Lonato, I I maggio 1940.
Ha studiato pianoforte e composizione all'Istituto A. Venturi di Brescia, ed alla passione per la musica affianca quella per la pittura, in questo campo rivelandosi anche come operatore e divulgatore in occasione di manifestazioni locali come la mostra antologica di Ottone Rosai (1 969), le esposizioni dedicate all'«Avanguardie» (1 9 72), agli «Ex voto del Santuario della Madonna di S. Martino» (1976) e degli «Attrezzi di dinamica artistica» (1 9 78) tutte ordinate in Lonato.Dal 1959 svolge attività artistica i cui esiti si fanno maggiormente evidenti con le mostre personali di Desenzano, Valeggio, alla A.A.ß. di Brescia (1 972) alternate con la partecipazione a concorsi vari fra i quali val menzionare il «I Premio grafica» di Milano (1 9 72).Successive mostre personali ha allestito a Valeggio (Palazzo comunale, 1973), Verona e Mantova (1 973), alla «Galleria Museo 3000» di Villafranca di Verona (1 974). Ripetute e numerose le partecipazioni a varie collettive provinciali, a Milano e a Thiene. Pittura astratta, quella di Laffranchini, «va alla ricerca del filone nascosto di trepidazioni scintillanti che pur devono esistere tra gli anfratti, sotto le vigne o in qualche angolo di un campo di grano».Nascono così le sue «grafiche cifrate» sul foglio bianco che fa da sfondo alle composizioni dalle preziose cromie. «Partito con un elegantissimo, pulitissimo, calcolatissimo gioco di volumi, la candida scatolatura di prismi e parallelepipedi, i didattici pezzi delle lezioni di geometria, e il sacro rigore del numero pitagoricamente occhieggiava nelle composizioni condotte a soffio di ritmo», quel ritmo ha mantenuto anche nelle successive opere caratterizzate da una maggiore libertà compositiva, dalla «prevalente estetica soprattutto musicale, d'una introversione alla ricerca di se stesso, dei sentimenti antichi e nuovi, dell'urgere di sensazioni indefinite ma personali, lampi o frammenti di immagini apparentemente senza struttura, in realtà più vere di ogni schematismo razionale».Ci pare di poter osservare nei dipinti di Laffranchini il dissidio tragico che incombe sulla nostra generazione, alla quale sembrano offrirsi strumenti in grado di sollevare l'umanità da millenari pesi, ma con essi s'accentuano pure, si esaspera, il dramma intimo, la inquietudine di tutti; così, alla accattivante piacevolezza cromatica delle opere si congiunge la drammatica visione tradotta in aggrovigliati «brani» di natura offesa, di borghi fatiscenti, d'un mondo ch'è fatto soprattutto di sofferenti creature. Alla pittura di Laffranchini si sono interessati Jole Simeoni Zanollo, Carlo Rigoni, Valzelli e Spiazzi, questi ultimi in occasione della mostra personale bresciana alla quale offersero il beneaugurante cenno in catalogo e recensione.