Galatina (LE), 15 aprile 1949. Vive e opera a Milano e Brescia.
Compiuti i corsi de11iceo artistico di Lecce, si è trasferito a Milano dove ha frequentato l'Accademia di Brera, sotto la guida dei proff. Marino Marini, Alik Cavaliere e Lorenzo Pepe; ed a Milano, dove si è licenziato brillantemente, è docente al liceo artistico, alternando l'attività didattica e creati va con ritorni a Brescia dove risiede con la famiglia.
Giovanissimo intraprende l'attività espositiva, esordendo nel 1970 con una personale alla "Galleria Il vettore" di Milano. Nel capoluogo si ripresenta alla "Galleria Grassi Bernardi" (1971) per proseguire le presenze singole a Melzo ("Galleria La Torre", 1973); Camogli ("Ridotto del Teatro Sociale", 1974); Brugherio ("Galleria La Guz-zina", 1974); Lissone ("Centro lombardo d'Arte", 1976); Brescia ("Galleria La fontana", 1977); Melzo ("Galleria La torre", 1978); Venezia ("Galleria Nuovo Spazio 2", 1980); Milano ("Galleria Grassi Bernardi", 1981); Gallipoli (Castello Angioino, 1981); Como ("Galleria il salotto", 1982); Brescia ("Galleria Ferrari", 1983); Montichiari ("Centro Artestudio", 1984).
Fra le partecipazioni a mostre collettive si citano quelle di Legnano (VII Mostra internazionale di scultura all'aperto, 1972); Milano ("Galleria Struktura", 1974); Milano ancora (V Biennale d'arte, 1975 e Centro internazionale di Brera, 1976); Brescia (Arte oggi, a Rebuffone, 1977); Milano (Estate '79 - Scultura all'aperto).
Il vincolo di immutato affetto di Luigi Fulvi con la terra natìa vive non soltanto attraverso il materiale adoperato per esercitare scultura, la calda e ambrata arenaria, ma per l'ideale creativo.
Alle prime sintesi delle "metamorfosi umane" con le quali Fulvi ha mirato evocare lontane voci di una umanità colta nel suo tragico esistere, e gli ambienti di quell'esi-stere, con i templi le cui arcaiche forme animava di .."ffetti chiaroscurali dovuti ad interna fo;nte luminosa, sono seguite opere ove alla prediletta forma in arenaria si coniugavano attrezzi d'una manualità anch'essa umile e millenaria, giungendo poi ad una sorta di pannelli "astratto informali" nei quali l'essenziale intervento assume significati e riflessioni che attingono motivazione dalla stessa struttura del blocco scelto, con la tenerezza fragile, la porosità, le abrasioni lasciate dal tempo, le incrina-ture; fino ai recenti monoliti, allefacciate inseriti nel panorama urbano senza che, per questo, i blocchi squadrati cedano la loro "sospensione metafisica" - come ben ha osservato Luciano Spiazzi - o si attenui quel fascino silenzioso di millenni: quasi che il tempo abbia depurato le strutture della esteriorità per dare evidenza alle grandi originali forme, all'intima e più vera loro natura.
Essenzialità di moduli capace di evocazione ben inseribile in panorami naturali, in moderni interni, come testimoniano le opere poste sullo sfondo del Castello Angioino di Gallipoli, oppure il lineare coronamento d'una lesena entro bar, alla stazione di Brescia. Opere di Luigi Fulvi figurano in varie collezioni private, in pubbliche raccolte d'arte e Fondazioni.