Dizionario dei Pittori Bresciani
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BONO PRIMITIF

Il dizionario del Comanducci lo dice bresciano ed emigrato a Cannes dal 1925. Ritrattista e paesag-gista, membro della Società di B. A. francese, nei saloni della stessa espose dal 1920 al 1939. Lo stesso dizionario reca bibliografia annoverante repertori di notevole autorità. Nonostante le ricerche fatte, non si è in grado di aggiungere altro a quanto già noto.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

BONOLDI ANNA MARIA

Gardone V.T., 5 giugno 1942.

Insegnante di scuole materne cittadine, da qualche tempo pensionata, Anna Maria Bonoldi dalla pittura ha tratto appagamento personale, ma anche arricchimento del messaggio trasmesso ai gio-vanissimi suoi scolari.
Ha iniziato a dipingere come autodidatta e solo nella maturità ha potuto seguire corsi di arte locali, allieva per qualche tempo del prof. Angelo Bontempi, fino all’adesione nel 1996 alla Associazione Artisti Bresciani nella cui sede espositiva ha ripetutamente proposto suoi dipinti in occasione delle annuali esposizioni sociali prodotte sotto il titolo di “Ricognizioni”.
Non ha tuttavia mancato di estendere il percorso espositivo aderendo a ulteriori rassegne provin-ciali di Monticelli Brusati, Santa Eufemia, Leno, Ospitaletto, San Polo, Sirmione e altre a livello na-zionale a Graziano Visconti, dove si è affermata, a Venezia, nel contesto della Biennale, ed ancora a Padova, Firenze, Ferrara, Bologna, Montecatini (Premio speciale), in alcuni casi partecipe delle ini-ziative di “Il Quadrato” e “Mondadori”, figurando nelle relative pubblicazioni.
Naturalmente portata a interpretare la figura e scene di genere, la resa pittorica è raggiunta me-diante precisi e fitti tocchi dall’acceso cromatismo. Apprezzabile in particolare la descrizione di mo-menti di vita campagnola che restituisce sentimenti nostalgici nei confronti di una realtà fatta di sa-pori genuini e autentici filtrati e avvalorati da profonda interiorità, per la quale si è mossa l’at-tenzione di notisti d’arte quali Falossi, Fabiani, Di Giovane.

BONOMELLI LUIGI

Rovato, 27 settembre 1883 - 22 agosto 1955.

Da Antonio Fappani ("Enciclopedia bresciana") si apprende che Luigi Bonomelli, figlio di Giuseppe, è stato allievo della Scuola superiore d'arte di Milano, nella quale si è diplomato con medaglia d'argento.

Intagliatore in legno assai apprezzato, aprì proprio laboratorio che, nel 1910, fuse con quello di Benedetto e Paolo Rivetti (v.) sciogliendosi da essi durante la prima guerra mondiale.

Realizza numerosi e grandiosi apparati per le Quarant'ore ed altri motivi a tema sacro: un Crocefisso si trova sull'altare maggiore della prepositurale rovatese, ed a Rovato suo è anche l'arredo della sala consiliare del Comune.

Per trentacinque anni e senza pretendere compenso è stato insegnante nei corsi serali e festivi della Scuola di disegno "F. Ricchino" di Rovato, meritando per l'opera creativa e per la dedizione agli allievi una medaglia d'oro della municipalità del paese natio.

BONOMELLI PAOLA

Iseo, 21 dicembre 1973.

Diplomata al Liceo artistico di Lovere, ha poi completato gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera in Milano, allieva del prof. Ortelli.
Fondamentale per l’affermarsi visivamente della sua concezione artistica è il disegno inteso classi-camente e caratterizzante la grande precisione del tratto a matita. Una esattezza trasporta nei di-pinti nei quali la luce dà consistenza ai vari oggetti affrontati, con predilezione per la figura.
Ma la ricerca di Paola Bonomelli non si è arrestata col trascorrere del tempo elaborando l’applicazione degli indirizzi offerti dalla classicità, ma si è orientata verso sperimentazioni tecniche innovative mediante l’utilizzo di materiali diversi, dalle resine alle vernici e cere amalgamate con l’olio, oppure l’acrilico e terre applicati su tavola oltre che su tela.
L’esito a cui perviene è di esemplare nettezza compositiva che potrebbe essere accostata alla ben nota corrente della nuova oggettività.
Partecipe a numerose mostre collettive promosse in Iseo e nel circondario, con una puntata a No-rimberga in Germania, negli ultimi anni Novanta del passato secolo e nei primi del presente, Paola Bonomelli ha allestito quattro rassegne personali: a Cologne, nel Golf Club di Franciacorta (2003), per poi ripetersi nella sala dell’Ufficio turistico affacciato sul lungolago di Iseo.
Contemporaneamente alle ultime apparizioni pubbliche, il fare della pittrice sembra aver attenuato l’accento realistico dei precedenti anni per condensare nelle figure, quelle femminili in particolare, un alto contenuto simbolico, oltre che denso di suggestioni emozionali.
Pur permanendo la cadenza cromatica, che si fa sintesi compositiva, la pennellata diviene più fluida diffondendo sulla tela ampie campiture sufficienti però a dare compiutezza alle figurazioni evocanti atmosfere silenti di luoghi e di tempi sognati.
 
