Brescia, 28 luglio 1919. Vive e opera a Brescia.

Anche Giano.

Figlio del noto scultore Claudio (v.) e fratello di Vanna Botta, pittrice, dal padre ha derivato la passione per la scultura.

Di questa disciplina restano frutti sia nelle opere plastiche, sia nella produzione pittorica dal tratto corposo, essenziale.

Come scultore, nel 1939 merita una borsa di studio sul Legato Bettoni Cazzago indetto dall' Ateneo bresciano.

Diplomato all'Istituto d'arte "B.Agelico" di Milano, vi ha pure insegnato, prima di trasferirsi al Liceo artistico di Brescia dove ha proseguito la carriera didattica.

Fin da giovane è presente a mostre d'arte coniugando esiti plastici a quelli pittorici e grafici: sia in Brescia, sia in località varie d'Italia, così come in Sud America, dove espone in Argentina, Uruguai, Brasile.

Mostre personali ha allestito nella . Galleria di D. Bravo nel 1938, allineando opere in bianco e nero; ripetendosi anche il successivo anno.

Nel 1940 si afferma al Premio nazionale indetto dalle Forze armate; lungo il periodo di assenza dalle sale di esposizione, solo nel 1948 partecipa alla Mostra del ritratto, presso la A.A.B., nelle stesse sale, nel 1949, allinea una personale con opere grafiche e scultoree, prima di accingersi al viaggio in Sud America dove soggiorna per un decennio.

Altra personale ricordiamo alla "Galleria Schreiber" (Brescia, 1969) che riuniva prevalenti tavole in bianco e nero; nel 1977 segue la presenza alla "Galleria S. Marco" di Roma, dove coniuga paesaggi e marine di Chioggia.

L'impegno didattico, il carattere schivo e propenso ad operare, più che a farsi conoscere, hanno contribuito a tenere un poco in ombra la sua attività creativa, ma nella produzione v'è possiblità di cogliere valori legati a sentimenti non caduchi. Con O.L. Passarella possiamo ripetere che anche nelle sculture di Gianoro Botta "è facile comprendere che le sue figure o le statue mutili s'immergono con piena aderenza nella atmosfera tenebrosa, popolando la di esseri dolenti che trovano evidente riscontro nelle teste femmnili in visioni ed espressioni veramente sincere ed efficaci", nel solco della tradizione verista resa attuale dal mosso tratto espressionistico, come nel Riposo del pastore.

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