Forlì, 16 agosto 1940.
Bresciana d’elezione, Simonetta Corniani si è diplomata all’Istituto magistrale, ma per affinare le naturali doti creative ha frequentato per circa cinque anni la Scuola di figura e di pittura della Associazione Artisti Bresciani. Nella medesima istituzione ha intrapreso la partecipazione a mostre collettive. Nel 1988 ha esordito in personale presso la Galleria “San Michele” condotta da G.F. Maiorana.
Da allora si sono susseguite con assiduità sia le partecipazioni a rassegne collettive, sia le personali ordinate da lustri in seno alla Associazione Artisti “Martino Dolci” dove suoi dipinti sono presenti in permanenza.
Attiva nel solco della tradizione figurativa, Simonetta Corniani affronta con uguale esito sia la figura che la natura morta e, ancora, vedute cittadine, il paesaggio agreste: il tutto manifesto con timbro creativo di sicura resa espressiva.
Sono colori caldi, dalla evidente vivezza che dà corposità a quanto proposto qual protagonista nella tela, dalle roride verzure ai fiori, raccolti in vasi maiolicati e risaltanti nella penombra di ambienti silenti.
Sono terre arse dal sole componenti ampie prospettive collinari e montane dove il cangiare dei toni di fondo scandisce le varie zone coltivate… V’è chi ha rilevato che l’artista “ama la pittura come il proprio vissuto, compulsa gli stati d’animo suoi e di chi la circonda e si pone davanti all’ambiente secondo una sorta di media delle emozioni. C’è un affetto sentito verso ciò che sceglie”.
Riconoscimenti al suo impegno, sono pervenuti ultimamente sia in occasione del Premio Moretto (1997) nel quale si è aggiudicata il terzo posto, e nello stesso anno s’è classificata seconda (con menzione speciale della Giuria), nella rassegna d’Arte sacra del Concorso Vittorio Alata.
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “L’Arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria La Tavolozza, 2000.
Secolo XV.
Ricordato nell’Estimo del 1430, già morto nel 1438, di lui non si conoscono opere. Queste uniche note offre la “Storia di Brescia”, vol. II.
V’è se mai da segnalare che un Cortesi (de) Giacomo, pittore, è detto operoso nel 1430 dal Fenaroli, che rinvia all’Estimo dello stesso anno della quadra di città vecchia.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Cellatica, 19 febbraio 1926. Vive e opera a Cellatica.
Domicialito in città fin verso lo spegnersi degli anni Settanta, primario ostetrico-gi-necologo, per naturale inclinazione è pittore, oltre che scultore. Assorbito dalla impegnativa professione medica non gli è stato possibile assiduamente applicarsi nel campo artistico. Scandite dagli anni le sue partecipazioni a mostre collettive: dai concorsi di pittura e scultura riservati ai medici che lo han visto emergere alla "Galleria Labus" della nostra citta nel 1973 e nel 1975 e in seno ai quali ricordiamo Attesa, incubo e speranza; alle rassegne del Gruppo Campiani-Zeit alla A.A.B. (Brescia, 1974), alle Gallerie "La Leonessa" (Brescia, 1975), "S. Vidal" (Venezia, 1975); dalla manifestazione degli artisti antifascisti lombardi nel Quadriportico di piazza della Vittoria (1975) alla Mostra d'arte sacra in Duomo vecchio (Brescia, 1976) in occasione della quale con G.F. Caffi, Luigi Salvetti e Vi netti ha dato vita ad una composizione che "si amalgama nell'attualità rivisitando il presepio: pastori che son gente dalla pena angusta, assillanti orizzonti di fabbriche, la luna inerte e lontana", come ha osservato Luciano Spiazzi, alle recenti presenze alla "Piccola galleria UCAI" di via Pace per la raccolta Perchè l'uomo viva: gli artisti ansiosi di offrire una parola di speranza, e il "messaggio di Corti, pensieri estratti dalla esperienza"; per concludere con l'omaggio a Maviorano proposto a Gussago (1984).
