Sirmione, 1955.

Pur presente a collettive bresciane, Castellazzo si è imposto all’attenzione della critica con la personale allestita al “Banco” di Massimo Minini nel marzo 1980, meritando di essere additato come nuova presenza nel mondo pittorico. Le sue grandi tele sembrano rispondere appieno alle parole redatte su di una cartolina riproducente un suo dipinto perché “riconducono lo sguardo alla calma del doppio azzurro del mare e del cielo”. Le poche, grandi tele allora esposte offrivano infatti solo i fondamentali colori di onde che si infrangono, di erbe e di fiori… Tele senza paesaggio e pur composte di brani di natura.
V’è chi ha affermato ravvisarsi in quei dipinti la “visione naturalistica trasformata in visione pittorica”. Ossia visione che nasce dalla coscienza, dalla riflessione. Il giovane Castellazzo si pone dunque in quella avanguardia concettuale che, anziché annientare, par volere pervadere di fermenti edificanti l’operazione creativa.
Da tempo trasferito in provincia di Mantova (Mozzambano), poco alla volta ha tralasciato l’attività creativa, assorbito dalla professione.
 
BIBLIOGRAFIA
“Ovvero, di come alcuni artisti operano in Brescia”, A.A.B., Brescia 3 - 14 marzo 1979. “Galleria Banco”, Brescia, 22 febbraio - 20 marzo 1980.
E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 2 marzo 1980.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 8 marzo 1980.
F. GUALDONI, “11 Giorno”, 19 marzo 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
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