Dizionario dei Pittori Bresciani
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CEMMO (DA) PAROTO

v. Paroto da Cemmo.

CEMMO (DA) PIETRO

 v. Giovanni Pietro da Cemmo.

CEMMO (DA) TONINO

v. Tonino da Cemmo.

CENEDELLA PIETRO

Brescia, 8 gennaio 1924. Vive e opera a Brescia.
Formatosi in ambienti internazionali, fra il 1945 e il 1954 vive a Parigi dove frequenta l'Academie d'Arts et Metiers. Nel 1948 frequenta la Scuola di incisione a Berlino. Fatto ritorno a Brescia, accanto all'attività pittorica e xilografica, dà maggior impul-so alla ricerca plastica; esplicata prevalentemente nel marmo e nelle pietre dure. Motivo di ulteriore affinamento delle naturali doti è l'incontro avvenuto nel 1970 con Henry Moore, durante ùn soggiorno a Carrara.
Le mostre di Cenedella affiancano solitamente opere dalle varie tecniche acquisite ed hanno inizio con la personale del 1955 ordinata nelle sale della A.A.B., di cui in seguito sarà presidente. Opere scaturite dai fermenti mossi dagli anni parigini e da esperienze vissute durante la seconda guerra mondiale, con la riacquisizione d'un passato in grado di germinare una "nativa" cultura fatta di genuinità.
Già è evidente il mondo socio-culturale che anche in seguito, nella grafica soprattut-to, l'autore dimostrerà di sentire fortemente. Lo scultore, attraveso le note colombe, le ceppaie rivelanti una tensione liberatoria, congiunge la penetrante passione per la "ingenuità" di "popoli bambini" con la "cultura barbarica" evocate da composizioni quali Fibule, Stele, Gioelli, Vetrate (1967), da Ceppo (1970), Torso, Capitello (1971), Vessillo, Stendardo (1972), Altare per un ex voto (1974), ma anche dai Totem, dalla serie degli attrezzi (ciotole, aratri, ecc.) testimonianti "riti" di una remota vita nei 'tampi padani.
Una scultura fatta di linee essenziali ove gli "accostamenti volumetrici nel gioco chiaroscurale dei vuoti e dei pieni riportano spesso ad una atmosfera rarefatta, investita di nebbia" (Mauro Corradini).
Nell'alternanza di esiti xilografici, scultorei o resi a mezzo della tempera, emerge il pluridecennale impegno "sincero e volonteroso sul dibattito che al tempo nostro si svolge tra presente e tradizione con risultati che di volta in volta accertano la presenza di Cene della là dove si trovano gli incontri decisivi della coscienza artistica moder-na", come ben ha osservato Elvira Cassa Salvi.
Dopo l'esordio bresciano possiamo ricordare alcune presenze di Piero Cenedella a concorsi, al Premio nazionale di Monza (1956); al I Premio di scultura Città di Brescia (1961); al Premio Garda (1966); alla seconda edizione del De Amicis (Milano 1969); alle gare per la realizzazione di opere artistiche nelle scuole bresciane "N. Tartaglia" e "Divisione Tridentina" (1972).
Mostre personali ha invece ordinato a Brescia (1956, 58, 1962, 1970, 72); Roma (1956); Milano ("Galleria S. Fedele", 1965). Particolarmente caro all'artista il patro-cinio del Comune, dell'Ente del Turismo, della Regione Lombardia, dato alla rasse-gna tenuta nel 1975 alla "Rotonda della Besana"; Bergamo (1971); Torino (1971); Suzzara (1973). Del 1982 la vasta retrospettiva entro le sale dell'Associazione artisti bresciani; né si possono ignorare le opere destinate a spazi pubblici e fra le quali ci sono noti: il monumento a Benedetto Castelli per l'Istituto per periti industriali (Brescia, 1965); l'Angelo del Cimitero di Trento (1969); le varie figure nel cimitero di Folzano (1971); gli alto rilievi nel basamento del monumento ad Emilio Franchi, con i simboli dell'Industria, Agricoltura, Commercio e Artigianato (Brescia, Camera di Commercio, 1974-1980); il gruppo di Mazzano (1974); il monumento ai caduti di Bovezzo (1979) scolpito in collaborazione con Angelo Confortini (v.). Rilevante l'invito del Comune di Cortona che nel 1980 ha unito il nome di Cenedella a quelli di Cascella, Paganin e Trubbiani nella mostra "L'uomo - La natura".

