Paitone, 15 luglio 1947.

Poco più che ventenne ha frequentato la Scuola dell’Associazione Artisti Bresciani avendo modo di avvicinare alcuni significativi artefici che hanno orientato la sua ricerca, soprattutto quella riguar-dante la preziosità cromatica.
Nei suoi quadri prevalgono visioni della Valle Sabbia e la viva realtà rurale che lo circonda fin da quando era fanciullo.
Ne deriva una pittura ricca di umori vitali resi con armoniosi accostamenti di azzurri, verdi, bruni terrosi; le stagioni svolgenti il tema a guidare il pennello così da rendere l’esito vibrante ricco di materia rorida: frutto di una tavolozza racchiudente effetti luministici di compattezza quasi materi-ca.
Non a torto v’è chi ha ravvisato nei paesaggi di Enzo Franzoni echi dei colori di Martino Dolci, delle sue note accese e la felice interpretazione in cui la strada sterrata, fiancheggiata da rustici casolari, si proietta alla più lontana chiesuola, oppure quel prato mosso da terrapieno esteso su cui si erge casupola ripresa nel controluce di placido tramonto.
Né mancano le silenti spiagge del lago d’Iseo che ci riportano a siti frequentato da altro cantore del mondo valsabbino, Ottorino Garosio.
Affiora evidente la simpatia nutrita dal pittore per quel “piccolo mondo” contadino non ancora pros-simo all’estinzione, ma vivo nel ricordo di quanti lo hanno frequentato.
L’impegno lavorativo ha per qualche tempo distolto Franzoni dal partecipare a mostre collettive, produrre personali, che pur avevano riscosso apprezzamento delle comunità prossime al luogo na-tio.
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