Dizionario dei Pittori Bresciani
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BONARDI DUILIO

Leno, 8 settembre 1956.

Autodidatta, ha partecipato, affermandosi, a collettive provinciali fra le quali si citano: Premi Ba-gnolo e Acquafredda. In Brescia è presente in seno a collettiva, dove nel 1980 espone Lo scherzo di vago sapore ensoriano, per la caratterizzazione che vi pare cercata.
Figurativo, dunque, e in evoluzione, il giovane pittore è interessato dalla realtà che lo circonda e da quanto in essa emerge di umano e sociale.
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “Brescia ‘80”, Brescia, 1 - 11 maggio 1980. Catalogo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore 1984.
 

BONARDI PIETRO

Secolo XVII.

Definito intagliatore in legno, nel 1662 lavora al tabernacolo della chiesa di S. Gaetano; la data dovrebbe risultare da una ricevuta di saldo custodita dalla Bibliote Querinana e segnalata da Stefano Fenaroli nel "Dizionario".

Forse padre del pittore Antonio, aveva casa nei pressi della chiesa di S. Francesco.

BONAZZI FRANCO

Brescia, 20 ottobre 1950.

Autodidatta, agli inizi degli anni Settanta intraprende partecipazione a concorsi provinciali e inter-provinciali; degna di nota l’affermazione riscossa in occasione della seconda edizione del premio Vittorio Trainini, in Mompiano (“Giornale di Brescia”, 1 novembre 1974).
Figurativa, l’opera allora emersa, pur nel fondo cromatismo, offriva toni di vibrazione notevoli nel-l’interpretare una località periferica. A causa di sopravvenuti impegni, da tempo Franco Bonazzi ha tralasciato attività espositiva.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore 1984.

BONDIOLI GIACOMO

 Castrezzato, 1840 - marzo 1876.

Pittore e poeta, studiò a Brera dove fu allievo dell’Hayez e dove vinse importanti premi e concorsi dell’Accademia. Fra le sue opere sono da ricordare le pale degli altari del S. Cuore e dell’Angelo cu-stode nella parrocchiale di Castrezzato; la Via Crucis nella parrocchiale di Cologne.
Colpito da malattia agli occhi fu costretto ad abbandonare la pittura. Si dilettò a comporre versi fa-cili e brillanti coi quali allietava i banchetti. Fu assessore comunale di Castrezzato.
 
BIBLIOGRAFIA
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

BONDIOLI GIOVANNI MARIA

Chiari, 6 gennaio 1868 - Bergamo, 21 settembre 1941.

Frequentò dapprima la scuola superiore d’arte applicata all’industria di Milano e, in seguito, il corso speciale per l’insegnamento del disegno, la Scuola di ornato, la Scuola di nudo e il corso speciale di pittura presso l’Accademia di B. A. di Brera a Milano.
Trasferitosi nel 1903 a Bergamo, insegnò disegno nel collegio Bana (ora S. Alessandro), nella Scuola tecnica, nella Scuola serale per operai, nell’istituto tecnico Vittorio Emanuele II, nella Scuola industriale di via Masone, nella Scuola d’arte “Andrea Fantoni” e nelle Scuole di Clusone, Valnegra e Treviglio, di Novara e di Caltanissetta.
Tenne mostre personali a Bergamo (1925 - 1927); a Chiari (1935 - I Mostra clarense). Nel 1890, 1891, 1894 aveva vinto medaglie d’argento per le scuole di disegno e di figura, Sala delle statue, concorso alla copia in plastica. Una esposizione postuma delle sue opere si tenne in Bergamo, alla “Galleria Torre”, nel febbraio 1973, altra nel 1974 presso la Biblioteca Morcelli di Chiari nel maggio e riproposta a Brescia, nelle sale della “A.A.B.”, nel febbraio 1976.
Il Bondioli e un impressionista del primo Novecento; di buon valore soprattutto le sue nature morte e i suoi ritratti.
 
BIBLIOGRAFIA
“Storia di Brescia”, Vol. IV.
G. R. CRIPPA, “G. M. Bondioli”, Ed. Novecento Grafico, Bergamo 1973.
M. PEZZOTTA, “G. M. Bondioli - Fondaz. Bibi. Morcelli e Pin. Repossi”, Chiari, 25 maggio - 9 giugno 1974.
L. SPIAZZI, Chiari, retrospettiva di G. M. Bondioli, “Bresciaoggi”, 29 maggio 1974.
L. SPIAZZI, G.M. Bondioli, “Bresciaoggi”, 14 febbraio 1976.
“L’opera e l’arte di Giovanni Maria Bondioli”, Gorle (BG), 1976.
E. C. S.(alvi), Retrospettiva di G. M. Bondioli, “Giornale di Brescia”, 18 febbraio 1976.
“Enciclopedia bresciana”, Ed. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

BONERA ALBERTO

Brescia, 17 agosto 1950.

