Brescia, 29 agosto 1879 - 5 giugno 1910.
Figlio di Pietro (v.)e di Palmira Anderloni, è cresciuto fra "le carezze dei genitori che in quell'unico figlio ponevano ogni loro gioia e nel progredire dell'azienda artistica, incominciata dal padre, apprese colla squisita educazione anche il gusto del bello". Cresciuto quindi artisticamente nel laboratorio paterno, dall'arch. Arcioni apprese gli elementi dell'architettura che gli permisero di realizzare apprezzati lavori quali balaustre, fontane, esedre, imitando gli stili in voga nel Cinquecento, il Barocco, il Gotico ecc.
Membro del consiglio Direttivo della Scuola "R. Vantini", in quelle aule é stato anche docente.
L'attività di laboratorio lo avvicina a scultori quali Ghidoni, Contratti e Zanelli i quali, "con i rudimenti dell'arte ebbero dal padre suo indirizzo e appoggio". Ad essi, si é ispirato.
Laborioso quanto modesto, molte volte si affaticava nel cercare originali composi-zioni inviate poi fuori provincia, in varie nazioni europee, tanto da contribuire a rendere noto il nome della nostra città.
Ornatista dunque, per giardini, saloni, chiese, più che scultore, anche se nella sua produzione non mancano statue o composizioni figurative che però non si elevano oltre "la verità fisica dell'immagine".
Morì il 5 giugno 1910 e non il 7, come ripetutamente é stato proposto.
Nel "Cittadino di Brescia", per le cui pagine G. Ronchi il 7 ha dettato il Necrologio di Raffaele Faitini, il successivo giorno 9 i parenti ringraziano la cittadinanza bresciana per il tributo di affetto manifestato in occasione delle esequie. I resti mortali di Pietro e Raffaele Faitini riposano nella cella 13 del Vantiniano. Alle loro lapidi é possibile, con le epigrafi, attingere le date estreme delle rispettive esistenze.
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