Brescia, 20 aprile 1932.
Compiuti gli studi liceali in città, si è laureato in Lettere a Milano; insegna in scuole cittadine. Fratello di Carelia (v.). Frequentati i corsi serali della Associazione Artisti bresciani, fin dal 1957 intraprende la partecipazione a premi e mostre collettive provinciali, esordendo poi in città vicine quali Gallarate (1959), Suzzara (1968), Vigevano (1969), Milano (1969), Mantova (1970), Cremona (1971) fino alle più vicine mostre di Bari, Marina di Canai. Al tempo stesso è presente con personali in località della provincia e in Brescia (1963, 1968, 1969, 1972, 1974, 1975, 1979, 1980).
Con alcuni pittori della sua generazione è fra i fautori di un rinnovamento del clima artistico cittadino, sia in seno alla A.A.B., della quale per qualche tempo è stato consigliere, sia operando con il “Gruppo degli otto” che brevemente ha avvicinato le giovani speranze della pittura bresciana, ma scioltosi appena dopo la prima mostra allestita nel 1958.
Anche se non molto frequenti, le sue apparizioni in città sono state caratterizzate da progressivo affinamento della grafia, dalla evidenza sempre più palese della forza immaginativa sottolineati dai riscontri critici. “Favola visiva” è stata definita la sua pittura fatta di “scatti ritmici, con qualche affinità ad una selezionata storia di cartoni animati, ma intesa come una più puntigliosa e fine documentazione ironica di avvenimenti simbolici, esemplificati attraverso grafici indicativi”. Freschi toni, su spazi tersi, di colori acrilici creano pertanto frutto di lucida fantasia. Ma quel frangersi delle immagini “come specchio in frantumi”, non sfiora il gioco, bensì è testimonianza di partecipazione, non retorica ma arguta, che si fa critica alla contemporaneità.
E la partecipazione a fermenti contemporanei è altresì provata da recente “manifesto”, condotto nel filone figurativo, ideato da Giacinto Cargnoni per diffondere monito teso al rispetto altrui, condizione essenziale per la vera pace. Per questo, uno dei frutti della attività grafica (acquaforte-acquatinta) che ha consentito a Cargnoni di raggiungere ambite affermazioni in concorsi americani (S. Francisco, Rockfort, Seattle…); in Barcellona (Premio J. Mirò) e, in Italia, fra gli altri, emergere nella Il Biennale di pittura sul tema “L’Inferno di Dante” a Napoli (1976) nei Premi Mazzacurati (Teramo) e Vanvitelli (Caserta).
In occasione di sue presenze lontane da Brescia ha mosso l’attenzione di L. Bortolon, E. Fezzi, D. Villani, R. Margonari, F. Vincitorio, R. De Grada e altri noti Critici.
Mentre si assottiglia la produzione pittorica, prende sopravvento quella grafica, meglio calcografica, con la quale Cargnoni partecipa alla mostra itinerante di Monza, Brescia, Lecce, Cagliari curata da Glauco Camilese Lèndaro, alla quale segue la composizione di una cartella, in collaborazione, in occasione della rassegna tenuta dalla A.A.B. nel maggio 1981.
Premiato il successivo anno per un’opera dedicata ai Caduti di Piazza della Loggia, dà vita a ulteriore cartella, composta con tre colleghi, illustrante la Valle Sabbia.
La Libreria Queriniana nel 1983 ospita mostra personale, seguita dalla partecipazione alla rassegna di grafica al Centro “F. Turati” di Balzamo (1995).
Può dirsi che ogni anno Giacinto Cargnoni sia presente sulla scena delle esposizioni: a Dublino e Petrosino nel 1987, a Pescara (1988), Dublino ancora (1990), Brescia (1992), New York (1993), Vicenza e Zurigo (1995), Verolanuova (1996), Casarsa del Friuli, Soncino, Rende (1997), Acqui Terme (1999).
Con le ricorrenti partecipazioni alle iniziative intraprese in Noboli di Sarezzo e manifeste nella chiesa di S. Bernardino negli anni 1986, 1991, 1993 si segnalano altre varie cartelle realizzate in collaborazione e poi le mostre personali susseguitesi dal 1989 a Belem (Brasile), a Brescia (Libreria Einaudi, 1995), nel Palazzo civico di Sirmione (1996), nel Centro culturale di Gavardo (1998) fino all’ampia antologica tenuta dall’AAB dal 6 al 24 febbraio 1999 a cura di Mauro Corradini. Premessa ad altre allestite nella sala dei Santi Giacomo e Filippo in città e varie località provinciali.
E’ da tempo giunta a maturazione l’espressività di Giacinto Cargnoni, la visione che egli dà del mondo e dell’esistere. Ben ha osservato Corradini rilevando che “viene massimamente emergendo… il senso di uno stupore inquieto nei confronti della realtà. Cargnoni pone in campo la complessità della sua visione, quel singolare equilibrio tra realtà e fantasia che par caratterizzare tutta la sua più che ventennale produzione”. Giudizio valido anche per quella odierna.
BIBLIOGRAFIA
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