Brescia, 24 gennaio 1939. Vive e opera a Poncarale.
Per assecondare ed affinare la naturale inclinazione verso il disegno e la plastica, non appena l'attività svolta nell'ambito familiare glielo consente, frequenta i corsi della Scuola serale di disegno istituiti dalla Associazione artisti bresciani, sotto la guida di Domenico Lusetti (v.) e Claudio Botta (v.) del quale frequenta assiduamente anche lo
studio. '
Nei primi anni Sessanta vive e lavora a Roma, dove avvicina noti artefici, pittori e scultori fra i quali Emilio Greco. Segue nel tempo stesso il primo corso internazionale bandito dalla città degli studi di Urbino. L'ansia di ricerca lo induce a far ritorno a Brescia, ma anche a lungamente soggiornare a Cap d'Antibes, ad Albissola Marina dove compone numerose opere in ceramica.
Frutto della intensa applicazione sono le numerose presenze in ben note Gallerie, fra le quali ricordiamo la A.A.B. (Brescia, dove espone negli anni 1960,63,66, 1973); Montenapoleone (Milano, 1963,66); Dei Lenti (Albissola, 1967,68,69); La Scaletta (Cortina d'Ampezzo, 1970); Ghelfi (Legnano, 1970, e Verona, 1971,73); Le Fontane (Savona, 1972); Beatrice (Novara, 1972); Duomo (Desenzano, 1972); Gonzaga (Ca stiglione delle Stiviere, 1973); S. Stefano (Novara, 1973); Arte Excelsior (Venezia, 1973); Michelangelo (Bergamo, 1974); Dello Scudo (Verona, 1975); Sintesi (Milano, 1978); Bayanini (Rovereto, 1978); La Tavolozza (Bassano, 1980); Sala della Bibliote-ca comunale di S. Zeno Naviglio, nel 1982.
Attento alle correnti innovative, lungamente ha svolto la sua ricerca fra la sigla astratta e il richiamo naturalistico.
Indicativ; del primo periodo possiamo citare I1falciatore a cavallo o Inizio del volo nei quali lo slancio dinamico si fonde al senso di nobile e forte dignità.
Gli studi per la Caduta di Icaro e Figure orizzontali avvertono poi della stilizzazione astratta condotta nella eco di un Viani o di un Cappello: una via che nei successivi anni sfocia in una composizione immediata e duttile a rappresentare un mondo contadino in cui le sembianze umane si intrecciano ai frutti della terra e agli arnesi da lavoro.
Quelle Spigolatrici, le Mele, le Civette pur offrendo una trasposizione simbolica e, in certo modo astratta, della realtà espressa, non tradiscono e non forzano il significato originario della loro natura; assumono anzi l'aspetto di piccoli idoli agresti dissepolti tra i ruderi di una civiltà arcaica.
Figura con pannocchia può essere indicativa di questi raggiungimenti nei quali è palese felicità inventiva.
Questo mondo consueto all'artista, la originale immaginazione si coniugano nelle opere più vicine di Fratti, al quale va il merito di perseguire, pur fra difficoltà e incomprensioni, traguardi dettati da non comune onestà morale.
"Gioca, nei risultati di questa scultura, un uso sapiente e antico di quelle tecniche che hanno fatto della ceramica italiana un unicum di smagliante bellezza ... A volte un simbolo q,ualunque, una mela per esempio, assume il valore, le dimensioni del mondo". E il meritato e incoraggiante elogio che Aldo Zagni ha rivolto al giovane nostro scultore, meritatamente invitato alla mostra dedicata alla "Scultura a Brescia" nel 1974 e patrocinata dall'Assessorato alla cultura della Lombardia.
Integrano e aiutano la comprensione della produzione più nota di Fraco Fratti i suoi studi litografici sovente posti a contornare, in mostra, le opere plastiche.
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