BIBLIOGRAFIA
G. Galli, Ritratti interiori, “STILE Arte” n. 82, ottobre 2004.

BONOMELLI PIETRO

Vedi Mogliadel

BONOMETTI GIAN CARLO

Affrontata la pittura nei tardi anni Settanta del secolo appena trascorso, in ciò sostenuto da Gio-vanni Botticini, fratello di Vittorio e titolare d’un negozio di colori, al tempo stesso ha frequentato la scuola di Eugenio Busi dal quale ha derivato il gusto della pennellata sciolta, rorida.
Ma suo è il modo di porsi di fronte ai diversi motivi da tradurre sulla tela, sia la visione ampia del Maniva, innevato, sia uno scorcio di valle di Sarezzo colta nel primo tepore primaverile.
Il vagare del Bonometti, ansioso di cogliere il paesaggio, lo porta pure sul Garda e in altre località provinciali: ed ecco cieli tersi irraggiare tocchi plastici ricreanti rustici collinari dalle plastiche mura monocromatiche luminose e contornanti il germogliare degli alberi. Coniugati da toni scuri e chiari i verdi del bosco macchiato da penetranti raggi del sole.
Maggiormente carezzevole il tocco componente mazzi di fiori raccolti in vasi maiolicati dei quali è resa intera la fragranza.
Gian Carlo Bonometti ha intrapreso assai tardi a frequentare le sale di esposizione: lo ha fatto in-serendosi nel gruppo degli amici che han dato vita all’Associazione Artisti “Martino Dolci”, con essi esponendo in varie collettive.
V’è chi ha veduto nei suoi dipinti scelte di una certa raffinatezza, ogni colore ogni pennellata medi-tati, frutto di passione sincera per la tradizione figurativa.
 
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “L’arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria “La Tavolozza”, 2000.

BONOMETTI GIOVANNI BATTISTA

Secoli XVI - XVII:

Anche Bonomi.

A Camillo Boselli il merito di aver fatto luce su questo artista, figlio di Paolo mercante di legname e forse impresario edile, e di Anzola, nato a Brescia nel 1541 e ancora vivente nel 1617. Scultore, architetto, dal 1558 al 1564 circa lavora al palazzo Loggia e vi realizza il secondo acquario del lato est (partendo da nord), il quarto del lato sud (partendo da est)ed altro non identificato sul lato nord; le statue dei SS. Faustino e Giovita. La Giustizia e il XVI basamento per la colonna d'angolo nord-est all 'interno della sala.

Dal 1564 al 1568 è al servizio dell'Elettore di Sassonia e partecipa all'abbattimento della fortezza di Grimmenastein e Gotha. Il passaporto usato nel settembre 1568 per breve ritorno in Italia lo dice "Joan Baptista Bonom a Pressa Architectus et Sculptor" ..

Fatto ritorno in Sassonia, nel 1571 lascia l'Elettore per passare al servizio del genero suo, co: Palatino Giovanni Casimiro. Una polizza d'estimo del fratello Prandino prova la presenza di Giovan Battista a Venezia nel 1588, al servizio di quel governo in qualità di ingegnere.

Attualmente, la conoscenza della produzione plastica di G.B. Bonometti si riduce alle opere di palazzo Loggia e ad un disegno firmato e datato 7 luglio 1566, conservato a Dresda e pubblicato dallo Schade.

 

BONOMETTI GIUSEPPE

Gussago, 15 luglio 1944.