Una sola mostra personale, alla "Piccola galleria UCAI", nel 1974. Nell'opera di Luigi Corti s'avverte la personalità di chi della sofferenza, ma anche delle gioie umane sa raccogliere, sa far lievitare quotidiana testimonianza. Tanto che ci par di poter affermare che della vita e dell'agire artistico ha fatto ideale coniugazione: nel 1975 non ha esitato ad aderire alla sollecitazione del conterraneo padre Bertulli, da ventott'anni missionario in Mozambico, di recarsi là per prestare la sua opera a popolazioni che alla indipendenza han sacrificato il prezioso contributo un tempo offerto da operatori, tecnici, medici stranieri. Dal 1975 al 1983 la consapevolezza umana ed etica del medico ha dunque lasciato ben poco spazio allo scultore, che l'esperienza vissuta fra le crude condizioni di quella gente ha fissato in una sola opera. Una Madonna dalle sembianze di una giovinetta resta nella chiesa di S. Anna in via Franzone.
Nella cera e nel bronzo, nel marmo si animano opere quali L'agguato, (1973), Sciacalli, Ratto delle Sabine (1974), volti e varie figure umane: la fantasia, mossa da quotidiani accadimenti, subito si ritrae per l'emergere dell'intima natura di uno scultore inquieto, ricercatore teso a testimoniare. Una testimonianza fatta lucida analisi e, pertanto, spesso amara, come dolenti, tragici sono i visi di alcune creature composte con espressionistica accentuazione.
Secolo XVI.
Secondo Stefano Fenaroli si tratterebbe del figlio di Grazio, che avrebbe ucciso il padre nel 1630. Secondo quanto si evince dal Fenaroli era figlio unico; Agostino Giannotti, in una lettera inviata a Francesco Gambara da Brescia, il 28 ottobre 1626, dice che Grazio era ancora vivo “con tutta la famiglia” e che “è andato il figlio a Milano”. Si tratta di Giacomo? Il proba-bile.
Ma la certezza dell’efferato delitto è stata seriamente posta in dubbio dal Guerrini, che scoprì l’atto di morte di Grazio Cossali – avvenuta il 4 dicembre 1629 presumibilmente per cause naturali – presso la parrocchia di S. Agata in Brescia.
Dunque, in tanta incertezza, resta soltanto la grande pala con S. Carlo, S. Gottardo e S. Firmo firmata Jacobus Cossalis, 1632, ancor oggi collocata nel Santuario della Madonna della Rosa, in Monticelli Brusati.
È opera di intenti grandiosi non sorretti però da adeguato mestiere. La figura di S. Carlo Borromeo risente dei più noti prototipi del padre.
BIBLIOGRAFIA
L. ANELLI, “Grazio Cossali”, Comune di Orzinuovi, La Nuova Cartografica, Brescia, 1978.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Orzinuovi, 1563 - Brescia, 4 dicembre 1629.
Autore di grandi pale sacre, di lui non si conoscono altri soggetti dipinti.
Opere ha realizzato per gli altari di chiese del Bresciano, del Bergamasco, del Cremonese, del Pavese, del Milanese, della Lomellina e dell’Alessandrino.
Dipinse prevalentemente a olio, affrontando l’affresco solo raramente, e le sue composizioni sono di ispirazione controriformistica, stese con talento plateale. La perizia tecnica sempre lo sorregge, fin quasi dalle prime prove pittoriche; non così la cura esecutiva che talora vien meno a causa della febbrile attività a cui doveva essere connaturata una inevitabile fretta.
Ma la capacità di realizzare frettolosamente i temi richiesti dai committenti con ampie orchestrazioni di scene in cui non manca nessuno degli spunti devozionali suggeriti dalla Controriforma, gli permise di soddisfare i numerosi incarichi da parte di religiosi, i quali, come dimostrano alcuni documenti, dovettero apprezzarlo di più degli esperti d’arte.
Certo quelle opere erano apprezzate dal popolo, sospinto in chiesa dal desiderio, come scrive Luciano Anelli, di apprendere i misteri della dottrina. Anche se le vaste illustrazioni del Cossali, riempite di colori caldi e forti, che trovano a volte una loro coerenza tonale, ma a volte invece stridono per la violenza che viene loro usata o per la disarmante banalità degli accostamenti scelti.
