Pontevico, 6 maggio 1908 - Brescia, 3 giugno 1971.
Precoce il desiderio di Domenico Lusetti di esprimersi con la creta. Frequentata la scuola del Castello Sforzesco di Milano, segue quindi i corsi dell' Accademia di Brera, inserendosi nel clima culturale e artistico del capoluogo.
La volontà di sempre più perfezionarsi lo induce a seguire i consigli di Timo Borto-lotti (v.) bresciano, ma operoso a Milano, e dell'affermato Napoleone Lodi. Medita al tempo stesso la scultura classica, ma la sua visione si fa via via libera, sciolta, personale.
Nel 1930 apre studio a Brescia, in via delle Bassiche, e solo nel 1947, riprendendo l'attività dopo la prigionia sofferta in campo di concentramento in Germania (1943-1945), si trasferisce nell'ampio atelier di via F. Ferramola.
Dei giorni di prigionia narrerà in più tardi anni pubblicando il "Lager XI - B" (1967). Artefice infaticabile ha tratto le sue sculture dalle più diverse materie: creta e granito, Barrettino di Valbrembana e porfido, Nero del Belgio ed altre pietre dure, peltro e bronzo; e innumerevoli le realizzazioni che dovremmo ricordare. Ritratti infantili, busti di conoscenti e di parenti, sacre composizioni, monumenti, motivi di libera fantasia come i Lottatori ...
AI 1936 risalgono le prime apparizioni in pubblico, e sempre più folta si fa la nota delle sue presenze in mostre collettive in Italia e all'estero.
Val ricordare almeno la Quadriennale di Roma negli anni 1938, 1952, 1956 e 1959, cui si accostano altre varie mostre della capitale; la Biennale di Milano (1939, 1948, 1953,1955) e le Mostre dell'Angelicum; quindi Madrid (1940), New York (1948), Londra (1956), Zurigo (1965), Parigi (1966, 1969,1972), Costanza e Breghenz (Ger-mania) nel 1967, Tunisi (1969).
Numerose altre adesioni sono ricordate nel volume "Domenico Lusetti" stampato nel 1979 dalla editrice Magalini, ove sono altresì ricordate le mostre personali allestite a Brescia negli anni 1948, 1951,53,59,1961,63,64,65,67,68; e le postume (1972, 77, 79); Gavardo (1956), Salò (1964), Milano ("Galleria Montenapoleone", 1966). Ancora non è stato redatto un esauriente elenco delle opere di Domenico Lusetti, e molto difficoltoso sarà redigerlo, tanto numeroso é il frutto del suo inesausto entu-siasmo, della feconda fantasia. Basti qui, cronologiacamente, tentar di fissare quelle premiate in concorsi, quelle sparse in note collezioni pubbliche e private, in spazi pubblici (piazze) e nei cimiteri, in chiese o in cappelle di Brescia e di lontane località. Giovannino (1936), Galleria d'Arte moderna di Milano.
La nipotina (1937), Galleria d'Arte moderna di Brescia.
Busto di A. Canossi, (1938), fuso per il monumento al Poeta inaugurato nei viali del Castello nel 1962.
Il lavoro, (1938), propr. Officine G. Oliva, Vestone.
I ritratti delle Signorine Oliva (1938) nella raccolta Oliva (Vestone). Ritratto della Signora Angelica Bonomi Diego (1938), Vestone.
Il velocista (1939), opera segnalata a S. Remo.
Monumento ai Caduti di S. Polo (1946).
Madonna col Bambino e S. Giovanni battezza Gesù (1947), chiesa di Comella (BS). Ritratto del padre dell' artista (1948), propr. Lusetti, esposto a Milano.
Via Crucis (1948) chiesa di Comella (BS).
Ritratto del pittore O. Garosio (bronzo).
S. Francesco riceve le stimmate (1950), esposto all' Angelicum di Milano. Riccioli e sorrisi (1951), per il concorso "Ritratto di bimbi" (Brescia). Uomo con fisarmonica (1951). Esposto a New- Y ork.
