Nato a Brescia, Giacomo Filippini è cresciuto a stretto contatto con le delizie dell’arte, partendo dal laboratorio del padre, nella storica pasticceria di Brescia e proseguendo nel laboratorio della madre, Giuliana Geronazzo, nota artista bresciana. Un punto di osservazione privilegiato, il suo, tra salotti e atelier, in cui ha potuto conoscere, fin da piccolo, i movimenti culturali e le personalità che hanno costruito la storia dell’arte contemporanea bresciana. E’ proprio nel laVoratorio di Via Quinzano che Giacomo muove i primi passi, costruendo le sue prime opere in vetro. Nel tempo sperimenta diverse tecniche, tra cui le ceramiche e il raku. Infine, il colpo di fulmine: il ferro. Dapprima è il ferro abbinato al vetro. La forza del ferro contrapposto a quanto di più fragile esista in natura affascina Giacomo. L’antitesi è la sintesi di queste opere: l’energia contrapposta alla delicatezza, il metallo che non lascia passare la luce contro la trasparenza cristallina, il nero si oppone ai colori con cui il vetro viene dipinto. Con la maturità Giacomo si accosta sempre più ad un uso esclusivo del ferro, che oggi costituisce la parte più corposa della sua produzione e lo contraddistingue nel panorama artistico contemporaneo.