Dizionario dei Pittori Bresciani
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CASTELVEDERE GIOVANNI

Rovato, 25 dicembre 1937 - 29 novembre 2005.

Figlio di Giuseppe (v.), ha frequentato l’Accademia Carrara di Bergamo sotto la guida dei professori Achille Funi e Trento Longaretti.
Si evidenza in concorsi accademici, meritando premi annuali, cimentandosi anche con la tecnica dell’affresco.
Una mostra personale allestisce a Lovere nel 1957. Nel 1958 è accolto in una collettiva bresciana nella “Galleria Alberti”, ma nonostante le buone qualità manifestate, interrompe l’attività pittorica per dedicarsi alla propria azienda.
La sua pittura era caratterizzata da un figurativo teso alla estrema sintesi espressiva, sia nei toni uniformi, quasi d’affresco, sia nella linearità compositiva di personaggi e dei paesaggi memori della castigatezza cara ai Trecentisti.
Autore dei cartoni delle vetrate poi realizzate nell’azienda, alcune se ne citano, nella parrocchiale di Rovato (1956), per S. Giovanni di Germiniana (Luino, 1962), il ritratto di Papa Roncalli (Stresa).
Una Madonna in trono con Bambino, a tempera, ha realizzato per la comunità rovatese di Alifax (Australia) tratta da un affresco esistente nella locale chiesa di S. Stefano.
Insegnante nella scuola “F. Ricchino” dal 1955 al 1963, è stato anche sindaco di Rovato.
 
BIBLIOGRAFIA
“Giornale di Brescia”, 15 settembre 1950, Premio Franciacorta.
“Giornale di Brescia”, 29 ottobre 1952, Premiati a Rovato gli allievi della scuola F. Ricchino.
“Brescia artigiana”, a. V, n. 6-7, agosto - settembre 1957, p. 3, Ill.
E. C. S.(alvi), Pittura bresciana oggi, “Giornale di Brescia”, 3 giugno 1958.
“Artisti italiani del ‘900”, Ed. La Ginestra, Arezzo, Vol. I (1958).
“Scuola professionale F. Ricchino”, Rovato, 1976, Poligrafiche Bolis, Bergamo, 1976.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

CASTELVEDERE GIUSEPPE

Rovato, 1910 - 1985.

Allievo nella scuola “F. Ricchino” di Rovato dei professori Rivetti e Calca, è da considerarsi tuttavia autodidatta. Ha dedicato l’affinamento artistico acquisito al miglioramento dell’azienda artigianale a cui ha dato vita, e dove realizza vetrate con la collaborazione del figlio Giovanni (v.).
Dapprima insegnante nella scuola professionale rovatese (1946-1955) nelle cui aule era stato studente, ne è oggi il presidente.
Si veda la bibliografia alla Voce: Castelvedere Giovanni.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

CASTENEDOLO (DA) TONINO

 Vedi Tonino Da Castenedolo.

CASTIGLIANO GRANDI ARMIDO

Travagliato, 1936.

Dai molteplici interessi, pittore e scrittore, vive e opera da più di vent’anni fra Milano, Ginevra e Parigi. Ha esposto in numerose città di Francia, Svizzera, Germania, Stati Uniti riscuotendo consensi di vari scrittori d’arte.
In città si ricorda solo una sua mostra personale. Esponeva opere figurative: personaggi, scorci cittadini, ampi panorami alpini.
Le sue opere, pur partendo da motivi reali, si espandono nel fantastico, fino a sfiorare il surreale.
 
BIBLIOGRAFIA
“Galleria A.A.B.”, Brescia, 9-21 dicembre 1978. (Con brani tratti da: L. Pascal, P. Wili, P. F. Corbier, C. Bretonois).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

CATANELLO CLEMENTE DA CEMMO

Secolo XVII.

La “Storia di Brescia” lo dice operoso in Sellero (in S. Maria).
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

CATTANEO DARIO

Brescia, novembre 1952.

