Atripalda (AV), 1954. 

La professione del padre ha condotto Rudi Bagozzi a soggiornare in diverse località, fino a che si è stabilito a Brescia. Per due anni a Bologna ha studiato, presso il DAMS, Lettere e Filosofia, frequentando al tempo stesso corsi teorici d’arte e spettacolo.

Giunto nella nostra città a mezzo degli anni Settanta ha intrapreso ricerca autonoma nel campo plastico, proponendo le sue sculture a rassegne provinciali, in quelle cittadine presso la “Bottega della Stampa” e l’Associazione Artisti Bresciani. Erano opere indicative di una condizione angosciosa, di dipendenza dell’uomo e della sua deformazione spirituale. Una umanità che nelle membra alterate ha il sigillo di atroce devastazione interiore.

Alfine si è rivelato pittore, una tecnica che già in passato, unitamente alla fotografia, lo aveva impegnato, ma episodicamente. Dagli anni Novanta l’impegno pittorico par essere divenuto pressoché esclusivo e anche le sedi espositive non sono quelle consuete, ma motivate dalla ricerca di una molteplicità di osservatori, come possono essere quelli frequentanti lo Chalet in Castello, dove le sue opere sono state riunite nel febbraio - marzo 1993. Opere che “puntavano a definire una simbolica identità dell’uomo comune contemporaneo tra retaggi di una vita in sintonia con i ritmi della vita urbana”, e oscillanti nelle forme da una figuratività organica e surrealismo esasperatamente realista. Presente comunque un giudizio tagliente e beffardo sulla disumanizzazione della vita.

Delle successive esposizioni di Rudi Bagozzi si possono segnalare quelle tenute nella sede di “Gaeti Mobili” di Desenzano (novembre 1993) e nella Galleria civica di Rodendo Saiano nel 1998 con prevalenti opere pittoriche (tempere, malti) animate dalla medesima concettualità che aveva mosso l’autore plastico, segnalatosi come uno fra i giovani artisti emergenti.

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