Calcinato.
Da un vedutismo ricreante volumetrie di case e di colline, sottolineate da linee scure che rendevano frammentarie le composizioni, Giovanna Motta è giunta a sintesi ottenuta attraverso scandite macchie; via via portandosi su sentieri di chiarezza espressiva sorretta da tessitura cromatica lieve e maggiormente preziosa. Il paesaggio s'imbeve di un sentimento intimo per quel verdi somrnessi, quelle lievi terre, per gli armoniosi trilli rosati. Così la prediletta figura in cui la statica plasticità ha ceduto a ricerca di una idealizzazione a volte offrente espressione soave, specie nel volti infantili. Dai mezzi toni «ore incerte in cui tutte le stagioni si assimilano», nascono le recenti periferie, non ricreate negli aspetti di solitudine drammatica, ma cariche di una «quiete un poco malinconica, pure quando il lavoro ferve sulle impalcature». Sia che affronti la natura, ed i fiori da essa nati, il ritratto o il paesaggio urbano, Giovanna Motta fa dei toni smorzati «melodie discrete, senza inni, perché la vita quotidiana raramente li sostiene».
BIBLIOGRAFIA
A. MORUCCI, «Galleria Piccola Paganora», Brescia, 13-25 ottobre 1973.
R. LONATI, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 23 novembre - 5 dicembre 1974.
L. SPIAZZI, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 16-28 aprile 1977.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 23 aprile 1977.