Villa Carcina.

Autodidatta, è vissuta tra Brescia, Desenzano e Soncino, facendo ritorno in città verso la fine degli anni Settanta. Intenso il curriculum espositivo di questa pittrice e annoverante partecipazioni a manifestazioni in città, a Gavardo, Sarezzo, Ghedi, Visano; partecipazioni estese anche a Verucchio, Torino, Milano, Viareggio. Dal 1972 ha intrapreso allestimenti di mostre personali in note località: Bibione (1972), Mantova (1973, 76), Caorle e Montecatini (1974), Brescia (1975, 78, 80), Salsomaggiore (1975, 76, 78, 79, 1980), Mondovì (1975), Soncino (1976), Veroria (1977), Castelcovati (1978), Soncino, Crema e Roma (1980).  Pittrice dei fiori, per i quali ha composto anche poesie, del mondo policromo a cui si ispira coglie «i vivi bagliori, una sequela di petali, di corolle, di pistilli, di polline, di foglie che esaltano l'essenza della natura», come ha osservato Antonino De Bono. Se un tempo le masse floreali emergevano da scuri fondi, sul quali i colori intessevano un mosaico di piccoli tocchi ricreanti nobili o umili «grappoli» entro vasi o cesti di vimini, con il trascorrere del tempo anche lo scenario che contorna le innumerevoli composizioni si è acceso di luci. Così, le rose, i lillà, i girasoli, calicantus, ranuncoli, anemonì, papaveri, le margherite... la inesauribile sequenza dei-fiori ritratti, rifrangono e si irraggiano dei riflessi che hanno sorgente entro la composizione stessa.  Ed il tratto, fattosi più disteso, riassuntivo, maggiormente ricco di sfumature, raggiunge sottili vibrazioni luministiche.  Una gamma di esuberanti variazioni che a volte sanno di surreale. E poi - osserva Mario Cottafesta - Fernanda Palvarini sottolinea le accensioni cromatiche più vive seguendo un estro lirico.  I titoli che dà alle composizioni, come Rapsodia in rosa, Vortice azzi4rro, Palpiti dorati, Soffio di primavera, sembrano voler richiamare l'attenzione su una condizione dello spirito o su impressioni globali, anche musicali, più che sul soggetti in sé, pur così bene analizzati.  Questa non è più una «pittura di genere», è un vero e proprio rapimento estatico che la sicurezza d'esecuzione tecnica ingentilisce ed esalta al tempo stesso.
 
BIBLIOGRAFIA (bresciana)
A. DE BONO, «Galleria Pallata», Brescia. 12-25 aprile 1975.
A.M. (orucci), La pittrice del mese, «Biesse», a. XV, n. 157, aprile 1975.
L. SPIAZZI E AA.VV., «Galleria S. Benedetto», Brescia, 25 novembre-8 dicembre 1978.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», I dicembre 1978.
 
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