Brescia, 9 maggio 1941.

Frequentati i corsi serali della A.A.B. con Aride Corbellini e Valentino Zini (1960 circa), nel clima di quella società ha alimentato la propria passione pittorica fino al 1967. In quegli anni esprimeva una pittura essenziale, dal toni fondi, fatti d’atmosfere vespertine e tristi avvolgenti agglomerati di rusti-che case silenti. La pennellata ampia e pure costruttiva.
Presente a concorsi provinciali, si evidenze in alcuni, come nel desenzanese Premio Ancora d’oro. A Livigno, con noti operatori, presenta ombrelli dipinti con motivi astratti. Ammonticchiati fra le pareti della sala accogliente quadri, quegli ombrelli vanno a ruba.
Con il passare degli anni, esaurite le sperimentazioni, anche tecniche, Faustini accentra l’interesse su tematiche esistenziali: l’atmosfera un tempo gravante e avvolgente i paesaggi, si tramuta in os-sessiva pressione per l’umanità.
I temi si fanno allusivi: come quel “mare” di uova, disteso fino all’orizzonte, in uno del quali, appe-na schiuso, già si scorge un piccolo essere scheletrico. Oppure in una vasta composizione, Libertà, non finita, dove una donna, anelante alla vita, dalla città è fatta cavia.
Nel marzo 1976, alla “Galleria A. Inganni”, Faustini ha allestito la prima e ultima sua mostra perso-nale; interrompendo quindi l’attività pittorica per dedicarsi al disegno, entro l’azienda che conduce.
In occasione di sue apparizioni, Giannetto Valzelli e L. Spiazzi gli hanno dedicato cenni.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore, 1984.
 
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