Fino a qualche anno fa tenente cattedra di filosofia, Alberto Bonera è pure diplomato in pianoforte, autore e interprete di composizioni musicali alcune delle quali tradotte in disco.
Ma fin da giovane ha manifestato pure l’inclinazione verso la grafica e la pittura alle quali si è appli-cato come autodidatta, impegnandovi le migliori sue risorse. E tuttavia fino a oggi non si è lasciato lusingare dall’apparire alla ribalta delle mostre. V’è da sperare che alfine l’affettuosa insistenza di amici riesca a concretizzare il proposito di riunire i dipinti di Alberto Bonera nelle accoglienti sale di Palazzo Nava a Gussago.
Intanto è possibile l’osservazione dei quadri esposti nello studio e in altri spazi dell’appartamento e che indicano l’autore particolarmente versato all’arte, nell’accezione più ampia. Nel suo percorso pittorico s’avverte il desiderio di esternare stimoli e motivi colti e interpretati traendoli dal mondo esteriore e interiore.
La sua poetica si delinea nel cogliere e nel fissare sulla tela la realtà sorgiva delle cose e delle creature, l’uscire dal nulla che produce l’energia che rende tutto capace di ogni possibile metamor-fosi. Tutto ciò par derivare dalla formazione filosofica acquisita, ma anche dall’amore a quanto rap-presenta la vita. Vita sono i numerosi volti nei quali la caratterizzazione si evidenzia per il largo spa-zio dato loro, limitando al massimo il contornante tono di fondo. Anche quando il ritratto si com-pleta col busto evidente appare l’adesione al “modello”, come nel caso del “Ritratto del Sig. Bian-chini” il cui sguardo penetrante vibra ma non attenua lal contornante mestizia che la figura vive, causa recente dolore.
Vita sono i passaggi nei quali affiorano echi metafisici, di Carrà e De Chirico in particolare, ma resi attuali dall’impostazione compositiva dove i verdi, giocati nelle molteplici gradazioni, o nelle terre, accese dal sole calante, v’è l’immissione di luci intense, ma silenti. Ispirati a brani di periferia no-stra, della provincia, traggono valore dalla sintesi descrittiva e cromatica vedute come quelle di “Cave a Mazzano”, “Fontanelle” a Montichiari, “Il torrione del castello” ove il candore del blocco marmoreo penetra il corcostante verde, assumendo nel riverbero, vibrante purezza.
Dell’abilità di Alberto Bonera grafico sono vari fogli, inediti, illustranti episodi di “La Divina Comme-dia” e quelli del “Don Chisciotte”.
 

BONESINI VALENTINO

Secoli XVI - XVII.

Si fa cenno di questo artefice veronese perchè sembra aver operato, influenzandolo, con Antonio Carra per la realizzazione delle figure poste sulla fontana della Pallata . disegnata da P. M. Bagnadore nel 1596. Altri dà il nome: Vincenzo.

BONETTA OTTORINO

Singolare la visione di questo pittore bresciano che dell’azzurro e della natura animata da nobile fauna ha fatto i temi prediletti. Pittura leggera – è stato osservato – che nasce da uno stato d’animo sensibile, volto alla contemplazione di una realtà interiore espressa in forma elegante e comunicativa.
Le sue immagini si compongono di alternanze cromatiche studiate con attenzione e accostate con giusta contrapposizione, ricreanti un mondo ormai difficilmente avvicinabile.
Alcune sue interpretazioni rimandano il pensiero alle preziose incisioni poste ad ornare fucili da cac-cia che hanno reso famosa la nostra valle gardonese, per il contenuto e poi per l’esattezza dise-gnativa e compositiva che le caratterizzano.
Intrapresa l’attività espositiva in seno a rassegne collettive nei primi anni Ottanta, Bonetta ha poi allestito mostre personali in Brescia (Galleria “San Michele”, 1982 e 85), Bergamo (Galleria “Modi”, 1992) e successivamente a Milano.
Dopo la scomparsa, nel 2001, la vedova ha proposto alcuni suoi dipinti in occasione della collettiva ordinata dalla Galleria “La Tavolozza” di Pisogne. Bonetta era noto con lo pseudonimo Otto.
 
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “L’arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria “La Tavolozza”, 2000.

BONETTI BEPPE

Rovato, 18 febbraio 1951.