CENEDELLA PIETRO

Brescia, 8 gennaio 1924.

Formatosi in ambienti internazionali, fra il 1945 e il 1954 vive a Parigi dove frequenta l’Academie d’Arts et Metiers. Nel 1948 frequenta la Scuola di incisione a Berlino. Fatto ritorno a Brescia, accanto all’attività pittorica e xilografica, dà maggior impulso alla ricerca plastica, esplicata prevalentemente nel marmo e nelle pietre dure. Motivo di ulteriore affinamento delle naturali doti è l’incontro avvenuto nel 1970 con Henry Moore, durante un soggiorno a Carrara.
Le mostre di Cenedella affiancano solitamente opere dalle varie tecniche acquisite ed hanno inizio con la personale del 1955 ordinata nelle sale della A.A.B., di cui in seguito sarà presidente. Opere scaturite dai fermenti mossi dagli anni parigini e da esperienze vissute durante la seconda guerra mondiale, con la riacquisizione d’un passato in grado di germinare una “nativa” cultura fatta di genuinità.
Già è evidente il mondo socio-culturale che anche in seguito, nella grafica soprattutto, l’autore dimostrerà di sentire fortemente. Lo scultore, attraverso le note colombe, le ceppaie rivelanti una tensione liberatoria, congiunge la penetrante passione per la “ingenuità” di “popoli bambini” con la “cultura barbarica” evocate da composizioni quali Fibule, Stele, Gioelli, Vetrate (1967), da Ceppo (1970), Torso, Capitello (1971), Vessillo, Stendardo (1972), Altare per un ex voto (1974), ma anche dai Totem, dalla serie degli attrezzi (ciotole, aratri, ecc.) testimonianti “riti” di una remota vita nei campi padani.
Una scultura fatta di linee essenziali ove gli “accostamenti volumetrici nel gioco chiaroscurale dei vuoti e dei pieni riportano spesso ad una atmosfera rarefatta, investita di nebbia” (Mauro Corradini).
Nell’alternanza di esiti xilografici, scultorei o resi a mezzo della tempera, emerge il pluridecennale impegno “sincero e volonteroso sul dibattito che al tempo nostro si svolge tra presente e tradizione con risultati che di volta in volta accertano la presenza di Cenedella là dove si trovano gli incontri decisivi della coscienza artistica moderna”, come ben ha osservato Elvira Cassa Salvi.
Dopo l’esordio bresciano possiamo ricordare alcune presenze di Piero Cenedella a concorsi, al Premio nazionale di Monza (1956); al I Premio di scultura Città di Brescia (1961); al Premio Garda (1966); alla seconda edizione del De Amicis (Milano 1969); alle gare per la realizzazione di opere artistiche nelle scuole bresciane “N. Tartaglia” e “Divisione Tridentina” (1972).
Mostre personali ha invece ordinato a Brescia (1956, 58, 1962, 1970, 72); Roma (1956); Milano (“Galleria S. Fedele”, 1965).  Particolarmente caro all’artista il patro-cinio del Comune, dell’Ente del Turismo, della Regione Lombardia, dato alla rasse-gna tenuta nel 1975 alla “Rotonda della Besana”; Bergamo (1971); Torino (1971); Suzzara (1973).  Del 1982 la vasta retrospettiva entro le sale dell’Associazione artisti bresciani; né si possono ignorare le opere destinate a spazi pubblici e fra le quali ci sono noti: il monumento a Benedetto Castelli per l’Istituto per periti industriali (Brescia, 1965); l’Angelo del Cimitero di Trento (1969); le varie figure nel cimitero di Folzano (1971); gli altorilievi nel basamento del monumento ad Emilio Franchi, con i simboli dell’Industria, Agricoltura, Commercio e Artigianato (Brescia, Camera di Commercio, 1974-1980); il gruppo di Mazzano (19 74); il monumento ai caduti di Bovezzo (1979) scolpito in collaborazione con Angelo Confortini (v.).
Rilevante l’invito del Comune di Cortona che nel 1980 ha unito il nome di Cenedella a quelli di Cascella, Paganin e Trubbiani nella mostra “L’uomo - La natura”.
 

CENEDELLA SIRIA

v. Siria. Moglie dello scultore Pietro Cenedella, ha esposto firmandosi soltanto: Siria.

CENI FIORENZO

Gambara, 11 maggio 1958.

