Dizionario dei Pittori Bresciani
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BOSCAGLIA ROMANO

 Mantova, 28 ottobre 1936.

Autodidatta, si sa di sue partecipazioni a collettive in varie regioni (Piemonte, Veneto, Lombardia) mentre l’unica sua personale veduta risale al 1975, ma altre precedenti e seguenti ne ha allestito in Brescia e fuori. Da alcuni anni (1978), è consuetudinaria ormai la apparizione dei suoi dipinti nella sala del refettorio dell’Abbazia di Rodengo Saiano.
Attraverso i colori, Boscaglia insegue le stradine e i rustici della zona in cui risiede. Architettura spontanea ricomposta con tasselli di puro colore e luci di giornata piena. Vi sono poi scene di ge-nere in cui anonimi personaggi divengono protagonisti di quotidiani avvenimenti: uno scroscio im-provviso di pioggia, l’avvio alla Messa…
Nei muri scrostati delle antiche case, nei ciottoli delle sinuose contrade, oltre che l’amore alla terra in cui ormai vive, si ravvisano inquietudine di tratto e sensibilità propensa alla malinconia.
 
BIBLIOGRAFIA
A. MORUCCI, “Galleria Inganni”, Brescia, 1 - 12 febbraio 1975.
L. SPIAZZI, Giro dell’arte, “Bresciaoggi”, 5 novembre 1977.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

BOSCAI'

.  v. Pialorsi

BOSCAIOLO PIETRO PAOLO

Secolo XVIII.

Di Chiari, nominato frequentemente nei Libri delle spese delle chiese di Chiari. Nel 1724 decorava la cappella del SS. Sacramento della prepositurale e vi esponeva anche un suo quadro.
 
BIBLIOGRAFIA
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore 1984.
 

BOSCARETTI FELICE

 Verona, 1721 - Venezia, 1807.

Pur essendo veronese, è da ricordare quale autore di pale d’altare in chiese di Brescia, Bedizzole e sulla Riviera del Garda.
 
BIBLIOGRAFIA
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore 1984.

BOSIO GIOVANNI BATTISTA

Verolanuova, 27 nov. 1873 - Desenzano, 7 novembre 1946.

