Dizionario dei Pittori Bresciani
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BONETTI PAOLO

Brescia, 6 ottobre 1964.

Tecnico di professione, fin dalla giovane età ha palesato predisposizione alla pittura, affinata poi frequentando per qualche tempo la Scuola d’Arte dell’Associazione Artisti Bresciani.
Alla sua formazione hanno inoltre contribuito i contatti intrapresi con i pittori aderenti alla Associa-zione Artisti “Marino Dolci” di via San Faustino in seno alla quale ha partecipato a varie rassegne collettive.
Tuttavia, la sua ricerca lo ha portato ad approfondire sperimentazioni diverse, fino ad approdare a una espressione in cui prevale un intento poetico che si estrinseca in un cromatismo nitido e caldo, in grado di dare vita a paesaggi e figure sviluppati in funzione di una resa atmosferica tepida e lu-minosa.
Oltre che nella Galleria dedicata a Martino Dolci in via San Faustino, Paolo Bonetti ha partecipato a varie rassegne provinciali ed anche regionali.

BONI BERNARDINO

Secolo XVIII

Nato probabilmente agli inizi del secolo e morto nel 1774. Fu forse allievo del bolognese Giovanni Antonio Boni che lavorò come figurista nella chiesa della Carità in Brescia. Qui il Boni aveva già di-pinto nel 1729 due ovali con l’Assunta e l’Immacolata Concezione, opere che il Boselli definisce di un generico classicismo. Fu tra i primi comunque a portare a Brescia gli orientamenti della scuola bolognese, contemperati ad altre influenze come, ad esempio, della vicina Verona dove lavorava il Cignaroli, amico suo.
Tra il 1730 e il 1733, nella chiesa della Carità il Boni dipinse altre lunette all’esterno della “Santa casa di Nazareth” e raffiguranti la Natività, Sposalizio della Vergine, Profeti e Sibille, eseguendo an-che la decorazione della sacrestia (poi alterata) e la perduta decorazione dell’organo e di una stan-za detta “Caminadella”.
Secondo il Boselli fra le opere del Boni esistenti sono da elencare in S. Clemente i quindici ovali a olio su pietra di paragone raffiguranti i Misteri del Rosario, per l’altare del Rosario (1743 - 1746). Numerose poi le opere perdute in Brescia e appartenenti a numerose chiese. L’elenco di queste perdite, oltre che nella “Storia di Brescia” è rintracciabile nella “Enciclopedia bresciana”. Sempre Camillo Boselli escluse che sia suo il ritratto del cardinal Querini da cui l’Orsolini trasse una stampa.
Il Carboni testimonia che il Boni fu uomo di piacevole compagnia, “faceto e familiare, buon com-mensale e dotato di vasta erudizione nella storia sacra e profana”.
Le opere rimaste lo additano pittore di facile pennello scorrevole e di buona qualità compositiva.
 
BIBLIOGRAFIA
E. MACCARINELLI, “Le glorie di Brescia”, 1747, Ed. C. Boselli, 1959.
G. B. CARBONI, “Notizie storiche dei pittori e scultori”, 1776, Ediz. C. Boselli, 1962.
P. ZANI, “Enciclopedia metodica critico ragionata di B.A.”, 1819 - 1824.
P. BROGNOLI, “Guida di Brescia”, 1826.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
P. GUERRINI, “L’istituto del Buon Pastore Brescia”, 1944.
C. BOSELLI, Spoliazioni napolconiche…. “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1960.
“Storia di Brescia”, Vol. III.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo. (Alla voce Bono).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore 1984.
R. LONATI, “Catalogo illustrato delle chiese di Brescia. Aperte al culto, profanate e scom-parse”, Brescia, 1984.
 

BONINI BERNARDINO

Secolo XVI.

Da C. Boselli ("Brixia Sacra", a. VII n.1 - 2, gennaio - aprile 1972) desumiamo quanto segue: intagliatore di legname, abitante in Brescia, di cui il Fenaroli indica una polizza d'estimo. Di lui non si sa nulla tranne quelle poche notizie che offre detto documento. E cioè: il Bonini abitava a St. Zoan, d'anni 28 (nel 1588), sposato con Cecilia di 27 anni e padre di Gerolamo (6 anni) e di Barbara (di un anno).

