Castrezzato, 18 aprile 1936.
Iniziati gli studi al Liceo artistico di Brera, in Milano, si è diplomato all'Istituto d'arte di Modena, perfezionandosi poi all'Accademia orobica. In arte, per qualche tempo ha adottato lo pseudonimo: Giorman's. Se il suo nome ci è noto soltanto per una lontana partecipazione al «Premio di pittura città di Palazzolo» (I-15 novembre 1959), l'attività artistica lo ha sospinto lontano da Brescia: a Roma, Korbach, Amsberg, Versmold tanto che sue opere figurano in collezioni a Milano, Stresa, Bergamo, Mademo sul Garda, Gardone R., Lovere, Venezia, Firenze, Arezzo, Colonia, Dortmund, oltre che nella nostra città.
Per dar vita alle sue figure «trasfigurate e idealizzate dalla purezza della linea e dalla limpidezza del colore», come ha osservato Luigi Valerio, il pittore si serve dell'affresco, che gli consente di ricercare «la sintesi, l'essenziale, il concettuale; ed è per questo che le sue immagini hanno una purezza platonica, senza rumorosi colori che turbano la serenità delle forme organizzate con sapienza sintattica». Nasce la chiara allusione, o la proposta, di un «futuribile neoumanesimo, da cui le macchine vengono dimensionate come mezzi e non come protagoniste, e nel quale modo di vivere tornino i cavalli, i muscoli, lo sforzo comunicativo tra l'uomo e la natura». Così si è espresso Ugo Moretti nell'illustrare la pittura di Manenti. E soggiunge che il pittore è «forse un uomo illuminato», ma certamente un artista felice. Illuminato perché ha saputo sceverare dalle esperienze - che per lui sono state testimonianze della vita degli uomini - quelle che più si approssimano agli ideali dell'umanità». La sua proposta, «questo eccezionale revival» che riconduce la sua pittura alle più nobili origini (tecnica e contenutistica) fa apparire Manenti quasi un «rivoluzionario» fra i pittori italiani. E ancora Ugo Moretti avverte che, comunque, l'opera di Manenti non va osservata come «una morbosità nostalgica, ma da considerare come una prospettiva» (Roma, 1978). Prospettiva offertaci con «apparenti perfezione e bellezza» animate tuttavia da fermenti comuni a quanti della contemporaneltà avvertono con insofferenza i condizionamenti, i pesi incombenti, i pericoli mimetizzati del conclamato progresso: adoperandosi per il riscatto dell'uomo ai veri valori. Ulteriori cenni biografici e riferimenti all'opera di Giorgio Manenti reca il «Catalogo universale dell'Arte modema».