Brescia, 3 ottobre 1953

Laureato in chimica, ma da qualche tempo si dedica principalmente alla pittura.  Al 1971 risale la sua presenza in pubblico, nelle sale della A.A.B.,, cui sono seguite ancora partecipazioni a varie collettive provinciali e regionali e la mostra personale in città (1978).  Opere di Giampaolo Pozzi sono in collezioni private d'Italia, Svizzera, Germania.
Inseribili nell'area vagamente surreale, i dipinti sembrano riflettere smarrimento e visionarietà congiunti. Smarrimento che fa della figura umana un fossile, emblema della «sensazione archeologica della storia umana». Visionarietà per quel tanto di ricerca d'una evasione da incubi, angosce, lacerazioni, per un nuovo approccio all'umanità, per un fremito rinnovato e che nelle larve dipinte sembra invece esaurito. E tutto, d'intomo, sembra accrescere la sensazione di millenaria allucinante desolazione: i lontani orizzonti quasi incolori, gli alti cieli, i larghi crepacci accanto ai quali manichini, traforati, fossilizzati interpretano muta, macabra rappresentazione. Un invito forse a che l'uomo, tornato al sentimento, tenda a «dissodare» l'aridità interiore per ricondurre il deserto esistenziale a nuova vita.
 
BIBLIOGRAFIA
F. CALZAVACCA, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 4-16 novembre 1978.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», Il novembre 1978.
 
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