Quando però Grazio si dedica con maggior impegno e minor enfasi a descrivere i soggetti religiosi, ottiene risultati notevoli; la sua pittura si fa allora viva, scintillante nei toni, riccamente ornata nei particolari minuziosamente descritti e rivela tutta la fermentante ricchezza che gli veniva dai contatti con la cultura manieristica di Milano, Venezia, Cremona e Pavia, oltre che – naturalmente – dalle radici bresciane.
Troppo spazio imporrebbe l’elencare tutte le opere di Grazio Cossali o a lui attribuite, un elenco redatto in “stretto ordine cronologico” sta in “Enciclopedia bresciana”, e di rigore è il rinvio alla “Storia di Brescia”.
BIBLIOGRAFIA
L. ANELLI, “Grazio Cossali”, Comune di Orzinuovi, La Nuova cartografica, Brescia, 1978.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secolo XVII.
Unica sua opera nota è il Crocifisso della chiesa di S. Maria dei Miracoli, in città, un tempò assegnato ad Amatore Paolo (v.) e salvatosi dal bombardamento aereo che nel marzo 1945 danneggiò gravemente il noto santuario.
Gardone V. T., 14 novembre 1936.
Lavoratore in fabbrica, Franco Cotelli si è affacciato al mondo della pittura nel 1960. Da allora ha partecipato a numerose mostre collettive in Provincia nonché in lontane città fra le quali Napoli (1973), Milano e Pompei (1979), S. Marino (1980) e, ancora, Londra, Genova, Rimini, Roma, Messina, Ferrara (1976).
Numerose anche le esposizioni personali provinciali (Gardone V. T., Marcheno, Iseo, Collio, Sarezzo, Concesio, Inzino), a Brescia (1972 e 1980).
Ancor prima che pittore, Cotelli si segnala per l’attività animatrice nel campo dell’arte, non soltanto in Gardone V. T. ma nella Valle tutta; tanto che a lui si devono le opere di Guttuso, Cassinari, Zigaina e di tanti altri notissimi nomi facenti ormai parte del patrimonio valligiano.
Il pittore è sospinto da intenso, puntuale amore alla sua terra, dalla partecipazione ai problemi esistenziali: in particolare da tutti i motivi che minacciano la sua valle, corrotta da inconsulti interventi, da malintese opere di progresso. Il disastro ecologico, uno dei più evidenti mali incombenti, nelle sue tele si traduce nello scempio di nidi, equivalente poetico della degradazione di verdeggianti superfici invase da gelide strutture di agglomerato cementizio. Affiorano prepotenti il desiderio, la necessità di purezza: ne testimoniano alcune opere in cui “colombe e uccelli grifagni si contendono grandi, candide lenzuola”.
Anche nel paesaggio, nei fiori sono avvertibili toni espressivi personali, vivificanti i lievi e luminosi colori. Sue opere sono in permanenza alla Galleria d’arte moderna di Ferrara.
Negli anni successivi alla prima edizione del “Dizionario dei pittori bresciani”, documentante l’attività pittorica fino al 1980, Franco Cotelli sembra aver attenuato la sua presenza sulla scena artistica, ma non ha tralasciato di dipingere e di prestarsi come “operatore culturale” a favore della sua terra.
Solo nel 1999 la sua opera è tornata all’attenzione mediante la “Mostra antologica” tenuta in Villa Mutti Bernardelli di Gardone V. T. dal 27 marzo all’11 aprile, patrocinata dal Comune gardonese e dalla Provincia di Brescia, Assessorato alla Cultura.
Presentava la rassegna Giannetto Valzelli e nei dipinti rilevava il coerente linguaggio dell’artista, animato da sentimenti che pongono al centro l’uomo e la terra natia, fonte di edificante ispirazione, di profonde emozio-ni.
BIBLIOGRAFIA
L. SPIAZZI, “Galleria A.A.B.”, Brescia, 8 - 20 novembre 1980.
“A. Studio”, a. III. n. 4, aprile 1974, p. 40.
L. SPIAZZI, Giro dell’arte, “Bresciaoggi”, 27 gennaio 1979; 8 marzo 1980.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 15 novembre 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Calvisano, 28 luglio 1932.
