Brescia, 17 gennaio 1926.
Paesaggi “velati da contenuta malinconia, paesaggi del lavoro industriale, come Riposo festivo, con quei vagoncini azzurri abbandonati davanti alla fabbrica deserta, come lo scorcio ferroviario (Ferrovia) dai fulvi e cupi toni; oppure sono angoli caratteristici della città popolaresca, come quei piccoli, deliziosi Mercato e Fiera, con qualche eco utrilleggiante, ma tuttavia con un che di schietto e di personale: impressioni vivide anche stilisticamente più libere e succose”.
In questa nota che Elvira Cassa Salvi ha redatto in occasione della mostra personale di Cantarini, alla A.A.B., nel 1972, sono rilevati i caratteri d’una pittura che sempre più si è fatta gentile, armoniosa per i grigi azzurri carpiti a vecchi paesi, alle colline e alle stagioni meno accese, offerenti silenti atmosfere.
Rustici di campagna nel sole di ottobre, sotto bianca coltre ricreati con disegno essenziale, stesura accurata in cui le cromie trapassano fondendosi, come tenui e fusi appaiono i sentimenti che hanno mosso la mano del pittore, operante al limite del chiarismo.
Nonostante la favorevole accoglienza data ai suoi dipinti, Luigi Cantarini ha poco alla volta disertato le sale di esposizioni: ma il suo apparente silenzio non è stato infruttuoso. I dipinti sparsi in ambito familiare o dei conoscen-ti.
BIBLIOGRAFIA
“Galleria A.A.B,”, Brescia, 23 dicembre 1972 - 4 gennaio 1973.
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“Galleria la Cornice”, Desenzano, 13 - 25 settembre 1975. (Con brani da E. Cassa Salvi e A. Rizzi).
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A. RIZZI, “Galleria del Carro”, Brescia, 28 gennaio - 9 febbraio 1978.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.