Figlio di Gian Battista Cattaneo (1906-1983), dev’essere stato faticoso per Dario Cattaneo intraprendere la pittura e disgiungersi dalla presenza della figura paterna. Forse per questo ha scelto di proporsi pubblicamente adottando lo pseudonimo Darca.
Giunto tardi all’attività creativa, ha appreso i primi elementi pittorici dall’amico Giovanni Lamberti (Le Rond), ha poi avvicinato Pierino Tramonta il quale “con pazienza, insegna, corregge, affina gli iniziali tentativi di dipingere” e il disegno si fa allora più preciso, gli accostamenti cromatici migliorano.
Anche per chi, come noi, conosce Dario Cattaneo da decenni, per essere amorevole custode della memoria e dell’opera paterna, è stata una sorpresa, lieta sorpresa, apprendere degli esiti della sua attività creativa. Lo ha rivelato la mostra allestita con l’amico Le Rond negli spazi espositivi della Peschiera di Pompiano nel settembre-ottobre 2001.
Paesaggista, Dario Cattaneo per dare vita alle sue composizioni si avvale dell’osservazione della realtà, cogliendone aspetti caratteristici, sia entro il tessuto urbano, sia in quello agreste.
La pennellata, a volte scandita in tanti tocchi insistiti, altre dalla stesura riassuntiva, rivela una tavolozza vigorosa, che pur fedele alla tradizione pittorica locale, assume accensioni riconducibili ai Fauves. Sicché le sue vedute propongono accordi vividi, spesso eccitati che traggono i dipinti da una cornice meramente naturalistica.
Indicativi del suo intendere quanto lo sguardo osserva, possono essere le “torri” della fornace di Ponte Grotte, costruite a tasselli insistiti ricreanti la caldezza dell’antica fabbrica, e il tratto lacustre in cui il colore cupo di fondo, mediante le fluide stesure, si stempera in tanti toni e sotto toni azzurrognoli rifrangenti la chiara atmosfera sfiorante ogni minimo brano del dipinto.

CATTANEO GIOVAN BATTISTA

Comezzano, 10 giugno 1906 - Brescia 22 gennaio 1983.

Orfano in tenerissima età, cresce con la sorella in città dove frequenta la Scuola Moretto (1923-1928, lo studio di Giuseppe Mozzoni (1929) e dal 1930 al 1942 la Scuola del Sindacato di B. A. in San Barnaba, allievo dei maestri e amici Virgilio Vecchia e Angelo Righetti. Nel primo dopoguerra, è fra i fondatori della Società di Arte e cultura, poi Associazione Artisti Bre-sciani.
Lungo dunque l’apprendistato, anche se il carattere della sua pittura si era definita già nell’ante guerra.
Dovette poi pensare a crescere sette figli impegnandosi sia come imbianchino, sia come decoratore e restauratore, tanto da dichiararsi “pittore non professionista” anche se proprio i mestieri legati alla pittura gli consentirono di vivere, le soste innanzi al cavalletto assai rare.
Tuttavia nutrita la serie delle partecipazioni a mostre, la prima, nel 1934, nella Galleria d’arte di Dante Bravo in Paganora, seguita dalle manifestazioni sindacali del 1934, 36, 38, 40, 42. Nel 1944 la prima personale.
Ma è l’opera decorativa a impegnarlo maggiormente, suoi affreschi sono un poco ovunque nella provincia bresciana, e tuttavia nel poco tempo riservato alla pittura di cavalletto ha raggiunto risultati notevoli rimarcati da critici quali Pietro Feroldi che già nel 1938 sottolineava in Cattaneo “la capacità di moderare il lirismo dei toni grigi raggiungendo massima consistenza e rara compostezza. Ermete Lancini, introducendo il catalogo della personale del 1944, poneva l’accento sulla raccolta compostezza espressiva del mondo del pittore e coglieva come centro della sua pittura quella bellezza palpitante ed in sordina esaltata dal grigio nostalgico e ferrigno che ci parla del silenzio delle cose e che, tuttavia, a chi sa ascoltare, dice l’impegno con il quale un uomo resta accanto alla sua terra, al proprio sentire, alla propria maniera.
Concetti condivisi anche da Elvira Cassa Salvi che nel 1984 parla di “pittura magra, quasi tremante, dai colori e toni sommessi: un insieme che intenerisce e convince dell’autenticità di una vocazione servita con devozione, purezza di sentimenti, esempio di una affabulazione pittorica condotta con colori macerati, dolenti toni d’animo e amabile compostezza di disegno”.
Un mondo raccolto, meditatamente ricreato, che contrasta, per chi lo ricorda, con il suo carattere aperto, capace di esplodere in battute frequenti al fondo delle quali, però, v’era non soltanto allegra sferzata, ma anche inconfessata amarezza. Velo che ha racchiuso forse una parte dell’esistenza di Cattaneo, il quale dovette rinunciare a qualcosa di sé per superare necessità contingenti, specie nei tragici anni del conflitto mondiale.
Dopo la sua scomparsa si sono susseguite varie mostre retrospettive: nel 1984 alla Piccola galleria UCAI, nel 1988 all’A.A.B., nel 2001 a Pompiano, nel 2003 in Palazzo Loggia in città e a Villa Carcina.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: AA. VV., “G. Battista Cattaneo. 1906-1983”, a cura dei Fratelli Cattaneo, 2003.
Si veda inoltre: “Giornale di Brescia, 9 aprile 2003.
R. LONATI, Personale di G.B. Cattaneo a Palazzo Loggia, “La Voce del popolo”, 25 aprile 2003.