Diplomato all’Accademia di Brera, insegna a Milano.
Fin dal 1960 intraprende partecipazione a mostre a carattere nazionale e internazionale quali la Biennale di Milano, “Mostra grafica” a Mosca, Biennale dell’incisione a Venezia, Pittura in Lombardia, a Monza… Numerose anche le presenze a collettive bresciane fra le quali si ricorda la imponente rassegna dedicata a la “Coscienza del reale”; le personali, alfine, ricorrenti in città e ricordate dalla allegata bibliografia.
Sue opere sono in note collezioni quali la “Bertarelli”, del Castello Sforzesco di Milano e, fra i privati, hanno suoi dipinti i Sigg. Treccani, Prada, Vitali, Mascherpa ecc. Dapprima insegnante al Liceo “V. Foppa” di Brescia, ha quindi assunto la cattedra presso l’Accademia di Brera.
L’opera di Luciano Cottini sembra restare una delle poche, veramente valide testimonianze della grandezza e al tempo stesso della tragicità del mondo contadino, del quale è figlio e del quale assiste l’evidente e inesorabile crollo. La sua pittura ne coglie i volti disperati, i ruderi dell’ambiente, resi con tratteggi nervosi e brevi “ora infittiti come un intrico di sterpi invernali, ora spaziati come crepe di una zolla riarsa”.
Testimonianza tragica, e come lo scomparire d’un mondo, come il suo dissolversi così nelle tele di Cottini le immagini si dissolvono, si confondono: restano evidenti le deformazioni, le discrepanze, il dolore, la paura che non è più soltanto contadina, ma del mondo contemporaneo, volto in maniera “irreversibile al processo di estinzione: e coltiva la tenue, segreta inconfessata speranza che il carico umano accumulato da chi muore vinca la sfida del nulla per diventare germe fecondo della società nuova”.
Da ricordare inoltre l’opera sua grafica tradotta in cartelle, in collaborazione con l’indimenticabile prof. Giuseppe Tonna: collaborazione fatta in consonanza di intenti e di sensibilità.
Trent’anni di docenza a Milano non hanno reciso il profondo rapporto vissuto da Cottini con la terra natia e Brescia, tanto che ha confidato: anche se vivo a Milano da tre decenni, non mi sento integrato, e osservo che gran parte dei miei quadri nascono dal desiderio di evocare immagini sepolte dal tempo, situazioni che hanno il sapore delle cose perdute.
Con l’essenza della sua attività creativa, le parole di Cottini tracciano il rimpianto per Calvisano e Brescia, dove ha continuato a coltivare amicizie con esponenti della cultura e dell’arte, dove ha collaborato con note case editrici, dalla Grafo all’Obliquo, alla Morcelliana per la quale, nel 1994, ha interpretato i “Racconti della Passione” meditati da mons. Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano.
Già sono state ricordate le manifestazioni artistiche, mostre personali e collettive, nelle quali fino al 1995 opere cottiniane sono state presentate. Mostre che da Brescia traggono l’avvio a un itinerario che tocca località italiane e straniere, Roma, Venezia, Toronto… (“Dizionario degli incisori bresciani”, 1994). Itinerario sempre più esteso, e documentato dagli interventi di noti critici come F. Sciardelli, M. Pansera, E. Fezzi, M. Corradini, E. Cassa Salvi, R. Tassi…
Se l’invito a interpretare graficamente i “Racconti” martiniani può equivalere a consacrazione artistica, ulteriori numerose pubblicazioni si arricchiscono di sue grafiche: sono segnalate nella allegata bibliografia, tuttavia non si possono tacere “Il Baldo padano” curato da Giuseppe Tonna, dello stesso “L’ultimo paese”, “La parabola di Renzo e Lucia un’idea di Promessi sposi” di Pietro Gibellini, “Il Manzoni drammatico” autori Crespi e Testori.
Testori esprime altro significativo apprezzamento per l’arte cottiniana: l’insigne saggista e critico aveva acquisito ben trentotto dipinti, nell’aprile del 2005 fatti oggetto di apprezzata mostra allestita nel Salone Vanvitellia-no di Palazzo Loggia.