Di Alessandro e di Marianna Briani, manifesta fin da giovanissimo l’inclinazione alla pittura affron-tando a quindici anni la tecnica a olio. Militare a Verona, incontra Angelo Dall’Oca Bianca, che di-viene il suo primo maestro. Smobilitato, frequenta la scuola Moretto di Brescia.
Dal 1890 vive per lo più a Desenzano dove il fratello Amedeo gestisce il Caffè Commercio e il fra-tello Pietro una pasticceria (poi Caffe’ Bosio). Nel 1899 partecipa all’Esposizione di Venezia con uno Studio dal vero e Sulle rive del Garda. Nel 1904 partecipa con alcuni olii e pastelli alla esposizione bresciana. Dal 1905 scopre il Vo dove dal 1910 sarà ospite dell’avv. Tito Baresani e dove risiederà fino alla morte, alternando soggiorni in Brescia. Contemporaneamente peregrina in Valtrompia e segue in diverse località alpine il pittore brenese Domeneghini. Nel novembre 1916 partecipa con alcuni pastelli alla Mostra d’arte e lotteria nel Ridotto del teatro Grande; nel gennaio 1919 è pre-sente invece con Autunnale, Alberi in riva al lago, Sera d’autunno a Desenzano, alla Mostra degli artisti bresciani.
Nell’inverno 1920 - 1921 espone alla prima mostra del paesaggio italiano in Villa Alba di Gardone Riviera. Le partecipazioni ad esposizioni si intensificano. Infatti è presente alla Esposizione regio-nale di Cremona (maggio 1924), alla “Galleria Campana”, con una personale nel dicembre 1925, al concorso “Bottega d’arte” nel 1927, alla prima triennale d’arte bresciana nel 1928, alla mostra di artisti bresciani presso la “Famiglia bresciana” di Milano (novembre 1928), ancora alla “Galleria Campana” con personali nel 1929, 1932, 1936 e 1940; alla II (1934) alla IV (1938) alla VI (1942) mostra sindacale provinciale d’arte…
Morì improvvisamente e venne sepolto nel cimitero di Desenzano.
Si dedicò, salvo alcuni ritratti, unicamente al paesaggio amando toni pacati, accordi smorzati ma con varietà di tecniche e con felice composizione. Una mostra celebrativa gli è stata dedicata nei mesi di luglio - settembre 1971 nel palazzo del Convitto comunale di Desenzano.
L’interesse degli appassionati e dei promotori d’arte nei confronti del pittore del Vò non conosce cedimenti; lo attestano le ricorrenti apparizioni di suoi dipinti in varie manifestazioni cittadine e pro-vinciali. Interesse rinfocolato anche dall’incombente pericolo di stravolgimento della cascina “Spinada al Vò” in cui visse, per consentire la costruzione di complessi edilizi. Denuncia elevata in coincidenza con la mostra ordinata in Palazzo Todeschini di Desenzano nell’aprile - maggio 1991, in occasione della qualeè stato pubblicato un corposo catalogo, curato da Giovanni Stipi con il contri-buto di Brunbo Passamani e Simone Saglia. In quelle pagine sono portate ulteriori ampie testimo-nianze sulla vita e sull’arte di Bosio, al quale Desenzano aveva già reso omaggio nel 1971 con una mostra commemorativa, e resa definitiva la bibliografia. Alla quale, con le recensioni edite a com-mento della mostra del 1991, si uniscono le seguenti voci:
R. LONATI, Bosio Giovan Battista, in AA. VV., “Brescia post romantica e liberty. 1880 - 1915”, Bre-scia, Grafo, 1985.
G. STIPI, Alla deriva sul Garda, “STILE Arte” n. 0, dicembre 1995.
F. FRASSINE, Gian Battista Bosio, “STILE Arte” n. 70, luglio - agosto 2003.
BIBLIOGRAFIA
G. PANAZZA - R. LONATI, “G.B. Bosio. Mostra celebrativa”, luglio settembre 1971 Palazzo del Convitto comunale, A cura della A.A.d.S. e T. della città di Desenzano. I.G.B., Brescia, 1971.
Si veda inoltre:
“La Sentinella bresciana”, 4 settembre 1893, Al Circolo artistico.
“La Sentinella bresciana”, 20 agosto 1895, Esposizione artistica.
“La Sentinella bresciatia”, 23 agosto 1898, Esposizione d’arie moderna.
“La Sentinella bresciana”, 27 e 28 gennaio 1909, Esposizione d’arte in famiglia per i terre-motati.
“La Sentinella bresciana”, 29 gennaio 1909, La mostra d’arte in famiglia.
“La Sentinella bresciana”, 8 e 30 agosto 1909, Il vernissage della mostra d’arte in palazzo Bargnami.
“La Sentinella bresciana”, 15 settembre 1909, L’arte a palazzo Bargnami.
“La Sentinella bresciana”, 10 e 13 febbraio 1910, Mostra d’arte individuale per beneficen-za.
“La Sentinella bresciana”, 5 marzo 1910, Esposizione d’arte Bosio - Bettinelli.
“La Sentinella bresciana”, 18 aprile 1910, Da Cremona, l’esposizione d’arte moderna.
“La Sentinella bresciana”, 15 maggio 1910, La Mostra artistica di cremona
“La Sentinella bresciaria”, 11 maggio 1911, Cronache torinesi.
“La Sentinella bresciana”, 14 e 31 maggio 1916, Esposizione d’arte moderna.
“La Sentinella bresciana”, 6 dicembre 1916, Il successo della mostra d’arte.
A. GIARRATANA, Intorno alla mostra di paesaggio a Gardone R., “La Provincia di Brescia”, 13 gennaio 1921.
“Il Popolo di Brescia”, 22 aprile 1928, I Mostra triennale d’arte bresciana.
P. FEROLDI, Orientamenti e indicazioni alla 5ª sindacale d’arte, “Il Popolo di Brescia”, 1 maggio 1940.
T. F.(erro), Desenzano rende omaggio a G. Bosio, “Giornale di Brescia”, 3 giugno 1971.
TULLIO FERRO, Un quadro di Bosio in cambio di una rana, “Giornale di Brescia”, 27 giu-gno 1971.
R. L(onati), Desenzano onora il pittore Bosio, “Giornale di Brescia”, 2 luglio 1971.
G. PANAZZA, Bosio il pittore del Vò, “Giornale di Brescia”, 29 luglio 1971.
G. VALZELLI, Inaugurata a Desenzano la mostra dedicata a G.B. Bosio, “Giornale di Bre-scia”, 30 luglio 1971.
D. TAMAGNINI, La tradizione culturale di Desenzano rivive nella mostra dedicata a G.B. Bosio, “Giornale di Brescia”, 5 agosto 1971. (Si veda s.f. del 2 settembre 1971).
“Brescia - Arte”, settembre - ottobre 1971, mostra celebrativa di G. B. Bosio.
L. ANELLI, Bosio paesaggista bresciano “Giornale di Brescia”, 30 dicembre i977.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 4 agosto 1979.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

