Brescia, I febbraio 1941
Autodidatta, così di lui dice L. Spiazzi nel presentare la prima mostra personale alle soglie del 1981: Casa, studio, arte lavoro, sindacato, e i termini possono cambiare posto a piacere.
Si aggiungono il gatto, la passione per i cavalli (in fatto visivo), la predilezione ai paesaggi dal colore smorzato, i rosa grigio delle case umbre, i verdi stinti, gli azzurri, i violetti.
Colori a dar vita a nudi, figure di donna dall'intento a volte ritrattistico, cavalli in libertà, sospinti nell'agone, o idealizzati come in Il sogno o in Paesaggio e cavalli, dal particolare nitore compositivo. Al di là dell'apparente «ingenuità», dovuta anche al ruvido disegno, nel quadri di Ricchini emerge la meditata pazienza compositiva in grado di offrire al fruitore una atmosfera «leggera, pulita, linda» d'un racconto, lieve quanto una favola. Più che ingenuità, dovrebbe dirsi di statica, stilizzata maniera di esprimersi, rammemorante i Trecentisti, come può ravvisarsi in Il riposo, dove il basso «borgo» e il Cidneo hanno tratto e tenuità d'antico affresco. Quella tenuta alla Associazione artistica di via Gramsci è l'unica mostra di Orlando Ricchini che si conosca.
RICCHINO FRANCESCO E BENEDETTO. 0 Ricchini, Richini. Secolo XVI.
Nato a Bione verso il 1520, dove la famiglia originaria di Rovato si era trasferita, Francesco Ricchino è detto allievo di Alessandro Bonvicino; guardò anche al Tiziano. Versatile, si dilettò di poesia e fu buon architetto: esercitò la professione in Germania, dove si recò giovanissimo, entrando al servizio dell'elettore di Sassonia ed insegnando anche alla Università di Wurttenberg. Complessa la identificazione del suo progredire artistico, anche per le scarse opere giunte fino a noi. La sua pittura si è arricchita, oltre che di apporti tedeschi, del luminismo del Malosso, di elementi manieristici padani. Tornato in patria nel 1555, nel 1566 firma le tele in S. Pietro in Oliveto che narrano le Storie di Mosè; nel 1568 il tabernacolo di Tavemole ove la firma «Franciscus Ricchini de Biono plnxit et dcauravit» ha consentito di identificare il vero luogo della sua nascita. Altre poche opere restano ancora: a Dresda, a Gotha (Landes Bibliotek); nel Bresciano, a Palosco (Parrocchiale) a Seniga (Ritralto di A. Gallo). Nel 1963, a seguito di intervento conservativo, è stato annunziato il rinvenimento di altra opera di Francesco Ricchino, nella chiesa di S. Maria Maddalena, a Lavone, con la identificazione di alcune date comprese negli anni 1522-1537. In Germania, Francesco Ricchino si avvalse della collaborazione del fratello Benedetto.
BIBLIOGRAFIA
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8 agosto 1963.
«Storia di Brescia», Voll. Il e III.
Nota: Oltre la tesi di laurea del compianto prof. Boselli, recante estesa nota bibliografica (che non abbiamo però potuto consultare) si vedano scritti vari di Pinetti, (Inventario... di Bergamo),
C. Cocchetti, Crowe Cavalcaselle, Donati, «Memorie della parrocchiale di Palosco», ecc.