Brescia, 15 febbraio 1926.
Secolo XVI.
Secondo scheda ms. di Luigi Dedè, il nome di questo lapicida ricorre in atto notarile del 12 settembre 1597, all' Archivio di Stato (Filza 2720).
Secolo XVIII.
Ghedi, 19 dicembre 1940. Vive e opera a Ghedi.
Nato da famiglia di muratori, avvicinando a volte il prozio B. Boifava (v.) ha avvertito il desiderio di affrontare la composizione plastica, ed a vent'anni inizia a scolpire; nell'intento di affinare le innate doti. frequenta per qualche tempo i corsi serali della Associazione artisti bresciani, allievo di Oscar Di Prata, avvicinando poi Federico Severino (v.) del quale ancor oggi segue l'amichevole insegnamento.
Nel 1972 ha intrapreso la partecipazione a mostre collettive: nella "Galleria G. C. Abba" (Brescia, 1972); in ripetute occasioni a Ghedi; mentre personali ha ordinato a Lumezzane (1972); nella sala comunale di Ghedi (1981); in Palazzo Pellegrini di Pralboino (1982).
Nel bronzo ha realizzato vari ritratti, fra i quali ci è possibile citare quelli dei conterranei signori Camillo Penocchio e Sergio Marpicati.
AI bronzo e alla terra cotta affida anche gli esiti della fantasia: Maternità soprattutto, figure femminili nei diversi atteggiamenti: riflesso a condizioni esistenziali o a stati d'animo, spesso elevando la madre, con il bimbo in grembo, alla dignità di Madonna. Nella produzione, anche nella più lontana, si alternano vari animali, tori dalla possente vigoria, cani, cavalli colti nella pienezza della libertà. La Crocifissione, tema ricorrente, ci introduce all'opera sacra che Battista Bozzoni ha già affrontato per realizzare l'altare della cappella della Casa di riposo di Ghedi: congiungendo il legno al bronzo, in tre pannelli ha effigiato Gesù con i Santi Pietro e Paolo, i papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II attorniati da vari fedeli; mentre in occasione di recente visita al suo studio. lo abbiamo sorpreso a plasma.re una delle otto formelle ideate per il portale della parrocchiale ghedese: opera che per motivi contingenti dubita di poter portare a compimento ma in grado di testimoniare la lineare, nitida concezione e la apprezzabile cura esecutiva.
Esito di un figurativo ispirato ai grandi del passato, a noti contemporanei, primo fra tutti Giacomo Manzù.
Secolo XVIII.
Secolo XVII.
Secolo XVI.
Scultore, meglio ancora tagliapietre.
Lo si conosce come autore di una delle piramidi che coronano la facciata di palazzo Loggia, in angolo sud-ovest e di un finestrone, come si desume dal contratto nel "Liber IV instrumentorum" presso l'Archivio storico municipale. In esso, certo Battista Bontempi, il3 giugno 1558 in nome ed istanza di Vitale de Bracchis assume tale lavoro.
Secondo Antonio Fappani, lo Zamboni lo indica erroneamente col nome Michele: osservazione che si concilia con quanto asserito da Camillo Boselli in "Brixia Sacra".
Gussago, 6 dicembre 1931.
Secolo XVIII.
Nativo di Sonico, è intagliatore e scultore di non comune bravura e perizia, come attesta la porta della parrocchiale di Sonico eseguita nel 1724.
In "Sculture lignee di Valle Camonica", autori G. Vezzo li e P. V. Begni Redona, v'è la dettagliata descrizione dell'opera in cui emergono le figure di quattro angeli e quella di Cristo che scaccia i mercanti dal tempio.
È l'unica opera che si conosca di Bartolomeo Branchi.
Milano, 6 febbraio 1940.