BOSIO LIBERO

Brescia, 9 giugno 1883 - Lonato, 24 settembre 1959.

Di Ippolito e di Antonia Zanetti, fu decoratore abilissimo; aprì una scuola serale di disegno dalla quale uscirono ottimi artigiani.
 
BIBLIOGRAFIA
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

BOSIO PIETRO

Roncadelle, 21 aprile 1940

Autodidatta, Pietro Bosio è fondamentalmente paesaggista e i motivi dei suoi dipinti li attinge va-gando nelle campagne circostanti il luogo in cui è nato e vive: filari di alberi nel fulgore della fiori-tura, masse scolorite costituenti antichi e rustici cascinali, immensi terreni percorsi da rapidi ruscelli fatti specchio a quanto si affaccia loro dintorno…
Linguaggio semplice, diretto quello di Bosio col quale cerca di affidare ai colori e alla tela momenti intensamente vissuti: panorami interpretati con la luminosità di giornate serene oppure grigi per l’approssimarsi della pioggia.
Presente nelle annuali rassegne organizzate in Rivoltella, a mostre collettive provinciali e regionali, il pittore roncadellese è ancora in attesa di poter allestire la prima personale, ciò nonostante può avvalersi del lusinghiero giudizio espresso dalla compianta scrittrice Nerina Valeri.
 
BIBLIOGRAFIA
N. VALERI, Bosio Pietro, “STILE Arte” n. 75, febbraio 2004.
 

BOTARELLI NINO

Roma.

Proveniente da molteplici esperienze accademiche e professionali, studia dapprima all’Accademia di B. A. di Roma sotto la guida di Maccari e Savelli; poi diviene allievo di Montanarini, diplomandosi e intraprendendo nella capitale fervida attività. Del 1953 sono i viaggi in Danimarca, Svezia, Norvegia dove ha modo di meditare le opere di Edward Munch.
Militare, raggiunge il grado di capitano; congedato riprende a dipingere dopo aver frequentato i corsi di nudo all’Accademia di Brera. Alfine oste, “sia pure di riguardo”, ad Iseo per soddisfare le necessità contingenti; sia come pittore, sia come spirito animatore, diviene ben presto personaggio nella cittadina.
E ancora una volta, gli impegni anche politici, lo distolgono dalla pittura, finchè nel 1971 allestisce una mostra personale nelle sala della Azienda di soggiorno iseana, olii e disegni ritraenti aspetti del lago e di Franciacorta, con alcuni ritratti.
Figurativo, dal segno sicuro, dal colore morbido e dalla “struggente dolcezza” in cui par si stemperi l’uomo irruente, quasi che il dipingere gli sia ristoro. Vive a Iseo.
 
BIBLIOGRAFIA
T. BINO, “A.A.d.S. di Iseo”, 19 dicembre 1970 - 7 gennaio 1971.
P. GOTTARDI, N. Botarelli capitano pittore, “La Strada”, a. VI, n. 2, 20 marzo 1971.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

BOTTA CLAUDIO

Manerbio, 5 maggio 1891 - Milano, 8 settembre 1958.

Nato da Battista e da Maria Martinelli, è pittore oltre che scultore.

Vive un'infanzia assai triste: dai dieci ai quattordici anni garzone di salumeria, dai quattrodici ai diciotto esule a New Y ork, dove già si era trasferito il padre. In America tenta ogni mestiere senza apprenderne uno, com'egli stesso confesserà.