Presente in permanenza con sue opere nella bresciana Galleria “La Cornice” di Pasquale Fusari, Fiorenzo Ceni deriva l’ispirazione per i suoi quadri (su tela e su carta per gli inchiostri) dal piccolo mondo in cui si trova a vivere. Ma di quel mondo riesuma memorie, atmosfere lontane, e fa interpreti di quella vita personaggi o soggetti prossimi a scomparire, traendone accordi cromatici di intenso lirismo. Così rappresenta contadini avvolti da grandi tabarri, bambini resi sofferenti dalla precarietà dell’esistenza campagnola, cascinali immersi nell’algido manto di neve…
Una pittura che pur proponendo forme e cromie di puntuale attualità, nei contenuti si anima di quanto significativo sopravvive nel ricordo e nel rim-pianto.
La partecipazione di Fiorenzo Ceni a manifestazioni artistiche è limitata a località in cui vive e del circondario, anche se sue opere sono state per qualche tempo depositate in note Gallerie di Rimini e Palermo.

CENI GIOVANNI

 Secolo XVIII.

Il Fenaroli lo dice nato a Brescia.
Allievo di Sante Cattaneo, attese con tale assiduità allo studio del disegno da pervenire assai presto alla copia di dipinti. La Via Crucis della chiesa di S. Giovanni Evangelista è stata da lui tratta da incisione all’acquaforte eseguita forse dal famoso Gio. Battista Tiepolo. Frutti maggiori avrebbe dato se la morte non lo avesse rapito assai giovane.
 
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
“Storia di Brescia”, Vol. III.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

 

CENTRO ARTIGIANO CAMUNO

Nei primi anni Sessanta (1963), esortati dalla nota pittrice e scultrice Franca Ghitti, (v.) alcuni giovani artigiani camuni hanno dato vita ad un laboratorio per la lavora-zione del legno, in Darfo -Boario Terme, con l'intento di proporre agli appassionati oggetti di artigianato artistico di loro creazione. Il lavoro in gruppo ha consentito di riappropriarsi di una vena locale di antica data, di perseguire uno stile singolare nel coniugare arte applicata e creazione, fino all'affermazione di una vera e propria scuola capace di operare "con idee chiare e precise verso il raggiungimento di quella perfezione artigiana che rende prezioso anche il più comune degli oggetti". Sorretto dalla adesione di numerose persone, il Centro artigiano camuno ha superato le prime difficoltà pratiche ed ha saputo farsi conoscere anche attraverso l'allestimen-to di esposizioni. Sono giunte così al pubblico le testimonianze di una ricerca concretizzata in oggetti e composizioni che hanno impronta tipicamente camuna "un richiamo, non voluto, istintivo a quelle figure primitive incise dai camuni preistorici ove il gusto della forma solida, nitida, a volte un po' pesante non attenUa l'espressività e l'originalità carattenzzanti i vecchi oggetti ancora gelosamente custoditi nelle case di Valcamonica" .
Nascono suppellettili di legno, bacili, vasi, posate ... ed accanto agli "arnesi" della quotidianità i segni della fede attraverso le varie dolenti figure del Cristo, le Madon-ne, i ricorrenti temi della iconografia sacra animati da rustica espressività.
Se moltissimi degli oggetti casalinghi sono ormai sparsi nelle abitazioni non soltanto camune, vari pannelli recanti motivi sacri adornano chiese, come il Cristo dei Salesia-ni di Darfo.
Fra i giovani che han dato vita al Centro artigiano camuno si ricordano Piero Avanzini, Ludovico Bertolini, Aldo Fedriga, Mario Monella e Roberto Rivetta.

CERUTI FABIO

Secoli XVII-XVIII.

Secondo una tradizione mai autenticata, ma nemmeno smentita, fu padre del grande Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, ed autore di due nature morte della Pinacoteca di Brera segnate soltanto con il cognome: Ceruti. Le incertezze dell’attribuzione ipotizzata dal Delogu, indicano nell’autore di questi due dipinti una notevole levatura che, se tradotte in certa attribuzione, farebbero di Fabio Ceruti un pittore di primo piano.
 
BIBLIOGRAFIA
G. DELOGU, “Natura morta italiana”, Bergamo, 1962. (Per ulteriori dati si veda la Bibliografia relativa a Giacomo Ceruti).
“Storia di Brescia”, Vol. III.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

 

  1. CERUTI GIACOMO
  2. CESARE FEDERICI DA BAGNO
  3. CETTI EMILIO
  4. CHERUBINI FRANCESCO

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