Bagolino, 19 novembre 1952.
Autodidatta, animato da forte vena creativa educata frequentando i corsi serali della Scuola “Caravaggio” e seguendo i consigli amichevoli di Natale Doneschi, Pierino Fusi affronta pittorica-mente un realismo narrativo caratterizzato dall’esempio degli autori di paesaggio tradizionale bre-sciano, coniugato al suo forte senso di appartenenza alla terra natia e alla comunità valsabbina.
Predilige infatti scorci degli agglomerati rurali della sua zona, le figure delle “ballerine”, le colorate e affascinanti maschere del Carnevale di Bagolino: dipinti tutti realizzati mediante la tecnica ad olio, la materia posata sulla tela con la spatola che gli consente di raggiungere effetti di singolare vibra-zione cromatica. Il colore caldo tratto dalla natura assume gradazioni verdi, ocra alternate a viva-cizzante tocco di rosso o di giallo, soprattutto quando compare la fantasia delle maschere.
Più che le singole figure festeggianti, chiaramente definite, come solitamente fanno Eugenio Busi o Antonio Stagnoli, della nota manifestazione “bagossa” Pierino Fusi rileva il concitato e irruente compenetrarsi del cromatismo invadente l’intero percorso prospettico delle contrade affollate e rav-vivanti un tessuto composto con rapide, insistite pennellate.
Il lavoro svolto, richiedente intensa applicazione, non ha consentito a Pierino Fusi di dedicarsi in-tensamente a manifestazioni artistiche. Ciò non di meno suoi dipinti sono stati proposti dai suoi conterranei estimatori a mostre collettive prodotte in Bagolino, Caffaro e località vicine e contrasse-gnati da positivi commenti.