BIBLIOGRAFIA
“L. Cottini”, Ed. V. Scheiwiller, Off. Graf. Esperia, Milano, 1974.
“L. Cottini”, Ed. Galleria Correggio, Parma, 1974.
Si veda inoltre:
G. TONNA, Mostre, “L’Eco di Brescia”, 31 maggio 1963.
G. VALZELLI, Gli artisti italiani invitati a Chiari, “Giornale di Brescia”, 24 aprile 1965.
G. POLONI, Cinque bresciani espongono le loro tele, “Giornale di Brescia”, 17 settembre 1965.
G. POLONI, Pittori bresciani, L. Cottini, “La Voce dell’automobilista”, aprile 1969.
“Piccola galleria U.C.A.I.”, Brescia, 12-24 gennaio 1974.
VICE, Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 20 gennaio 1974.
COMUNE DI BRESCIA, “La coscienza del reale”, Palazzo Loggia, marzo-aprile 1974. (Si vedano i quotidiani nel periodo mostra).
V. SCHEIWILLER, “Piccola galleria U.C.A.I.”, Brescia, 13-25 marzo 1976.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 20 marzo 1976.
G. STELLA, Arte, “La Voce del popolo”, 16 aprile 1976.
A. MAZZA, Uomini bestie e prodigi, “Giornale di Brescia”, 29 ottobre 1976.
AA. VV. Uomini bestie e prodigi, “Bresciaoggi”, 18 gennaio 1977.
R. TASSI, “Galleria La Leonessa”, Brescia, 12-25 febbraio 1977.
“Giornale di Brescia”, 13 settembre 1977, Omaggio alla Resistenza.
“Bresciaoggi”, 13 settembre 1977, Le opere premiate alla mostra sulla Resistenza.
“Giornale di Brescia”, 17 settembre 1977, Il ministro Pedini ha inaugurato la mostra. (Sulla Resistenza).
G. MASCHERPA, Impegno in tema di Resistenza, “Avvenire”, 23 settembre 1977.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 15 aprile 1978.
“Giornale di Brescia”, 11 settembre 1978, Omaggio al lavoro.
G. STELLA, Arte, “La Voce del popolo”, 19 ottobre 1979.
E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 3 novembre 1979.
L. SPIAZZI, Giro dell’arte, “Bresciaoggi”, 17 novembre 1979.
A. MAZZA, L’artista e il critico, “Giornale di Brescia”, 23 novembre 1979.
AA. VV., “Giornale di Brescia”, 12 dicembre 1979.
P. GIBELLINI - G. FONNA, Un inedito (di G. Tonna), “Bresciaoggi”, 13 dicembre 1979.
AA. VV., “Brescia ‘80”, Brescia, 1-11 maggio 1980, Catalogo.
NOTA
Si supplisce a lacune tipografiche della Bibliografia a cui si rinvia all’inizio:
G. VALZELLI, Tre amici in cartella, “Giornale di Brescia”, 5 luglio 1969.
G. NOGARA, Incisori d’Italia a Cittadella, “Giornale di Brescia”, 21 ottobre 1969.
E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 8 marzo 1968.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
F. PERMUNIAN, “Il teatro della neve”, Venezia, Centro internazionale della grafica, 1984.
S. CRESPI, G. TESTORI, “Il Manzoni drammatico”, Brescia, Ed. del Moretto, 1985.
E. CASSA SALVI, “Luciano Cottini”, Gazoldo degli Ippoliti, Villa comunale, 1985.
E. CASSA SALVI, “L’uomo nel mondo rurale, nella città industriale, la memoria e la speranza”, Calcinato, Biblioteca civica, 6-13 ottobre 1986.
“Luciano Cottini: opere dal 1966 al 1986”, Brescia, Galleria AAB, Calvisano, Chiostro domenicano, 2-21 maggio 1987.
F. DE SANTI, G. STELLA, “Poetica dell’incisione” (collettiva), Brescia, Chiostro di S. Giuseppe, 13-28 febbraio 1988.
“VIII Mostra d’arte bresciana” (collettiva), Noboli di Sarezzo, chiesa di S. Bernardino, 22-25 luglio 1988.
M. CORRADINI, “Storia e coscienza nel mondo padano di Luciano Cottini”, Pontevico, Biblioteca civica, maggio-giugno 1989.
