scultori a turno protagonisti di mostre personali o di collettive, e nell’ambito della quale ha preso avvio l’iniziativa di commemorare artisti nostri che con la loro arte rappresentano la più autentica espressione della brescianità, da Agriconi a Bignotti, da Cesarino Monti ai fratelli Moz-zoni, a Valbusa e Vittorio Piotti. Tutto ciò sembra non aver rallentato l’attività creativa di Busi svolta per lunghi periodi nella suggestione del Maniva, condensata nel volume “Usi in disuso” dei quali propone saggi anche in seno ad antologie ordinate nelle salette dell’Associazione “M. Dolci”.
Opere di Busi appartengono ormai a numerose collezioni private cittadine e provinciali. Cenno par-ticolare meritano i dipinti approdati in alcune oasi di preghiera alpine, tra le quali la chiesa di S. Maria Maddalena, ornata con 28 pannelli evocanti la vita di Gesù secondo il Vangelo di S. Giovanni. A essi di recente si sono uniti 9 quadri ritraenti P. Ottorino Marcolini, i papi Paolo VI, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, P. Pio, P. Piamarta e due episodi illustranti la carità di don Gnocchi e S. Maria Cricifissa di Rosa posati nella nuova chiesetta dedicata a S. Maria delle tre Valli al Passo Maniva.
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