Brescia 17 gennaio 1943.

Al secolo Antonio Gasparini. Autodidatta, ha affrontato per la prima volta il pubblico nel dicembre 1972. Presentandolo in catalogo, don Renato Laffranchi evidenziava che la pittura di Gaspare nasce come atto d'amore, una intensa ricerca che lo «conduce davanti alle cose e ti fa curioso di individuale il segreto, per leggerne il segno e per raccontarlo divenuto messaggio - ai suoi compagni». Da parte sua il pittore affermava la predilezione per il Medio Evo e il mistico mondo che da esso ancora ci perviene. Già da quella sua prima mostra sembrano individuabili le tematiche via via approfondite con il trascorrere del tempo.  E sono l'interesse alla natura, l'adesione al mondo degli umili, una simbologia metafisica che affonda le radici nella iconografia e nella tradizione cristiana, e ancor più lontano. Pittore errabondo, si sarebbe tentati di definire Gasparini nello scorrere i titoli delle opere realizzate dal 1972 al 1977, anno della sua ultima apparizione in personale. Se nei dipinti sono ricorrenti noti e suggestivi angoli di Brescia e della provincia nostra, si evidenziano in particolare chiese e chiesette: da quella dei Campiani a S. Antonino di Mompiano, da S. Rocco di Cellatica e la Mitria di Caino, al Santuario di Rezzato, al nostro S. Faustino Maggiore. Ed ecco poi i panorami colti a Spello, Armenzano, S. Gimignano, Siena, Firenze, Perugia, Venezia e le isolette, La Spezia, Assisi; non poche località dagli aspetti consonanti ad un animo che predilige la statica espressività trecentesca, l'analisi intima, il raccoglimento.  Motivi ritrovati nei borghi antichi dalle turrite mura, ma anche nell'invitante ombra di portali architettonicamente prezìosi. Quasi un ideale itinerario per riappropriarsi della sacralità: espresso in opere quali 70 Sonno religioso di un pastore (1975), L'albero della vita (1977) per un più consapevole contatto umano testimoniato da scene «corali» come in La sopravvivenza dei deboli, Il giorno dei Morti, Contadini al borgo, Gli zappatori, Ritorno al paese; oppure racchiuso in singole figure «ritratto», erette a emblema di condizione umana.  Nello sfondo, ma parte essenziale della narrazione, il paesaggio: declinanti colli punteggiati di minuscole cascine, da radi o folti alberi a ricreare silente e lontananze atmosfera. Non mancano nella produzione di Gaspare anche le nature morte, spesso condotte nella eco di Maestri francesi.  Opere che hanno figurato in locali mostre personali e collettive.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LAFFRANCHI, «Circolo culturale S. Maria della Vittoria», Brescia, 20 dicembre 1972-7
gennaio 1973.
«La Grotta», Brescia, 6-15 aprile 1974.
«Il Giorno», 16 aprile 1974, La corsa al bene r@fugio. «La Grotta», Brescia, 17 _25 dicembre 1974. «Bresciaoggi», 24 dicembre 1974, La mostra nel vicolo. «La Grotta», Brescia, 27 settembre-5 ottobre 1975.
G.P., Gaspare a Brescia, «Il Nuovo Torrazzo», Crema, 27 settembre 1975. «Il Giorno», 3 ottobre 1975, Pittore contesta gallerie. «La Grotta», Brescia, 20-30 dicembre 1975. «La Nazione», 10 dicembre 1975, Lavora nei campiper conoscere la gente. E.C.S.(alvi),,Wostre d'arte, «Giomale di Brescia», 17 aprile 1976. «Brescia-giovani», a. 1, n. 5 giugno 1976, Un pittore. «La Grotta», Brescia, 16-26 dicembre 1977.

 

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