Di ritono a Brescia nel 1909, trova lavoro alla Piccola velocità e alla sera studia disegno e scultura. Per vivere fa anche l'accompagnatore al Pensionato, fin che riesce ad entrare nel laboratorio di Achille Regosa (v.) respirando alfine l'atmosfera desiderata, pur vivendo - come più tardi scrisse -"di bolletta, passione, sacrificio, qualche soddisfazione e .... bolletta". Anche a Milano, dove trascorre qualche tempo, vive stentatamente vendendo piccole sculture fin che, di ritorno in città, viene accolto e sorretto da Domenico Ghidoni (v.).

Giunge alfine l'affermazione e lunghissima si fa la nota delle opere realizzate. Nel ricordarle ci sorreggono l'intenso scritto di Ugo Vaglia nei "Commentari dell'Ateneo" del 1958, completo della nota delle opere, e la monografia "C. Botta artista bresciano" voluta dai familiari e arricchita con copiosa iconografia (1959).

Fra i giovanili lavori val almeno citare il dolente Ritratto della madre, realizzato a soli diciassette anni; Virgulto, nudo di fanciullo plasmato due anni più tardi (1913); poi fittamente si alternano figure, ritratti, allegorie, Pietà e Crocifissioni per chiese e cappelle funerarie, monumenti sia in città che in località italiane e estere.

Ritrasse Mons. Corna Pellegrini (1919), Mons. Giacinto Gaggia (1920), Mario Canali (1923), Duccio Agriconi e Giulio Togni (1928), Ettore Andreis e Virgilio e Pier Alfonso Vecchia (1930), Guido Canali (1931), Mario Pagani (1932); per Caglio Brianza, nel 1932 scolpisce il volto di Giovanni Segantini, di V. Erba nel 1933, di Angelo Canossi, del comm. Ferrari e di Serafino Gnutti nel 1934; del 1935 è il busto di Mons. Tomaso Bissolotti, del 1937 quello del cav. Sorlini. Del 1938 sono i lineamenti di Attilio Franchi e Franca Ferrari, del 1939 quelli del nob. Villa e del figlio suo, seguiti dai ritratti di Rina Allegri (1941), Carlo, Luigi e Clotilde Molinari (1944), don Volpi e Chiara Marelli (1948), il nob. Guarnieri (1949), Franco Margola (1953), la signorina Apollonio (1954), Maria Seneci e ing. Juker, di Milano, (1957), per non dire dei ripetuti studi per i familiari, la nipote Rosemaria (1954) la figlia Vanna (1955).

Notissimo il monumento a Cesare Battisti, sulle pendici del Castello (1919), ma numerosi altri dedicati ai Caduti sono a Soiano (1920), Parabiago e Alfianello (1921), Capriano del Colle e Montichiari (1922), Gargnano e Castenedolo (1923), Castegnato (1924), Pisogne (1951).

Numerose altresì le composizioni e le statue funerarie volute dalle famiglie Remy (Nancy, 1924), Palestra e Borra (Milano, Cimitero Monumentale, 1930), Ghizzi (Desenzano, 1932), Zanelli (Rodondesco, 1934), Brivio (Castenedolo, 1937), Ferrari (Mantova, 1940), Gnutti (Lumezzane, 1942 e 1949), Morelli (Pralboino, 1948), Zanella (Brescia, 1950), Sguazzi (Alfianello, 1952), Santagostino (Caglio Brianza) e Pederzani (Brescia) nel 1957.

E statue e fonti battesimali, tabernacoli, Crocifissi, Pietà ha plasmato per le chiese dell'Opera Oriente di Sofia (Bulgaria) nel 1929 e delle Suore ancelle Adoratrici (Brescia, 1930 e 1935), per la parrocchiale di Clusone (1936), per il Duomo nuovo di Brescia (1941), per le parrocchiali, ancora, di Pisogne (1942), Campagnole (1943), Passirano (1946), Clusone (1946 e 1947), Lumezzane S. Sebastiano (1947, 1948 e 1955), per la cattedrale dei SS~ Faustino e Giovita in Brescia (1951), per la cappella della Poliambulanza (1952), per le chiese di S. Francesco (1952), di S. Antonio in via Chiusure (1953), per SS. Nazaro e Celso (1956), per la parrocchiale di Passirano (1952) e quella di Buffalora (1957).

