Brescia, 6 novembre 1934.
Della antica e nobile famiglia bresciana, laureato in medicina a Padova nel 1958, con specializzazione, libera docenza e cattedra in clinica universitaria parmense, Alfredo Lechi come pittore è invece autodidatta. Ha intrapreso a dipingere a 15-16 anni, e fin da quel tempo è rifuggito dal figurativo, per temi astratti, geometrizzanti con i quali ha affrontato le prime partecipazioni a collettive locali, giungendo al costruttivismo e non disdegnando anche esperienze di arte cinetica. La ricerca condotta suggerisce l'uso di tecniche varie, e diversi materiali; l'olio, lo smalto, lo smalto su superfici di ottone, di vetro, di rame nell'intento di raggiungere inediti effetti: sia che affronti studi di scomposizione degli elementi, sia che coniughi il «settore ritmico in giusto equilibrio con quello rappresentativo», com'ebbe a dire Mario Rizzoli in occasione di una delle prime mostre, alla «Galleria Alberti», ove erano presenti anche opere di Fausto e Gigi Fasser. (v.). Anche se frutto di costante applicazione, i lavori di Lechi assai raramente compaiono in esposizioni. Si ricordano alcune lontane partecipazioni a premi provinciali; la personale alla «Galleria S. Michele» (1969), la collettiva parmense nella «Galleria Arti visive» (1974). Particolarmente significativa questa mostra, che annoverava artisti fra i maggiormente rappresentativi delle rispettive tendenze: maestri già allora riconosciuti quali Bruno Munari, Ballocco, Carboni ai quali si accostavano, fra gli altri, Alviani, Campus, Carmi, Forlivesi.
Con essi, Lechi si segnalava per i suoi calibrati rapporti. Personalità «critica, analitica, tormentata» è stata definita quella del pittore nostro, che nella evidente politezza delle composizioni e delle cromie pone la problematico emergente dei giorni nostri,. dell'uomo solo; solo a risolvere mille implicazioni, a percorrere un catnmino fatto di esperienze che non arricchiscono ma lasciano il vuoto entro l'animo. Un protagonista della solitudine che, dalla lotta per l'esistenza, è reso muto e cieco, intento com'è solo a specchiarsi nel proprio simile nella vana ricerca di un volto amico.
BIBLIOGRAFIA
M. RIZZOLI, «Galleria Alberti», Brescia, 12-24 gennaio 1957.
0. DI PRATA, A. Lechi, «L'ora serena», aprile 1957.
G.C. ARTONI, «Galleria S. Michele», Brescia, 19-30 aprile 1969. G.S. (tella), Cronache d'arte, «La Voce del popolo», 26 aprile 1969. E.C.S. (alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 26 aprile 1969. «Le Arti», n. 5, maggio 1969, p. 18. Ill.
«Galleria di Arti visive», Parma, 21 settembre - 10 ottobre 1974. G.C., Le mostre d'arte, «Gazzetta di Parma», 5 ottobre 1974.