Brescia, 8 settembre 1912. Vive e opera a Brescia.
Fratello del pittore Oscar, ansioso di apprendere dalla vita l'esperienza giovevole alla sua arte, interrompe gli studi e, ancor giovane, affronta lunghi viaggi attraverso vari stati europei. Per alcuni anni vive a Parigi e visita la Francia; a Parigi e a Marsiglia avvicina la gente duramente provata: dalla violenza, da situazioni drammatiche testimoniate negli appunti tracciati su numerosi taccuini.
Si trasferisce quindi in Belgio, in Svizzera, a Zurigo dove soggiorna lungamente.
È ormai concluso il secondo conflitto mondiale quando fa ritorno a Brescia ove apre studio e assiduamente compone opere in marmo e in terracotta. Il suo nome, quindi, diviene familiare anche a molti bresciani. Partecipa, meritando segnalazioni e premi, a concorsi nazionali indetti per abbellire con opere artistiche edifici pubblici di Parma (1960), Modena (1962), mentre composizioni sacre raggiungono' chiese in Milano, Roma, Como, Brescia e nella Città del Vaticano. Altre sono accolte in collezioni private e pubbliche, fra le quali val citare la Galleria d'arte moderna della nostra città. Dal 1966 sue formelle in terracotta raffiguranti l'Annunciazione, la Crocifissione, la Discesa dello Spirito Santo e la Nascita di Gesù adornano le quattrocentesche mura del Santuario, dedicato alla Vergine, a Monticelli Brusati; sue sono pure le figure inserite nel monumento ai Caduti di Concesio eretto nel grande piazzale Paolo VI e inaugura-to il 27 ottobre 1974. All'inizio di questo anno sue opere figurano alla mostra "Scultura a Brescia" dedicata ai più significativi plastici locali e posta sotto il patrocinio dell' Assessorato alla cultura della Regione Lombardia.
Accanto alle varie collettive, fra le quali citiamo quelle in Bergamo (1965), Milano e Cremona (1969), sono da ricordare le mostre personali bresciane degli anni 1960,61, 63,64,68,69 e 1972 che meglio descrivono l'evolversi creativo di Olves Di Prata. Dapprima impegnato nella ricerca di espressioni "che sembrano volte a un atteggia-mento espressionistico, quando il soggetto soleva chiudersi entro un groviglio di materia", ricorda O. L. Passarella, da quella visione l'artista è andato via via svincolandosi, chiarendo la forma delle sue figure, dei gruppi composti nella eco di classici del passato; le terrecotte, le ceramiche, anche policrome, a tutto tondo o a forte sbalzo, assumono poi impronta più personale nella impostazione meno definita, ma forse più intimamente sentita.
Sono indicative di questo operare Maschera dolente, Composizione di figure, le Pietà fatte conoscere sul finire del 1964.
Affronta poi con sempre più assiduo impegno la pietra, il bronzo con i quali -com'egli stesso chiarisce - intende esternare con coerenza e slancio immagini di vita, presenze attuali ... voci concitate d'ogni giorno.
Le sue figure stilizzate, filiformi a volte, i suoi blocchi non immemori di Henry Moore testimoniano la lancinante inquietudine in cui l'umanità si dibatte. Uno sforzo, emerge, di fissare la drammatica lotta tra forze creatrici e disgregatrici che condiziona tutto il nostro futuro. Ultima personale a noi nota è quella allestita alla "Galleria il Vertice" di Milano (1970).
Da alcuni anni Olves Di Prata sembra aver disertato l'apparente palcoscenico delle gallerie d'arte: un silenzio che sottolinea la sua natura schiva, a causa della quale ancor oggi non è noto come meriterebbe.
 
Olves Di Prata è stato prevalentemente scultore e per questa attività ha acquisito notevole notorietà.
Tuttavia, di lui rimangono pure numerose tele che lo accreditano valente pittore.
La sua è una pittura dai vividi colori evocanti i Fauves o i post-impressionisti: un’ascendenza acqui-sita durante il giovanile soggiorno francese.
Il suo impasto cromatico è denso, il blu, il verde, il giallo sono giocati nelle diverse gradazioni ed “emergono come una forza determinata in meditatissime composizioni che paiono estemporanee e perfino casuali”, ma concepite con meditata precisione.
Tutto deriva da un armonioso accordo fra toni pieni, costruttivi da un disegno marcato e conciso, così che le sue forme racchiudono una contingenza equilibrata, salda, fortemente colorita.
Sono così composti particolari, ravvicinati, di case affiancate a strade solitarie, fabbriche dalle caratteristiche coperture a cupola, emergenti da fondali cupi, notturni, tanto da apparire ruderi dissepolti, riconquistati alla vita. Un aspetto, quello di Olves Di Prata pittore, tutto da scoprire e valorizzare.
 
BIBLIOGRAFIA
G. POLONI (a cura di), “Olves”, Travagliato, Lumini, 1997.
O. DI PRATA, Olves Di Prata, mio fratello, “STILE Arte” n. 64, settembre 2002.
 
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