Brescia, novembre 1952.
Figlio di Gian Battista Cattaneo (1906-1983), dev’essere stato faticoso per Dario Cattaneo intraprendere la pittura e disgiungersi dalla presenza della figura paterna. Forse per questo ha scelto di proporsi pubblicamente adottando lo pseudonimo Darca.
Giunto tardi all’attività creativa, ha appreso i primi elementi pittorici dall’amico Giovanni Lamberti (Le Rond), ha poi avvicinato Pierino Tramonta il quale “con pazienza, insegna, corregge, affina gli iniziali tentativi di dipingere” e il disegno si fa allora più preciso, gli accostamenti cromatici migliorano.
Anche per chi, come noi, conosce Dario Cattaneo da decenni, per essere amorevole custode della memoria e dell’opera paterna, è stata una sorpresa, lieta sorpresa, apprendere degli esiti della sua attività creativa. Lo ha rivelato la mostra allestita con l’amico Le Rond negli spazi espositivi della Peschiera di Pompiano nel settembre-ottobre 2001.
Paesaggista, Dario Cattaneo per dare vita alle sue composizioni si avvale dell’osservazione della realtà, cogliendone aspetti caratteristici, sia entro il tessuto urbano, sia in quello agreste.
La pennellata, a volte scandita in tanti tocchi insistiti, altre dalla stesura riassuntiva, rivela una tavolozza vigorosa, che pur fedele alla tradizione pittorica locale, assume accensioni riconducibili ai Fauves. Sicché le sue vedute propongono accordi vividi, spesso eccitati che traggono i dipinti da una cornice meramente naturalistica.
Indicativi del suo intendere quanto lo sguardo osserva, possono essere le “torri” della fornace di Ponte Grotte, costruite a tasselli insistiti ricreanti la caldezza dell’antica fabbrica, e il tratto lacustre in cui il colore cupo di fondo, mediante le fluide stesure, si stempera in tanti toni e sotto toni azzurrognoli rifrangenti la chiara atmosfera sfiorante ogni minimo brano del dipinto.