CATTANEO PIERLUIGI

Brescia, 27 giugno 1952. Vive e opera a Gardone Val Trompia.
Pittore e scultore, ha frequentato l'Istituto d'arte "G. Savoldo", in città, sotto la guida di Kem Damy e Conti.
Se da soli pochi anni opera prevalentemente come plastico, la sua pittura già racchiu-deva l'indicazione di traguardi che la recente produzione evidenzia: tanto che v'è chi ben ha osservato che "nel suo lavoro Pierluigi Cattaneo pare muoversi sul crinale fra pittura e scultura, alla ricerca di un linguaggio che fondi le due arti visive in una sorta di quadro-oggetto". Per l'alternarsi dei piani che aggettano gli uni sugli altri, le opere recenti sembrano staccarsi dalle pareti "si aprono, si richiudono; percorsi ondulati si alternano a direzioni piane" offrendo così in tutta evidenza la zona cromatica maggiormente elaborata e significante.
In precedenti anni non sono mancate nella produzione di Cattaneo opere plastiche condotte secondo tradizione, legni, soprattutto, dedicati all'uomo, resi con fare riassuntivo, stilizzato, con ritmi del primo Novecento. Gli stessi moduli si affacciano nelle superfici acriliche dedicate alla gente di valle.
Con coerente evoluzione, ecco le tavole tirate a frattazzo, grezze al pari di un brano d'intonaco o di parete: a racchiudere la centrale superficie dipinta. E dalla bidimen-sionalità, il passaggio alla tridimensionalità: qui i campi, le strade, le forme - osserva Luciano Spiazzi - si rilevano al centro dell'opera, il cuore, per così dire della composizione. Il borgo è visto come da un oblò, e dentro le strutture, non appare più sul primo piano. Anche tattilmente si evidenzia la sua funzione di rifugio. Lo stesso procedimento estetico anima altri temi che appassionano l'autore, come la libertà, l'alienazione, il conflitto esistenziale o l'ambiente ...
Anche se giovane, dal 1975 Pierluigi Cattaneo è presente a mostre collettive a Concesio, Gardone V. T., Montichiari, Azzano Mella, Crema, Bergamo, Borgo S. Giacomo, Gardone Riviera, e Brescia dove ha inoltre ordinato l'ultima sua mostra personale, nel 1984, favorevolmente recensita da Guido Stella, Luciano Spiazzi, Alberto Zaina che gli riconosce la capacità di svolgere un "coerente discorso con un originale connubio di pittura e scultura, confermandosi artista dalla definita e sicura personalità". Successive presenze si ricordano a Torino, Bologna, Sarezzo (1985). Con Guido Moretti (v.) nel 1980 ha realizzato il marmoreo monumento ai Caduti di Irma.

CATTANEO SANTE

Detto Santino. Salò, 8 agosto 1739 - Brescia, 4 giugno 1819.
 
