Como, 16 ottobre 1929.
Giunto giovanissimo nella nostra città. è pittore oltre che scultore; le naturali doti affinate seguendo l'insegnamento di Emilio Rizzi negli anni del dopoguerra.
Ha quindi intrapreso con Mario Pescatori l'attività di decoratore e restauratore, aderendo al tempo stesso a manifestazioni dell'Associazione artisti bresciani, alla quale si era avvicinato fin dal 1946. Fra le varie mostre collettive alle quali ha inviato opere possiamo ricordare quelle dedicate ai "Giovani artisti bresciani" (1950), gli "Incontri della gioventù". (Milano, ]953), nelle quali, però. si esprimeva ancora pittoricamente; e poi rassegne a Gardone Riviera (1953), Roma (IV Mostra concorso internazionale per presepi e pezzi di presepio. 1956). ancora mostre del presepio a Milano (Angelicum. 1957). Lecco (1958): lo stesso anno a Roma presenzia alla Mostra nazionale "Gesù lavoratore", indi alla mostra d'arte sacra ordinata in Vescovado (Brescia. 1959) ove esponeva Annunciazione.
Assunto nel 1960 dalla Editrice Fratelli Fabbri in qualità di grafico illustratore, Virginio Faggian è talmente assorbito dal nuovo incarico, gravato per di più dal quotidiano spostamento da Brescia a Milano, che solo nel 1978 torna alle mostre, con presenze a Mergozzo (CO), ai Premi dell'Amicizia (Brescia) e di S. Eufemia (1980). Anche nel capoluogo ha tuttavia la possibilità di esprimere le sue doti di plasticista: accanto alle illustrazioni per libri, tradizionalmente condotte, per alcune edizioni destinate ai giovani o dedicate al mondo scientifico, compone immagini "tridimen-sionali" che, fotografate, appaiono come disegni colorati, ma in effetti sono compo-ste da tanti elementi plastica mente definiti e poi disposti in ordine prospettico; così come in legno o in gesso realizza veri e propri "plastici" di interi rioni cittadini, di catene montane.
Vent'anni e più di questa attività hanno attenuato sensibilmente gli esiti creativi di Faggian che solo nel 1983, con il raggiungimento della pensione, ha ripreso a scolpire nel legno, nella creta, nel bronzo. Sono nati alcuni ritratti; per la sala delle riunioni della parrocchia di S. Maria della Vittoria ha realizzato un grande pannello in legno scavato rappresentante la ideale costruzione della chiesa. Con questa tecnica ha compiuto altri motivi suggeriti anche dalla quotidianità, come Danza, il passaggio del Musicante o il tenero abbraccio della madre che allatta il figlio ...
L'incarico, alfine, che lo ha fatto ampiamente conoscere in città, con le nuove porte della chiesa di S. Maria della Vittoria: fusi in bronzo, i sedici pannelli del portale evocano i misteri del Rosario e contornano i quattro centrali angeli che adornano le ante più piccole e normalmente aperte.
Di Virginio Faggian anche il cartone del mosaico sormontante l'ingresso della chiesa, con l'immagine della Vergine. Mentre il "Dizionario" si compone, Faggian lavora alla porta bronzea della chiesa dei SS. Pietro e Paolo alla Volta: i 20 pannelli narrano la storia della Salvazione.
 
Apprezzato scultore, autore di notevoli complessi plastici, soprattutto chiesastici, come il monu-mento al b. Ludovico Pavoni, posato nel giardino antistante la chiesa dell’Immacolata, più nota co-me Pavoniana, Virginio Faggian è pittore da scoprire.
Trasferitosi a Brescia nel 1934, per alcuni decenni è vissuto a Santa Eufemia della Fonte, per tra-sferirsi poi in uno dei complessi appena fuori Porta Cremona.
La sua abilità grafica è provata dal lavoro di illustratore per libri per ragazzi e di ideatore di plastici geografici che, fotografati, sono stati pubblicati in libri di testo scolastici.
Come pittore esordisce nel 1950 quando un suo Presepio si aggiudica il secondo posto nel Premio “Giovani dai 18 ai 25 anni” al Concorso Giovani Artisti bresciani indetto dal Comitato cittadino per l’assistenza agli artisti. Autorevole la commissione giudicatrice, composta da Emilio Rizzi, Lorenzo Favero, Tita Mozzoni, Franco Salvetti e Augusto Ghelfi.
L’opera premiata è ormai difficilmente identificabile, ma probabilmente era simile ad altre “vedute” dagli intensi colori caldi, solari, evocanti l’afflato poetico che contraddistinguerà tutta la sua produ-zione pittorica. Che solamente la mostra commemorativa “L’uomo e il molteplice”, prodotta nella ex chiesa di S. Paterio a Santa Eufemie dall’11 al 25 settembre e dal 12 al 30 novembre 2005 ripetuta nella sede cittadina dell’Associazione Artisti Bresciani, ha rivelato assai compiutamente.
Erano proposte circa quaranta opere pittoriche, alcune tarsie, per lo più paesaggi e figure. Le ve-dute dedicate alla periferia colta negli aspetti raccolti o aperti al tepido sole e vivacizzata da carat-teristici carrozzoni ambulanti risaltanti sul verde intenso del panorama di fondo.
Ma l’attenzione di Faggian si è rivolta pure a motivi caratteristici di località lontane: ecco allora i vi-vidi colori di Chioggia, spiagge percosse da mareggiate, il quieto distendersi di acque lacustri. Vi-sioni tutte penetrate da tepida luce. La medesima silente luce intride alcune nature morte rese con puntigliosa verosimiglianza.
Verosimiglianza particolarmente perseguita nella ritrattistica, la positura rivelante il composto at-teggiarsi dell’animo. Dove Faggian sembra aver confidato la sua stessa natura meditativa, il suo calore umano che lo ha fatto apprezzare da quanti lo hanno conosciuto, o solo avvicinato.
 
BIBLIOGRAFIA
G. FUSARI (a cura di), “Virginio Faggian. L’uomo e il molteplice”, Santa Eufemia della Fonte, ex chiesa di S. Paterio, 11-25 settembre 2005. Brescia, AAB, 12-30 novembre 2005.
 
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