Vergine col Bambino (ca. 1953). Propr-. privata, Brescia. Macellaio (1952). Esposto alla Quadriennale di Roma. Monumento agli alpini di Palazzolo (1954).
La madre e ilfanciullo (1954), Brescia.
S. Francesco e illebbroso (1955). Galleria d'Arte sacra, Assisi. Monumento al col. Sora (1956). Foresto Sparso (BG).
Via Crucis (1956). Chiesa di S. Maria della Pace, Brescia. Pugile (1956). Esposto alla Quadrienna1e di Roma.
Via Crucis (1957). Palazzo vescovile, Brescia.
Il figlio l prodigo (1958), Galleria d'arte sacra, Assisi.
Via Crucis (1958), Chiesa parrocchiale di Buffalora. Figura seduta (1959). Esposta alla Quadriennale di Roma. Via Crucis (1959), Chiesa parrocchiale di Capovalle.
Via Crucis (1960), Chiesa di S. Maria della Vittoria, Brescia. Busto di F. Coppi (1962), Stadio comunale, Brescia. Monumento ai caduti di Rivoltella (1963).
Deposizione (1963). Esposta alla mostra DCAI, Milano. Lottatore (1964). Galleria d'Arte moderna, Brescia.
Monumento a Papa Giovanni XXIII (1965); il vicino e bronzeo S. Luca per la chiesa di S. Paolo, in via S. Giovanni Bosco, Brescia.
Ritratto di bimbo (1965). Esposto alla mostra del bronzetto, Padova. Nuotatrice (1965). Esposta alla mostra del bronzetto, Padova.
Monumento al Bersagliere (1966), Gavardo. (M. O. Aurelio Zamboni da Berra). S. Francesco e gli uccelli (1966), Scuola comunale di Pontevico.
Alcune stazioni di Via Crucis (1967). Cappella dell'Istituto gioventù femminile stu-dentesca. Brescia.
L. Pavoni (1968). Chiesa della Immcolata, Brescia.
Madonna della Pace (1968). Chiesa parrocchiale di Zanano (BS). Lottatore (1969). Esposto a Milano.
Amanti (1971). Esposto a mostra parigina.
Maternità. Ospedale civile, Brescia.
Quindi le varie statue e composizioni per il Vantiniano: Angelo (tomba Ferrari), Busto di R. Ceci (tomba Ceci), Crocifisso (tomba Baxiu), varie Pietà e composizioni sacre (Lodrini, Palazzoli, Ghidinelli, Maifredi ... )
Si ricordano altresì una Pietà e due figure di Santi nella fronte della di smessa chiesetta denominata degli "sfrattati", in via Collebeato e la Via Crucis posta all'interno, oggi nella nuova parrocchiale di via Crotte; due Crocifissi nella parrocchiale di S. Maria Crocifissa di Rosa.
E trofei, figurette di donna, nudini, volti e corpi anonimi nati dalla esigenza di tradurre nella materia vibrazioni, momenti di vita.
Accanto all'attività creativa, merita ricordo quella di docente esplicata a lungo nella Scuola dell'Associazione artisti bresciani.
La morte ha colto inopinatamente lo scultore: come ogni mattina stava percorrendo in bicicletta il tratto di strada che congiunge l'abitazione allo studio. Improvvisamen-te la forte fibra ebbe una scossa e Lusetti è caduto di schianto, per non più rialzarsi. E con il corpo ha ceduto il suo temperamento entusiasta, che tanto rimpianto ha lasciato.
Dalle prime opere di ritratto svolte con fare verista, era via via passato ad una progressiva smussatura delle forme, per giungere quasi a composizioni "embrionali" nelle quali l'abbozzo, l'incompiuto apparente hanno assunto significato d'una elo-quente essenzialità.
Mentre si va completando questo "Dizionario", Pontevico dedica allo scultore una Mostra celebrativa, curata da Mauro Corradini, autore altresì dell'accurato catalogo. (Maggio 1985).