Allievo del Dusi e del Monti, soprattutto da quest’ultimo attinse, per “quelle atmosfere dorate neo correggesche che circondano e scaldano corpi e oggetti”, ma altri nomi ricorrono per i riferimenti suggeriti via via dalle sue opere: da Maratta al Reni, da Cignaroli a Pompeo Batoni e, ancora, Pittoni, per la teatralità di alcune scene.
Nel 1760 abbandonò, forse per scoramento e per la consapevolezza dei suoi limiti, ogni attività artistica e si ritirò sul natio Garda. Solo nel 1775, in virtù dell’insistenza di G.B. Carboni, del quale nel 1791 farà il ritratto, vi si riaccosta, aprendo a Brescia una scuola di pittura, abbandonandola però nel 1780.
Viaggiò sovente e a Bologna frequentò l’accademia Clementina esercitandosi al nudo. Un disegno custodito dalla Pinacoteca Tosio-Martinengo testimonia invece d’un suo viaggio a Roma.
Presso la Biblioteca Queriniana aveva aperto una scuola di nudo, dal 1810 fu invece professore nel Liceo del Mella.
Più imitatore che creatore, avendo spiccata la capacità di assimilazione, fu epigono del tardo Settecento. Godette tuttavia di buona fama, e numerose sono le fonti che di lui ci dicono.
Anche se artista dal non alto talento, sotto di lui si formarono numerosi pittori nostri, fra i quali Domenico Vantini, Luigi Basiletti, Giovanni Ceni, Romualdo Turrini salodiano.
Nonostante le contrarietà che hanno ostacolato la continuità dell’operare, oggi appare cospicuo e rilevante il frutto del suo pennello. Visitando soltanto le chiese cittadine se ne può avere conferma.
In S. Angela Merici sue sono le stazioni della Via Crucis pervenute dalla precedente fabbrica dedicata a S. Afra. Dalla scomparsa chiesa di S. Antonio viennese è stata rilevata la pala della Madonna col Bambino e S. Luigi Gonzaga. In Santa Croce, la Visitazione di Maria ad Elisabetta ha surrogato all’altar maggiore analoga scena dipinta dal Savoldo, per poi passare al monastero di clausura della Visitazione a Costalunga.
All’altare di S. Benedetto nella basilica dei SS. Faustino e Giovita, Sante Cattaneo ha realizzato nella parete di fondo la veduta di Montecassino, per il IV altare la Deposizione surrogante quella del Romanino, trasferita a Berlino e là distrutta.
Le spoliazioni napoleoniche hanno privato la chiesa di S. Giulia d’un quadro evocante la patrona del sacro luogo, mentre due altari della chiesa di S. Lorenzo si adornano d’un Angelo Custode e della Vergine in gloria e Santi.
Ancora, S. Maria degli Angeli propone la pala con la Madonna col Bambino e le SS. Orsola e Angela Merici, la chiesa di S. Maria in Calchera ha una Madonna col Bambino, quella di S. Maria ad Elisabetta di S. Eufemia della Fonte una scena che dà titolo al sacro luogo.
Anche l’oratorio ronchivo del Patrocinio ha veduto operare l’artista nostro: “attorno all’immagine dell’altare, che un vecchio documento attribuisce a Francesco Giugno, Sante Cattaneo ha dipinto la sua pala” con le figure dei SS. Gioacchino, Giuseppe e Battista volte al soggetto centrale. Con lo Zanardi ha dato vita ad un ex voto,animandolo con figurette.
S. Gaudenzio offerente alla Trinità i suoi sermoni, alfine, è esposto in Duomo Nuovo.
La chiesa di S. Afra in S. Eufemia e quella di S. Francesco hanno veduto Sante Cattaneo operare nella veste di affreschista.
 
BIBLIOGRAFIA
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P. ZANI, “Enciclopedia metodica critico ragionata di B. A.”, 1819 - 1824.
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R. LONATI, “Catalogo illustrato delle chiese di Brescia aperte al culto, profanate e scomparse”, Brescia, 1994.

CATTANEO TULLIO

Brescia, 26 settembre 1951. Vive e opera a Brescia.
Negli anni 1966-1970 ha studiato al Liceo artistico "V. Foppa" sotto la guida di Gianoro Botta (v.) e di Domenico Lusetti (v.) del compianto scultore frequentando anche lo studio fin verso il maggio 1971.
Iscrittosi all'Accademia di Brera, in Milano, dal 1973 al 1977 è stato allievo del prof. Enrico Manfrini, conseguendo l'abilitazione all'insegnamento di materie artistiche che esercita oggi nel Liceo cittadino le cui aule lo han visto affrontare le prime composizioni.
Frattanto ha aperto studio in via Trento, dando concretezza alle doti creati ve manifestate fin da ragazzo.
Nonostante la frequentazione di artisti e docenti, Tullio Cattaneo si è lungamente impegnato in autonoma appartata ricerca volta all'acquisizione di personale espres-sione, tanto che sue opere non sono ancora apparse in manifestazioni artistiche. Ritratti, figure di giovani rivelanti consapevole assimilazione dell'arte classica, in particolare di quella espressa dai maggiori esponenti del primo Novecento, e la volontà di proporre meditata, propria visione. Una creatività dunque mirante non all'effimero ma, attraverso sicuro mestiere, tesa ad innestarsi sulla significativa tradizione plastica.
  1. CATTANEO UGO
  2. CAVAGNINI GIULIA
  3. CAVAGNINI ROSA
  4. CAVALLARI ADRIANO

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