BONINI LUCIANO

Brescia, 5 gennaio 1950

Lui stesso ci ha narrato la sua vicenda esistenziale e creativa, che dal noto quartiere del Carmine lo ha portato a essere artista girovago in mezzo mondo. La sua formazione artistica avviene a con-tatto con altri pittori, Ginetto Martini in particolare, avente anch’egli studio al Carmine, e assiduo nella nota Trattoria del Frate. Bonini espone lì le sue opere e il consenso riscosso lo sprona a più intensa applicazione. L’ansia di apprendere lo induce a intraprendere viaggi oltre Alpe, a frequen-tare Parigi e la patria di Van Gogh, a portarsi in altre regioni ispiratrici di grandi artisti.
Frutto del soggiorno francese, nel 1985 espone numerosi dipinti all’Associazione Artisti Bresciani rivelandosi alfine ai concittadini quale “pittore vedutista luminoso e chiaro”. La Galleria “San Ga-spare” e quella dell’Associazione Artisti “M. Dolci” divengono sede per ulteriori mostre personali e per la partecipazione a collettive dove proporre gli esiti di scorribande fuori d’Italia oppure a Vene-zia, Chioggia e in Toscana.
Al di là delle geografie locali, nei suoi dipinti Bonini cerca risultati efficaci di luminosità limpida che dia freschezza a forme e colori. Ben ha osservato Luciano Spiazzi quando ha rilevato che di Parigi e della Senna il pittore ha colto il grigio leggero e trasparente che appartiene all’irrepetibile cielo della “Ville Lumière”, mentre i canali di Chioggia evidenziano la schiettezza dei colori veneti fino al rossic-cio. E Brescia, colta nel luminoso grigiore invernale, nel fulgore primaverile dei suoi colli… gli esal-tanti accordi delle maschere di Bagolino, il delicato distendersi di acque, colline iseane… il tutto re-so con tocco mosso e lieve, a volte la leggibilità affidata al costruttivo segno affiorante da mono-crome armonie, come in Piazza della Loggia che condensa ed esalta, con le qualità pittoriche, la sensibilità dell’autore.
 
BIBLIOGRAFIA
L. BONINI, “Luciano Bonini pittore. Mezzo secolo”, Brescia, Litografia La Cartotecnica, 1999.
 

 

BONINI MARCO

Secolo XVI.

È ricodato come scultore e pittore ornatista.

Con contratto del 22 giugno 1566 del libro "Instrumentorum" dell'Archivio civico bresciano, con un maestro Antegnati si obbliga a lavorare alcuni capitelli della sala di palazzo Loggia.

Secondo lo Zani era ancora operoso nel 1596.

BONINI MARCO

Secolo XVI.

Pittore, scultore. Fu uno degli artisti impiegati nei lavori della Loggia, come risulta da un contratto del 22 giugno 1566 del libro “Instrumentorum” dell’Archivio civico in cui veniva incaricato insieme ad un maestro Antegnati di dipingere alcuni capitelli della scala. Secondo lo Zani, operava ancora nel 1596. Come pittore è da classificare “ornatista”.
 
BIBLIOGRAFIA
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

BONINO DA CAMPIONE

 Secolo XIV.

È l'autore dell'opera scultorea più significativa del secolo XIV rimasta nella nostra città a testimoniare la presenza dei maestri campionesi. Acquista altresì grande importanza per essere la prima opera sicuramente attribuibile a Bonino: trattasi della tomba del vescovo Balduino Lambertini (+ 1349) esistente in Duomo vecchio.

Nel sarcofago, elementi cari al campionese sono "il caratteristico modo di comporre le strutture a fronte unica, ma con due riquadri laterali lievemente aggettanti che serrano come due pilastri, movendo la solita forma parallelepipedo e il motivo del Cristo nel sepolcro reso a bassorilievo sul coperchio".

BONINSEGNA DA CLOCEDO,

o Di Zenone. Ciongo (Vr) 1407 - 1499.

