Secolo XVIII.

Figlio di Santo il vecchio, rimane orfano in tenera età.

Più che alla scuola del padre si è quindi formato attraverso la collaborazione prestata al fratello Antonio, tanto che in molte opere non è possibile isolare gli interventi dell'uno o dell'altro.

Secondo il Carboni, consapevole di non poter arrivare a quel grado che desiderava, Alessandro si è recato in Germania, dove è rimasto a lungo (circa vent'anni), fino al 1757, e vi si è sposato. Ma anche gli anni trascorsi lontano da Brescia non gli hanno dato la possibilità di affinarsi come avrebbe voluto. Nelle sue opere, alcuni studiosi ravvisano un modellato a volte secco, duro e spesso inespressivo. Piuttosto monotona è la composizione anche se non manca di sensibilità luministica e di perizia tecnica: il panneggio denuncia sovente una geometria rigida e fredda. Delle opere a lui attribuite numerose sono ormai disperse. Con il fratello collaborò forse alle statue dell'altare dei SS. Fermo e Rustico nel Duomo di Bergamo.

In Brescia possono ricordarsi le statue della cimasa della Biblioteca Queriniana; il Nettuno con Delfino nel giardino di casa Suardi in via Trieste; i putti della sagrestia della chiesa di S. Alessandro; l'Angelo a sera sulla facciata della chiesa della Carità in via dei Musei; l'altare della Madonna del tabernacolo della chiesa di S. Giovanni evangelista, con il bassorilievo raffigurante la Fuga in Egitto.

A Limone del Garda resta il S. Giovanni Nepomuceno, del 1728; a Piedicastello (TN) due statue di vescovi in pietra, firmate e datate 1761. Altre opere dovrebbe aver compiuto a Rovereto e Trento. Il Fenaroli, nel suo "Dizionario" ci parla d'un Nettuno nel palazzo Mazzucchelli a Ciliverghe.

Con il fratello Antonio, nel 1756 ricevette un pagamento per dei lavori a Manerbio; della sua scuola sono citate altresì opere, ormai perdute, per il santuario di S. Maria dei Miracoli in città; come perdute sono quelle della chiesa di S. Clemente.

Morto nel 1770 circa, Alessandro ebbe per figli Giovan Battista, Gaetano, Gelfino e Paolo pur essi scultori e alle cui rispettive voci si rinvia. Ebbe la moglie di nome Angela.

 

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