Brescia, 1950.
Autodidatta, ha dapprima sviluppato la sua ricerca emulando i Maestri mac-chiaioli e divisionisti, adottando quindi una tecnica assai accurata. Ha così realizzato paesaggi, in particolare, attribuendo loro la sua visione del mondo fatto di luce e preziosità cromatiche calde, fortemente contrastate.
Lo si è conosciuto in occasione della sua mostra personale ordinata a Città Antiquaria nel dicembre 2003, che ha confermato la “valenza estetica condotta con grande impegno, una ricerca che procede da tempo nella direzione della definizione di uno stile neofigurativo”. E autonomo, diretto essenzialmente a riprodurre la realtà attraverso filtro di una sensibilità sem-pre presente.
Attenuato il tocco mosso, frangiato di un tempo, Mario Castellano persegue oggi una composizione sorretta da accurato impianto disegnativo entro il quale distende colori intensi di pacata luminosità. Ne sono esempio i caratteristici fabbricati affacciati a Piazza della Loggia o Rovetta, sfiorati da tepido sole e animati da figurette, oppure la veduta della chiesa di S. Chiara riprodotta nelle semplici linee architettoniche immerse in una si-lente chiarità.
Nell’attuale resa pittorica di Castellano prevale dunque l’armonia cromatica e luministica realizzata mediante pennellate lievi, grazie alle quali i soggetti prediletti (paesaggi, scorci cittadini, nature morte) assumono una dimensione suggestiva posta a metà strada tra realtà e fantasia.