G. TONNA, “Sei disegni di Luciano Cottini”, Brescia, Morcelliana, 1989.
F. LOI, E. FEZZI, “Luciano Cottini. La campagna come avventura”, Milano, Lombardi, 1992.
L. COTTINI, “Non sappiamo fino a quando. Note degli anni Sessanta”, Milano, Sciardelli, 1993.
P.V. BEGNI REDONA, “La Via Crucis in grafica” (collettiva), Noboli di Sarezzo, chiesa di S. Bernardino, 1993.
L. MAROCCHI, “Vigilia” (con 11 tavole), Brescia, L’Obliquo, 1993.
R. LONATI, “Dizionario degli incisori bresciani”, Brescia, 1994.
L. SCORTI, E. TRECCANI, “Luciano Cottini: la campagna come avventura”, Montichiari, Teatro Sociale, 23 dicembre 1994 - 18 gen-naio 1995.
P. GIBELLINI, “La parabola di Renzo e Lucia: un’idea di Promessi sposi”, Brescia, Morcelliana, 1994.
G. TONNA, “L’ultimo paese”, Parma, Guanda, 1995.
M. PANSERA, “Luciano Cottini, acquarelli, la scoperta del Crocefisso, di una restaurazione rivoluzionaria”, Ghedi, Banca di credito cooperativo, 1996.
G.L. FALABRINO, F. SANDRINI, “Luciano Cottini: acquarelli”, Calvisano, Amministrazione civica, 1997.
F. SCIARDELLI, “Luciano Cottini. Acqueforti 1962-1977”, Mantova, Sartori, 1998.
G. TONNA (a cura di), “Il Baldo padano”, Mantova - Bassano del Grappa, 1998.
L. MAROCCHI, R. BRESCIANI, “Esodo”, Bassano del Grappa, 1998.
F. LORENZI, I Cottini di Testori, 38 disegni graffiati e lividi di mordente passione morale, “Giornale di Brescia, 14 aprile 2005.
F. LORENZI, I Cottini di Testori. Artista e critico legati da luci da insania, “Giornale di Brescia, 16 aprile 2005.
P. CARMIGNANI, Cottini, i corpi anime che piacquero a Giovanni Testori, “AB”, autunno 2005.
F. LORENZI, Straniti nella campagna…, “Giornale di Brescia”, 3 novembre 2005. (Per mostra collettiva in Calvisano).
O. CASTELLINI, Luciano Cottini, “Spicchi di prosa”, Brescia, 2005.
Bogliaco.
Dal dato reale, Amelia Cozzaglio attinge per comporre motivi che sfiorano l’informale, fatto di intense macchie nelle quali si ravvisa la dinamica della natura. Il blu, che la pittrice “facilmente riduce a ombra o luce più sincera”, è dominante colore delle composizioni in cui ampi cieli, dalle mobilissime nubi, sembrano riflettere ansie di infinito.
Negli anni Sessanta si evidenze l’attività creativa della Cozzaglio, attraverso partecipazioni a mostre collettive a Viareggio, Milano, Borgoforte (MN) e al Premio artisti latini (Parigi - Madrid). Mostre personali ha invece allestito a Sabbioneta (MN), Pisa, Cremona, Maderno, Salò, Ghedi, muovendo l’interesse di critici quali L. Spiazzi, A. De Bono, N. Miceli e il conterraneo operatore Vincenzo Bendinelli (v.).
BIBLIOGRAFIA
“ Panorama d’arte 1977”, Magalini Ed. Brescia, 1977.
“Giornale di Brescia”, 13 aprile 1974.
“Bresciaoggi”, 13 luglio e 7 ottobre 1974; 25 aprile, 5 ottobre 1975; 19 agosto 1978.
“Il Giorno”, 1 febbraio 1975.
“Lombardia notte”, febbraio 1975.
“L’Eco di Bergamo”, 16 giugno 1976.
“La Nazione”, 8 aprile 1977.
“L’Avvenire”, 10 aprile 1977.
“Il Tirreno”, 28 dicembre 1977.
“Corriere del Ticino”, 6 luglio 1978.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.