Secolo XVIII.
Anche Gio. Giuseppe.
Fonditore e argentiere più che scultore, operò prevalentemente nella seconda metà del Settecento.
Perduto il tabernacolo realizzato intorno al 1747 per la chiesa dei padri Filippini di Brescia.
Ricordato dallo Zani e dal Fenaroli, il suo nome resta legato a quello di G. B. Carboni (v.) per la collaborazione data nel realizzare il bronzeo cancello all'altare della Scuola di S. Rocco a Venezia.
Tuttavia i suoi meriti indiscussi sono riconoscibili in altre opere quali il medaglione del paliotto dell'altar maggiore della parrocchiale di Sale Marasino, originariamente nella demolita chiesa di S. Domenico in città; le lampade di Piedalunga (BG); l'argentea cornice dell'altare della Madonna a Gardone Riviera (anche se da alcuni studiosi detta di scuola); i candelabri di Salò (1775); i busti a grandezza naturale dei 55. Pietro, Paolo, Giovanni e Giacomo nella parrocchiale di Trescore Balneario; oggetti decorativi vari in bronzo per l'altare dell'Angelo custode che era nella chiesa degli Angeli e poi tradotto in Duomo nuovo. Ancora su disegno di G. B. Carboni, nel 1762 realizza i busti per la bresciana chiesa di S. Lorenzo.
Se apprezzabile è l'ornato elegante delle composizioni, soprattutto nelle figure sipuò intendere la qualità plastica del Filiberti capace di "modellato sicuro e forte" ;
la "Storia di Brescia" gli attribuisce anche i lavori nella cattedrale di Bergamo che il Fenaroli dice invece realizzati da Domenico Filiberti (v.).
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