Fin da ragazzo predilige la composizione plastica e, usufruendo della esperienza assunta con l'attività artigianale, intraprende come autodidatta la scultura in ferro. Anche il mondo che verso i vent'anni ha cominciato a ricomporre con maggiore assiduità è quello della sua terra: contadini all'opera nei campi, nel vigneto, gli animali domestici che con l'uomo quei lavori dividono, buoi, cavalli, capre, galline e uccelli liberi in volo ...

Oppure personaggi caratteristici incontrati per via, interpreti di sagre, di feste. E quel mondo semplice Bonometti lo ripropone con fare ingenuo, ma non privo di personale fantasia.

AI 1977 risalgono le sue prime apparizioni in pubblico: a Breno, Carpenedolo, al bresciano "Premio Moretta" seguite, il successivo anno, dalle presenze al "Premio La Città" di Milano, a concorsi in Azzano Mella, S. Polo, Villanuova sul Clisi, Boniprati (TN), ancora il "Premio Moretta" e il "Premio Il Cenacolo" di Firenze. Nel 1979 è invitato al "David" di Milano, ritorna con opere ad Azzano Mella, Brescia, Molinetto; nel 1980 un suo Crocifisso è alla Piccola galleria di via Pace; in varie occasioni si afferma o entra nella rosa dei premiati.

Mostre personali ha invece allestito a Iseo ("Castello Oldofredi") a Cremona ("Galleria Il Poliedro"), lo stesso anno. (1979) invitato quale ospite d'onore a Concesio in occasione delle manifestazioni indette a favore dell'UNICEF.

Nella chiesa della Cerezzata a Ome espone nel 1980; nell'Abbazia di Rodengo Saiano negli anni 1980 e 1981.

Oltre che ai motivi su ricordati, il suo interesse è via via rivolto ai fiori di montagna, di collina colti fra il ciuffo d'erba, abbarbicati a spuntoni di roccia, indi il tema sacro, i cui esiti più evidenti sono Ultima Cena (propr. Cancarini, Brescia), S. Benedetto nell' Abbazia di Rodengo, S. Teresa nel ricovero per anziani della stessa località; Fuga in Egitto composta per l'ex convento dei frati camaldolesi (Gussago) oggi proprietà privata. La paziente abilità del "bruzafer" ha condotto Bonometti ad assumere incarichi per antichi edifici monumentali, fra i quali ricorda con particolare calore la quattrocentesca chiesetta di Ome, villa Maria Luisa a Milano: per l'una ha realizzato il cancello dell'ingresso, il leggio, la Croce dell'altare (1984), per l'altra ha integrato e ricomposto piantane, balaustre, un grande rosone riconducendo alla originaria dignità l'opera di Alessandro Mazzucotelli compiuta sul fare del nostro secolo.

 

BONOMETTI MARIO

Dello, 18 settembre 1948

Egregio colorista, Mario Bonometti è interprete di un vedutismo espressivo derivante da costante ricerca condotta nel solco del mondo che lo vede appassionato alla scoperta di campi e racchiusi scorci paesistici, siano essi collinari, montani o prossimi alla città. E il dialogo intrapreso con la na-tura diviene fraseggio poetico affidato all’elaborato rapporto tra cromatismo e forme. Così che la realtà trasposta sulla tela reca palpiti lirici, un’espressione pittorica personale.
La montagna in particolare sembra attrarre il pittore, così che ricorrono vedute del Maniva, quando la superstite neve si discioglie al primaverile tepore, oppure l’addensarsi di rustici casolari gravati da coltre nevosa, la prospettiva resa da cielo rasserenato.
Cariche di toni azzurrognoli, le torbiere iseane ove plastici rustici fatti ombrosi da maestose albera-ture si stagliano sul declinante profilo delle colline più lontane: paesaggi recanti un sereno e sensi-bile dialogo del pittore con la natura. Alla quale Bonometti sottrae frutti e fiori che accostati a va-sellame e attrezzi rurali ricreano angoli di ambienti modesti, ma evocanti ricordo d’una quotidianità vissuta umilmente ma intensamente.
 
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “L’arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria “La Tavolozza”, 2000.

BONOMI BARNABA

Secolo XVI.

Stefano Fenaroli ("Dizionario degli artisti bresciani") lo definisce intagliatore in legno e rinvia all'estimo del 1588 della quadra di città vecchia. Di lui non si conoscono opere.

 

  1. BONOMI BENEDETTO
  2. BONOMI GIROLAMO
  3. BONOMI MARCHION
  4. BONOMI. Famiglia

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