Montichiari, 1951.

Autodidatta, Germano Filippini ha saputo attingere nell’ambito familiare gli stimoli per orientarsi ad autonoma ricerca pittorica. Che lo ha portato sentimentalmente, prima ancora che formalmente, ad aderire alla tradizione naturalistica lombarda di fine Ottocento, in particolare all’opera di uno dei maggiori interpreti bresciani: Francesco Filippini.
Ha così trasferito nell’arte il fremito di un nostalgico ritorno alla natura e ai ritmi autentici di una vita semplice, contadina, agreste, appartenente al ricordo.
Pertanto nel suo repertorio figurativo non mancano soggetti del genere paesaggistico, montani, di-stese campestri animate da svelte figurette di contadini intenti al lavoro, colti in momenti di pausa, ed ancora contrade sulle quali si affacciano casolari antichi dalle pietrose pareti intepidite dal sole primaverile o intrise dell’algido candore invernale. Dipinti tutti evocanti non solo iconograficamente i capolavori del sommo Filippini.
Attuando una costante, appassionata applicazione alle tecniche dell’olio e del pastello, l’artista monteclarense ha sviluppato la sua capacità di espressione e mediante tocco che sa di impressioni-smo riesce a rendere protagonista del dipinto non solo i soggetti naturali, ma anche la luce che in-tride superfici cromatiche, evidenziando ogni più lieve vibrazione tonale.
Appartengono alla produzione di Germano Filippini pure vari ritratti nei quali è ravvisabile la ricerca di una verità fisionomica che non attenua la resa introspettiva.
Presente a varie mostre collettive, noti concorsi provinciali e regionali, l’artista ha prodotte pure delle personali, l’ultima delle quali dal 29 ottobre al 30 novembre 2005 nella Galleria “La Loggetta” di Villanuova sul Clisi, depositaria permanente dei suoi dipinti.
BIBLIOGRAFIA
G. GALLI, Sentimento, luce, colore, “STILE Arte” n. 92, ottobre 2005.
Ulteriori note riguardanti Germano Filippini sono in “STILE Arte” n. 49, giugno 2001; n. 51, settembre 2001; n. 52, ottobre 2001; n. 53, novembre 2001.
 
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