Ma la inconsueta capacità creati va di Claudio Botta ha sparso altre composizioni anche in edifici pubblici e privati; fra le tante possiamo citare quelle dell'Istituto frenasteniche di Pontevico (Ab. Cremonesini, 1931), della Galleria d'arte moderna di Milano (Ritratto della figlia, 1932), il monumento a Garibaldi (Orzivecchi, 1935), Maternità nella ex casa della madre e del fanciullo (Brescia, 1935), il grùppo dei mascheroni del palazzo Industriale (1936) al quale nel 1938 si sono congiunti i pannelli dipinti a olio; la Baccante per il Centro sordità di Sirmione (1937), la decorazione del palazzo Industriale di Milano (1937), la Carità per l'Ospedale di Desenzano (1938), la fontana di Lumezzane (1938), il monumento Serlini di Ospitaletto (1948), quello dedicato alla Famiglia operaia nel nostro Ospedale e i Pastorelli per l'Istituto zooprofilattico (Brescia, 1956).

Varie piccole opere sono poi nelle collezioni delle famiglie: Ambrogio (Milano), Santagostino (Caglio Brianza e Milano), Cimaschi, Morelli, Ferrari, Damiani, Palazzoli, Mensi, Deltratti (Brescia), Falsina (Iseo), Gnutti (Lumezzane), per non dire dei trofei, delle lapidi commemorative, delle targhe, i numerosi gessi rimasti nello studio e custoditi a lungo dai familiari dell'artista, i figli del quale, Gianoro (v.) e Vanna hanno seguito nella via dell'arte il nostro scultore.

Una Pietà ne adorna la tomba al Vantiniano.

In tutta la produzione di Claudio Botta si ravvisa fedeltà ad un ideale di verità semplice e umana, non influenzata dalle forme più avanzate della contemporaneità. Nelle "migliori v'è sempre il senso di vita e di immediatezza anche quando, in certi Santi, rispetta appieno la iconografia tradizionale", come ben ha osservato Bianca Spataro in "Storia di Brescia".

Per i meriti artistici, Claudio Botta è stato nominato Socio effettivo dell'Ateneo civico nel 1937.

Riteniamo infine di segnalare sue due formelle (firmate) in pietra, facenti parte della balaustra cingente l'ingresso alla Scuola materna "A. Ferrari" nell'omonimo villaggio e raffiguranti donne intente al telaio: opere di cui non abbiamo trovato riscontro nelle pubblicazioni consultate.

BOTTA GIANO

Brescia, 28 luglio 1919 - ?

Diplomatosi all’Istituto “B. Angelico” di Milano, vi ha pure insegnalo, prima di trasferirsi al Liceo ar-tistico di Brescia.
Figlio del noto scultore Claudio, fratello di Vanna, dal padre ha ereditato non soltanto la passione per la pittura, ma anche evidente inclinazione alla scultura. Di questa disciplina si sono veduti i frutti in non poche opere plasmate e nel segno corposo del disegno.
Nelle opere pittoriche si rivela il costruttivo disegnatore che tuttavia riesce a creare atmosfere di delicati riverberi. Sia nelle figure, sia nel paesaggio è caratteristico il tratto che compone oggetti e architetture, masse dai toni scanditi e armonizzati da calibrati “passaggi” cromatici.
Da ricordare i suoi paesaggi lagunari, le periferie in cui il panorama è colto nella severa realtà ma-linconica. Sono opere realizzate al ritorno dal Sud America, Paraguay, Argentina, Brasile dove ha esposto e soggiornato per dieci anni.
Le sue apparizioni pubbliche in città risalgono al 1938, ma dopo il rimpatrio assai rare sono state le mostre a cui ha aderito. Le personali le ha tenute alla A.A.B. (1949), da Schreiber (1969), tavole a bianco e nero. Ha poi esposto presso la romana “Galleria S. Marco” (1977): paesaggi e marine dei dintorni di Chioggia.
L’impegno didattico, il carattere schivo e propenso più ad operare che a farsi conoscere, lo hanno sempre lasciato un poco in ombra, ma la sua produzione, attentamente osservata, consente di co-gliervi valori che, scaturiti dalla emozione, possono dirsi legati a sentimenti non caduchi.
 
BIBLIOGRAFIA
O. L. PASSARELLA, “Galleria Schreiber”, Brescia, 24 maggio - 5 giugno 1969.
“Arte bresciana oggi”, Sardini Ed. Bornato.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

  1. BOTTA GIANORO
  2. BOTTA PIERO
  3. BOTTA VANNA.
  4. BOTTARELLI STEFANO

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