Operò in Brescia risentendo l’influenza di Maestri veronesi e con finezza, ma di lui non restano opere certe.
BIBLIOGRAFIA
“Storia di Brescia”, Vol. II.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

BONINSEGNA MICHELE

Bologna, l I settembre 1825 - 13 luglio 1896.

Altri dà la nascita al 1821.

Di ceppo manerbiese, a Manerbio la sua memoria vive nel marmo di una strada (1934) e nella scuola media dedicata al suo nome nel 1950.

Scultore e medaglista, dopo aver compiuto gli studi liceali può frequentare l'Accademia di Brera a Milano e conoscere Francesco Hayez, studiando sotto la guida del Tabacchi. Numerose le opere realizzate a Milano, alcune delle quali nel famoso Duomo; Schiava denudata è premiata alla Esposizione di Filadelfia, riproposta a Milano nel 1881 vi è venduta; il bozzetto proposto per il monumento ad Arnaldo da Brescia merita il secondo premio.

Fra quante opere realizzate per località della nostra provincia possono citarsi: La famiglia operaia di Roè Volciano, varie statue per il palazzo Ghirardi di piazza Italia a Manerbio, dove ancora restano la tomba della famiglia Ghirardi e una' Deposizione' ; i busti di alcuni esponenti della famiglia Gaggia, quello del pro! Cesare Tadini (cimitero) in Verolanuova.

Pur perseguendo intenti illustrativi, apprezzabili sono giudicati Ulisse, Renzo (riprodotto ripetutamente) Il paggio e il Savonarola degli anni 1860 - 1875.

Mosè Bianchi ha ritratto Michele Boninsegna in un bel dipinto custodito dal Museo reale di Milano.

Un nutrito elenco delle opere del Boninsegna ha redatto Antonio Fappani in "Enciclopedia bresciana".

C. Boselli ("Brixia Sacra", a. VII, n. 1 - 2, gennaio - aprile 1972) riproduce un manoscritto del Cicogna conservato presso la Pinacoteca Tosio Matinengo: l'elogio allo scultore si coniuga all'amarezza dovuta alla "malaugurata cateratta" che gli ha impedito di proseguire la fervorosa attività. A lui si deve un restauro della fontana della Pallata.

BONO GIOVANNI

Ome, 1927.

Ha frequentato i corsi della scuola d’arte Moretto ed ha svolto per anni l’attività di arredatore, non tralasciando di dare alimento alla passione per la pittura.
Di lui non conosciamo esiti di mostre personali o di concorsi e premi. Si sono soltanto vedute opere in locali pubblici ed abitazioni private del paese suo natale. Opere di paesaggio, nature morte, so-prattutto fiori che lo dicono pittore figurativo nella tradizione più nobile: nella espressione artistica capace di esternare intimi moti. Nitido l’impianto, sia che ritragga uno scorcio di paese, un brano di lago coronato da ulivi, un mazzo di fiori campestri; la pennellata succosa e sintetica, cromatica-mente ricca ed armoniosa; finezza compositiva che maggiormente ci sembra preziosa allorquando Bono raccoglie in vasi i variegati toni di petali e corolle. Allora il motivo predominante, pur stagliato plasticamente sul fondo, con questo armonizza in una scansione varia di luci tepide e sommesse; un silenzio avvolgente che ben può equivalere a un attimo di ristoro dell’animo inquieto e mai pago dell’autore.
Si era appresa notizia della lunga malattia che ha carpito all’artista la possibilità di applicarsi alla tanto amata pittura. Non quella della scomparsa, che l’opuscolo “Un omaggio a Luciano Spiazzi, un ricorso di Giovanni Bono” edito in occasione di una mostra allestita nel Santuario della Madonna dell’Avello - Cerezzata di Ome dal 4 al 13 settembre 1992 lascerebbe intendere avvenuta anterior-mente alla manifestazione commemorativa.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: Arte bresciana oggi”, Sardini Ed. Bornato.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 
  1. BONO PRIMITIF
  2. BONOLDI ANNA MARIA
  3. BONOMELLI LUIGI
  4. BONOMELLI PAOLA

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