Villa Cogozzo, l gennaio 1863 - Brescia, 15 marzo 1898.
Altri, erroneamente, dà la morte al 1893. Figlio di Vincenzo.
Fin da ragazzo manifesta forte inclinazione all'arte. Si dedica al disegno e alla scultura quando ancora frequenta le aule scolastiche; passando poi nel laboratorio di Pietro Faitini (v.), prima di trasferirsi a Torino perfrequentare l'Accademia Albertina, allievo di Odoardo Tabacchi che lo stima profondamente.
Già nel 1882, a soli diciannove anni, espone all'Ateneo bresciano un busto in gesso e altro in marmo: presenza che ha riscontro nei "Commentari" della secolare Istituzione di via Tosio. Nei seguenti anni Ottanta Gusmeri è a Roma per frequentare l'Istituto di B.A.; brevemente lo si dice presente anche a Venezia.
Nella capitale opera al suo fianco il fratello Vincenzo, alla cui scheda si rinvia. Frattanto partecipa a mostre bresciane, del Circolo artistico che lo vide fra i promotori; nel 1893 vi espone gruppi in bronzo di fiori, farfalle, libellule e lucertole di inconsueta vivezza; nel 1898 aderisce alla vasta rassegna di Palazzo Bargnani ordinata "per le feste del Moretto" cui partecipano i maggiori pittori e scultori locali. Causa la malattia che in breve lo ha condotto a morte, ha rinunziato a sogni d'affermazione e, fatto ritorno a Brescia, vi opera assiduamente e significativamente. Fra i suoi ritratti ricordiamo quelli di Carlo Sorelli, Gaetano Facchi, Benedetto Brin, Francesco Glisenti (inaugurato a Carcina nel 1889), della signora Teresa Cicogna (1894).
Il nome di Francesco Gusmeri si lega a quello della famiglia Tempini: per il ritratto eseguito alla signora Tempini, marmo del 1890, sia per il monumento funerario della famiglia, eretto al Vantiniano dove rimane altro sacello ideato dallo sfortunato scultore, quello di Matteo Vigliani (1895). Pel camposanto di Orzinuovi realizza invece il busto del notaio Pavoni.
V'è chi dice Gusmeri maestro al giovane Giovanni Asti (v.) ma la lontananza da Brescia di Gusmeri, la sua malattia e la precoce morte devono aver concesso assai breve tempo all'insegnamento.
Fin dai giorni della venuta a Brescia, lo scultore aveva costruito una piccola casa in via XX Settembre; i suoi resti mortali riposano al Vantiniano.