Noto più all’estero che fra noi, Beppe Bonetti ha intrapreso l’attività espositiva nel 1979, nel succes-sivo anno ha dato vita al Gruppo TREA col quale nel giro di due anni ha prodotto un programma comprendente mostre nel Centro culturale Materiali e Immagini di Perugia, nella Galleria Brandale di Savone, nella Biblioteca civica di Rudiano (BS), nella Matisse Galerie di Barcellona.
Dopo di allora la sua applicazione creativa emerge frenetica così come la partecipazione a rassegne nazionali e internazionali, accompagnate da saggi critici dei maggiori notisti d’arte, fra i quali si tra-scelgono Enrico Crispolti, Giorgio Di Genova, Gillo Dorfles, Carlo Franza, Bruno Munari, Giorgio Se-gato, Mauro Corradini e gli stranieri Rafael Pineda, Rudolph Rainer, Josep Skuncar e Gérard Xuri-querra…
Altrettanto indicativo del singolare procedere di Bonetti può essere la notazione di alcune sedi espositive, fra le oltre cento, che hanno ospitato suoi lavori, la Galleria Lo Spazio di Brescia, che nel 1980 e anni seguenti ha accolto il nostro pittore, poi il Salone d’Automne di Parigi, la Galleria La Chiocciola di Padova, la Galleria Fimagalli di Bergamo, il Museo etnografico di Tirano, la Galleria Vinciana di Venezia Mestre, la Toller Galerie Forti di Barcellona… una sequenza che tocca ancora Bologna, Bari, Milano, Roma, Tokio, e Parigi, più volte, Wakayama, Madrid.
Arte astratta quella di Bonetti che manifesta l’eterno contrasto tra regola e eccezione, dall’esito metarazionale esprimente la crisi di un modello assunto follemente dalla contemporaneità. Le tele si animano di megastrutture richiamanti giganteschi villaggi, fabbriche, convogli franti da sconvol-gente energia liberante nello spazio mille segmenti di materia.
Più di ogni altra interpretazione a queste complesse creazioni pare accessibile, quanto aderente, quella offerta da Gillo Dorfles la cui riflessione si propone integralmente: “I suoi dipinti a colori acri-lici sono preziosi per la materia e per la modulazione cromatica. Si tratta di un alternarsi di seg-menti solo in apparenza regolari, ma spesso devianti verso una direzionalità inattesa: si tratta dell’incro-ciarsi e sovrapporsi di rette che immettono nell’apparente ordine del dipinto uno scompi-glio vitalizzante: si tratta di uno sfumare e quasi spegnersi di elementi cromatici che affondano (se è permessa questa metafora nel caso di superfici bidimensionali) entro un limbo acromatico e deci-samente tenebroso, procedendo verso un orizzonte invisibile”.
V’è da notare che dipinti di Beppe Bonetti appartengono ormai a numerose collezioni private di va-rie nazioni, così come quelle di Musei e Istituzioni quali la Columbia University di New York, il Mu-seo di Arte contemporanea di Belgrado, il Museo municipale di Maracaibo, il County Museum of Modern Art in Los Angeles… solo per fare alcune citazioni con esclusione di prestigiosi Musei italia-ni. Accanto alla produzione pittorica, sono nate numerose grafiche, con multipli a film, frutto di ap-plicazione che dal 1981 giunge fino ai giorni nostri.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: S. ZANELLA, “Beppe Bonetti. Mostra antologica 1969 - 1999”, Gallarate, Civica Galleria d’Arte moderna, 17 gennaio - 21 febbraio 1999.
A integrazione si veda: “Beppe Bonetti 1979 - 1989”, Milano, Pinto e Linea, 1990.
“Beppe Bonetti, materatonality old and recent works”, Seoul, 21 dicembre 1999 - 10 gen-naio 2000.
M. BERNARDELLI CURUZ, Bonetti, ordine e caos in geometrica tenzone, “STILE Arte” n. 50, luglio - agosto 2001.
 

BONETTI PAOLO

Rintracciate in un catalogo le riproduzioni di alcuni dipinti di Paolo Bonetti, nonostante le ricerche per avvicinarlo, l’autore risulta irreperibile, anche si è appreso che da qualche tempo si è dimesso dall’Associazione Artisti “M. Dolci”, mentre a Borgosatollo, località indicata quale sua residenza, non è raggiungibile.
Pertanto ci si limita alla seguente segnalazione.
Paolo Bonetti ha affinato naturali doti creative frequentando la Scuola dell’Associazione Artisti Bre-sciani, sotto la guida di Chico Schinetti, cui va dato merito di non aver influenzato la visione del giovane, ma piuttosto di averlo reso consapevole di quanto era in grado di esprimere si attraverso il paesaggio, la figura o la natura morta.
La chiarezza del suo sentire si traduce in una composizione di elementi scanditi, la pennellata gras-sa componente motivi di notevole plasticità. Una pittura coloricamente squillante retta da un dise-gno essenziale, componente soggetti dalla notevole plasticità, lo dimostrano, ad esempio, le roride rotondità di una natura morta avente protagonisti Pomodori sparsi su pieghettata tovaglia, oppure la fioritura di Girasoli in un campo delimitato da grandi alberature. La stessa franta, ma costruttiva ideazione, caratterizza le figure, rese nel silenzioso respiro di interno.
Più sciolta la descrizione penetra alcuni paesaggi, come Il Castello di Brescia o Sottobosco in au-tunno nei quali i colori fondamentali (azzurrino e giallo chiaro) riescono a produrre sinfonia di acco-stamenti lievi e intrisi di atmosfera.
 
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “L’arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria “La Tavolozza”, 2000.
  1. BONETTI PAOLO
  2. BONI BERNARDINO
  3. BONINI BERNARDINO
  4. BONINI LUCIANO

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